Recensione Hunt: Showdown – Il vero brivido della caccia

Siamo ormai nella fase avanzata di quella che è stata una contagiosa “febbre del battle royale”, un movimento che ha inciso pesantemente sui generi videoludici più popolari degli ultimi anni. Al momento farne uscire uno può quasi essere considerato un atto di coraggio, visto che il mercato rischia seriamente di saturarsi. Crytek però non aveva ancora partecipato alle danze, ma decide di farlo ora con una piccola bomba dall’impatto mediatico fin troppo lieve rispetto al suo potenziale. Sto parlando di Hunt: Showdown, titolo battle royale a tema western horror disponibile per PlayStation 4, Xbox One e PC. Io ho avuto il piacere di provare quest’ultima versione sulla piattaforma di Steam. Il titolo non si sofferma su alcun tipo di contestualizzazione del mondo: appena avviato ci scaraventa nella prima partita (l’unica offline, molto guidata) che serve per farci prendere dimestichezza con le meccaniche. Da qui in poi sta a noi affinare i sensi e portare a casa il maggior numero di prede possibili.

La caccia necessita dei giusti accorgimenti

RIORGANIZZARE IL PERSONAGGIO...

La fase preparatoria di Hunt: Showdown è gestibile attraverso un insieme di schede che ci permetteranno di accedere a varie funzioni. In primis quelle riguardanti il nostro personaggio: potremo equipaggiarlo con le armi raccolte nelle partite precedenti o sbloccate grazie all’esperienza accumulata; esse avranno anche alcune varianti, come balestre che sparano dardi esplosivi o fucili con la lama di un’ascia al posto della baionetta. Ognuna di esse ha caratteristiche differenti e dettagliate, permettendoci in questo modo di preparare il nostro cacciatore con gli strumenti più affini ai nostri gusti. Purtroppo alcune armi, le più intriganti esteticamente, sono sbloccabili solo tramite soldi reali e questo non è mai un bene in un gioco competitivo online; esse non rompono l’equilibrio di gioco, ma è comunque fastidioso come approccio. Oltre alle armi sono presenti anche tanti altri accessori, come borse di pronto soccorso, torce elettriche e razzi di segnalazione. L’altro aspetto di personalizzazione del nostro alter ego digitale è la scelta dei tratti. Il personaggio riceve esperienza nel corso delle missioni e può quindi impiegarla per sbloccare capacità utili a migliorarlo; esse possono garantire una maggiore velocità di corsa, la capacità di mantenere una mira più salda o tanto altro ancora. Questi elementi vanno però gestiti con molta cura: morire in missione equivale a perdere definitivamente il personaggio, con tutti i suoi potenziamenti. Questo sistema è abbastanza duro e punitivo, ma altrettanto divertente. Personalmente non ho mai sentito la frustrazione per la perdita di un personaggio (dopotutto l’avanzamento non è lento e si recupera in fretta) e ho adorato le opzioni di personalizzazione che offre Hunt: Showdown. Tra una partita e l’altra avremo quindi anche la possibilità di arruolare nuovi cacciatori, per sopperire alle premature dipartite; uno di essi è sempre gratuito, in modo da non penalizzare troppo chi tende a morire frequentemente.

...E I PARAMETRI DEL PROSSIMO MATCH

La fase preparatoria prevede anche altre possibilità molto interessanti. Oltre a poter acquistare armi per le battute di caccia, è anche presente un registro con la descrizione accurata di ognuna di esse, ricco di interessanti curiosità. Un altro codex risulta anche più utile; un dettagliato bestiario ci presenta ogni singolo nemico incontrato e, in base a quante volte lo abbiamo sconfitto, ci rivela informazioni aggiuntive (anche utili per il loro futuro abbattimento). Per procedere dobbiamo poi scegliere la modalità di gioco, basandoci anche sulle missioni giornaliere che ci garantiranno alcune utili ricompense. A dire il vero al momento la varietà è davvero poca: ci possono essere missioni con una sola preda da cacciare o con due prede; attualmente esse sono in totale tre e la mappa di gioco è sempre la stessa (seppur di notevoli dimensioni). Potremo scegliere se giocare da soli o in team fino a tre persone. Le possibilità finiscono qua ma spero che in futuro vengano ampliate. In ogni caso risulta comunque ampiamente preferibile giocare con amici, quando possibile; se non altro si è sicuri di poter comunicare ed elaborare strategie efficaci. Il matchmaking però non è certo l’aspetto migliore di Hunt: Showdown. Trovare un compagno di squadra casuale è semplice, ma all’inizio sarà difficile trovare utenti disposti a giocare con un novizio. Questo è dovuto al fatto che non ci sono limitazioni in base al livello, il che non è gran scelta, a mio avviso. D’altro canto l’utenza attiva non è ancora a livello di titoli come Apex Legends o Fortnite, quindi al momento potrebbe allungare ulteriormente i già considerevoli tempi d’attesa per entrare in partita.

Non si sa mai se si è una preda o un predatore

VAGARE NELL'ORRORE...

Quando anche questo scoglio è superato, finalmente si può apprezzare il gameplay e inizia il vero divertimento. Veniamo subito catapultati sulla mappa, in dei punti di spawn prefissati. Qua potremo esplorare liberamente le zone che preferiamo, in quanto il loot ha un impatto minore rispetto ad altri battle royale; in giro troveremo infatti principalmente munizioni e cure, utili solo dopo i primi scontri. In compenso sono presenti tantissimi oggetti interagibili che ci rendono subito un tutt’uno con le aree che visitiamo. Porte attivate da interruttori meccanici, generatori da avviare, luci da accendere, spegnere o spostare, grammofoni da attivare per creare diversivi… Le possibilità sono molteplici; anche delle semplici catene o lattine appese diventano rilevanti in Hunt: Showdown, poichè attirano facilmente l’attenzione di chi si trova nelle vicinanze. Per puntare alla vittoria dovremo usare una “vista oscura” che ci rivelerà dove cercare degli indizi. Ognuno di essi restringe il campo di ricerca attorno alla tana della preda e dopo averne trovati tre ne conosceremo l’ubicazione precisa. Nel frattempo dovremo però fare i conti con gli altri giocatori e con i nemici ambientali. Anche questi ultimi sono creature dell’orrore, dai semplici zombi a delle megere infestate da insetti. Questi imprevisti possono anche essere aggirati abbastanza facilmente, ma in caso di scontro con altri giocatori potrebbero diventare un fattore determinante (vista anche la quantità limitata di munizioni). Se fossimo in difficoltà potremo sempre decidere di recarci in determinati luoghi e fuggire dalla missione; in questo modo non potremo ovviamente aggiudicarci la taglia, ma non perderemo nemmeno il cacciatore. Se invece dovessimo riuscire a trovare ed abbattere la preda, dovremo compiere un rituale d’esilio e recarci poi negli stessi punti di estrazione prima che gli altri giocatori ci intercettino, ma questa volta saremo visibili sulla mappa.

...E AFFRONTARLO A MUSO DURO

Il ritmo di gioco sa alternare momenti di silenziosa esplorazione (che accrescono la tensione da horror) a momenti concitati di combattimento adrenalinico. Entrambi gli aspetti sono divertenti e il loro equilibrio sa intrattenere egregiamente. Hunt: Showdown in questo frangente si classifica come sparatutto in prima persona, senza troppi fronzoli. Lo shooting è pulito e spesso lapidario: bastano infatti un paio di colpi per abbattere un giocatore avversario o un nemico semplice. Se si gioca in team, ogni giocatore può essere rianimato due sole volte prima della morte definitiva e anche questo gioca a favore di un clima di perenne tensione. Ogni mossa conta e, se si sbaglia, si paga. Un discorso diverso va invece fatto per le prede; esse sono ben più resistenti e spesso richiedono una strategia più elaborata dello scaricarci contro interi caricatori. Oltre ai semplici danni delle armi bianche e delle armi da fuoco, dovremo infatti fare i conti con tre status alterati: sanguinamento, in fiamme e avvelenamento. Essi riescono ad aggiungere profondità al gunplay e spingono anche all’utilizzo di tattiche specifiche in base all’avversario. Non sono purtroppo presenti danni strutturali a creature o edifici, nonostante a mio avviso avrebbero potuto dare una marcia in più a qualcosa che già funziona benone così com’è.

Tutto funziona con le giuste fondamenta

Questo ottimo feeling nei combattimenti è garantito da un solido comparto tecnico. I bug sono davvero pochi e ininfluenti, al masismo ho riscontrato qualche sfarfallamento nei menù. Per il resto la grafica è ottima per il genere e rende al meglio le atmosfere. Fattorie abbandonate, lugubri paludi, campi sterminati, fitte foreste… Ogni zona ha un ottimo impatto visivo, scalabile in base alle prestazioni del proprio PC (per chi utilizza questa versione di Hunt: Showdown, ovvimanete). Le opzioni permettono anche di personalizzare in maniera dettagliata i comandi, l’HUD e tanti altri elementi del gioco che hanno un reale impatto sui match. Sicuramente consiglio di tenere alto il volume degli effetti sonori (che rendono ancora meglio in cuffia), poichè sono incredibilmente immersivi e allo stesso tempo utili per il gameplay. Provate ad aggirarvi da soli nel piano seminterrato di una fattoria abbandonata e improvvisamente sentire una catena iniziare a oscillare… Vi si gelerà il sangue, sapendo che questi effetti non sono mai casuali ma sempre una conseguenza meccanica di un’azione di qualcuno… O di qualcosa. La colonna sonora invece è abbastanza anonima, ma questo non è un problema considerando il genere.

In conclusione…

Hunt: Showdown è un titolo che ha saputo reinterpretare magistralmente il genere del battle royale, dandogli sfumature mai viste prima. Per certi versi sembra una lontana evoluzione di Evolve, rispetto al quale dimostra miglioramenti sotto ogni fronte. Questo parere però rimane pur sempre soggettivo, poichè il miglior battle royale non può esistere in senso assoluto. La cura tecnica è innegabile, ma anche altri titoli possono vantarla. Detto questo, grazie alla sua incredibile atmosfera rimane comunque quello che più mi invoglia a continuare a giocarlo, in attesa di aggiornamenti e aggiunte. Il prezzo è di conseguenza adeguato al prodotto offerto (e lo sarebbe ancora di più in totale assenza di microtransazioni). Al momento soffre ancora di alcuni errori di localizzazione in italiano, ma sono pressochè ininfluenti. Il gameplay vero e proprio non necessita di parole, ma di silenzio, nervi tesi e dita pronte sul grilletto.

Verdetto
8 / 10
Trema. Indaga. Caccia. Ripeti.
Commento
Hunt: Showdown è un interessantissimo battle royale a tema western horror creato da Crytek. Il suo punto di forza principale è l'atmosfera, decisamente ben riuscita e in grado di farsi apprezzare sia per le fasi di esplorazione (che generano tensione e inquietudine) sia per quelle di combattimento (che aiutano a scaricare i nervi). Il processo di crescita dei personaggi è anche molto intrigante nonostante preveda la morte permanente degli stessi. Quelli che sopravvivono possono essere potenziati sia come equipaggiamento che come tratti. Il comparto tecnico è solido e soddisfacente e si distingue grazie ad una grafica affascinante, a degli effetti sonori vari e fusi alla perfezione con il gameplay e a delle impostazioni estremamente varie e in grado di appagare le preferenze del giocatore. I punti deboli al momento sono rappresentati dalla scarsa varietà di mappe, modalità e nemici, dai problemi legati ad un matchmaking un po' grezzo e da alcuni bug e problemi di localizzazione che non dovrebbero essere difficili da correggere in tempi brevi. In ogni caso questo titolo merita di essere provato, la qualità che propone non si vede tutti i giorni.
Pro e Contro
Atmosfera horror ben riuscita
Ottima crescita dei personaggi
Comparto tecnico validissimo

x Al momento poca varietà
x Matchmaking mediocre
x Alcune armi a pagamento

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