Quello dei sequel, specie in ambito videoludico, è un argomento molto delicato: saper trovare il giusto equilibrio tra un inserimento di novità date da giustificare un capitolo 2 ed il riuscire comunque a dare un senso di continuità tra il “vecchio” prodotto ed il nuovo non è assolutamente banale, ed il rischio di finire in zona “more of the same” è presente quanto quello di stravolgere troppo il tutto. A tre anni dall’ottimo
Hotline Miami, Dennaton Games sarà riuscita con
Hotline Miami 2: Wrong Number ad evitare queste due trappole?
Versione testata: PSN
Stato interessante
La narrazione è ancora criptica: questa volta si va (quasi) in ordine cronologico, ma si impersonano più personaggi
Se dal punto di vista narrativo il primo Hotline Miami era criptico ed ingarbugliato, con Wrong Number gli sviluppatori hanno giocato al rialzo: questa volta gli eventi seguono in massima parte un ordine cronologico, ma
invece di impersonare un solo protagonista il giocatore questa volta smette ed indossa panni diversi a più riprese. Jacket, protagonista dello scorso capitolo, lascia il palcoscenico quindi a più personaggi, ognuno caratterizzato da abilità diverse. Oltre ai Fans, un gruppo di emuli di Jacket che a livello di gameplay ripropone il sistema delle maschere già visto nel primo capitolo, tra i personaggi utilizzabili figurano lo scrittore Evan (
incapace di utilizzare armi da fuoco e di eseguire attacchi mortali per i nemici se non le esecuzioni quando sono a terra, ma capace di “sbroccare” e cedere alla violenza dopo averne eseguito un certo numero), il Soldato (
che può alternare un’arma da fuoco con un coltello) e l’Accolito, in originale “The Henchman”, un gangster russo dotato di una Uzi silenziata.
Darci giù con la mazza
I nuovi personaggi introducono abilità inedite, ma in generale c’è meno libertà di scelta rispetto al primo capitolo
La scelta di seguire un approccio più corale quindi si riflette anche sul gameplay di Wrong Number, permettendo da una parte di inserire alcune novità a livello di formula ludica (una delle maschere ad esempio permette di controllare una coppia di personaggi, uno dotato di un’arma da fuoco e l’altro armato con una motosega) m
a dall’altra “obbligando” il giocatore ad utilizzare un dato personaggio in ognuna delle scene in cui il gioco è suddiviso, laddove invece il primo capitolo lasciava più libertà permettendo a Jacket di scegliere di volta in volta la maschera più adatta. Fanno eccezione gli spezzoni di gioco in cui si articola la trama legata ai Fans, dove si può scegliere come nel primo capitolo la maschera da utilizzare, anche se da un assortimento decisamente meno nutrito rispetto a quello del primo Hotline Miami. Al netto di queste differenze, a livello di meccaniche di base Wrong Number ripropone abbastanza fedelmente quelle del capostipite della serie: ancora una volta ci si trova a far strage di nemici piano per piano, utilizzando un arsenale che spazia dalle già citate armi da fuoco (pistole, Uzi e fucili a pompa) fino a quelle corpo a corpo, con mazze, piedi di porco e catene. Le armi possono essere anche in questo sequel lanciate all’indirizzo del nemico di turno, stordendolo e facendolo finire a terra pronto per una cruenta esecuzione. Le novità insomma (sempre con l’eccezione della minor libertà di scelta sul fronte abilità del personaggio) sono praticamente tutte ascrivibili al level design, che propone aree mediamente più grandi (aumentando quindi l’importanza “tattica” della telecamera e del lock on) e ambientazioni inedite, spostando una parte dell’azione in location all’aperto invece che limitarsi ai soli interni di edificio. Level design che però impatta giocoforza anche su quella che è la difficoltà del titolo: mediamente il livello di sfida è buono e ben congegnato, ereditando di nuovo le caratteristiche del primo capitolo della serie, con però l’eccezione di alcuni spezzoni dell’esperienza che (complici sia la maggior “superficie totale” della mappa, che quindi ha più zone che rimangono nascoste dall’inquadratura, che le già citate restrizioni dal punto di vista della scelta del personaggio)
si presentano decisamente più ostici all’improvviso, riuscendo a bloccare per un buon numero di tentativi il giocatore.
Aspetto techno
Ottimo il colpo d’occhio e la colonna sonora. Qualche bug di troppo sotto il profilo tecnico
Anche il registro visivo di Wrong Number riprende lo stile del primo Hotline Miami, presentandosi all’occhio con uno stile volutamente vintage, realizzato con la pixel art dalle tinte acide già vista nel primo capitolo. La fluidità, complice anche questa scelta sicuramente non esosa a livello di risorse richieste, è generalmente ottima, permettendo di fruire dell’esperienza in modo relativamente tranquillo (
eccettuati tutti i ragionamenti fatti a proposito della curva di difficoltà).
Proprio in virtù di questo spiace segnalare la presenza di alcuni bug e, in generale, della sensazione di scarsa rifinitura che sovente si avverte giocando: capita di vedere nemici incastrarsi nelle porte oppure passare attraverso le mura (destino che condividono con le armi che vengono lanciate dal giocatore), oppure ancora di riuscire a “fregare” il gioco all’inizio del livello, aprendo la porta d’ingresso ma arretrando prima di entrare, con il risultato di potersi muovere fuori dal perimetro ed eliminare i nemici sul piano in modo più agevole. Si tratta, è vero, di difetti minori e non tali da sconsigliare l’acquisto del prodotto, ma sicuramente fanno un po’ rimpiangere quanto visto tre anni fa dove l’unico problema era un sistema di collisioni un po’ impreciso. Per chiudere non si può non spendere qualche parola sulla colonna sonora del titolo, anche questa volta più che all’altezza della situazione e capace di calare chi gioca nelle atmosfere del gioco, oltre ad entrare in testa grazie alle martellanti (e, come per il primo Hotline Miami) ripetitive sonorità techno.
Verdetto
8 / 10
Spiacente, ha sbagliato numero
Commento
Pro e Contro
✓ Divertente ed impegnativo
✓ Ottima colonna sonora
x Meno libertà di scelta rispetto al primo capitolo
x Qualche bug di troppo
#LiveTheRebellion