Recensione Homeworld Remastered Collection

Alla vigilia del nuovo millennio, come succedeva anche in altri aspetti dell’intrattenimento di massa, anche THQ e il team Relic si preparavano ad esplorare nuovi orizzonti oltre i confini del pianeta. All’epoca, questi sforzi si tradussero in uno degli ultimi capolavori videoludici degli anni’90, dedicato ai fan degli strategici: Homeworld, un’appassionante space opera non lontana dalla drammaticità narrativa di Battlestar Galactica.
Osannato dai fan, e onorato con un’espansione (Cataclysm) e un sequel datato 2003, Homeworld è a tutt’ora considerato uno dei pionieri degli strategici in 3d, sposando alla perfezione la nuova dimensione di movimento con la libertà data dallo spazio profondo.

Ora, a 16 anni di distanza dall’originale, Gearbox subentra alla defunta THQ, e dona nuova vita alla serie con la Homeworld Remastered Collection, un glorioso remake HD che combina atmosfere classiche e grafica recente.

Forti di un’attenzione al dettaglio più che evidente, siamo nuovamente chiamati a esplorare, combattere e sopravvivere nelle profondità siderali. Lo scopo è ancora una volta uno solo: tornare a casa.

Hiigara

Ora come allora, uno dei punti di forza della serie Homeworld è la sua trama, raccontata tramite l’uso di sequenze disegnate e brevi cutscene ingame, accompagnate da una piacevolissima colonna sonora atmosferica.

Dopo millenni di sopravvivenza sull’arido pianeta Kharak, ai margini della galassia, l’avanzata razza umanoide Kushan scopre un’antichissima astronave sepolta. Al suo interno, una stele rivela le coordinate per un pianeta, identificato da un’unica parola, così antica da essere comune ai vari clan in lotta per le risorse: Hiigara, casa. La scoperta riunisce i clan in uno scopo comune: costruire una flotta stellare e raggiungere Hiigara. Tale impresa è resa possibile dal sacrificio di una brillante scienziata, Karan S’Jet, fusa con l’IA centrale della nave madre, diventando il computer pensante che guida l’intera flotta. Il primo test di viaggio, tuttavia, si conclude con il ritorno della flotta ad un Kharak distrutto da un bombardamento, e la scoperta di un ignoto nemico che minaccia di annientare completamente i Kushan. La nave madre e i pochi superstiti, da esploratori verso un misterioso passato, diventano anche l’unica speranza per il futuro della fazione.

Tra nebulose venefiche, culture perdute, pirati e mercanti spaziali, prende così il via la ricerca di una nuova patria, che porterà i giocatori a vivere in prima persona il drammatico e a tratti epico viaggio dei Kushan verso casa.

Una galassia in 4K

Homeworld è uno dei rari titoli che regge bene la prova del tempo, complice il fatto di essere stato, a suo tempo, un titolo particolarmente innovativo. Tuttavia, con il rapido avanzare della qualità grafica, molti aspetti visivi dell’originale risaltano come una nota stonata. Fortunatamente, il team di Gearbox ha effettuato un lavoro eccellente nella Remastered Collection, sfruttando come base il motore grafico del più recente Homeworld 2, e potenziandolo con luci dinamiche e texture in alta definizione, che supportano nativamente risoluzioni ultra HD.

Il risultato è un’esperienza di gioco infintamente più soddisfacente, in grado di lasciare i fan storici senza

l’esperienza visiva finale lascia senza fiato

fiato: i dettagli sui motori delle corvette di salvataggio, i cannoni animati delle navi da guerra, e l’effetto bruciatura dei motori di caccia e raccoglitori spingeranno più di un giocatore a mettere in pausa il gioco durante un’azione d’attacco, al solo scopo di godersi la spettacolare vista. Complice anche la maestosità degli ambienti, Homeworld Remastered Collection garantisce di accontentare anche i fan più esigenti del genere Space Opera.

hwrm_06

Tuttavia, il titolo non è esente da piccole smagliature qua e la, che seppur non pregiudichino affatto la resa finale, potrebbero saltare all’occhio nelle prime fasi di gioco. Una fra tutte, è il leggero lag di adattamento delle ombre dinamiche, che specie nei veicoli più piccoli, risulta in alcuni piccoli scatti delle ombre sui modelli tridimensionali in movimento. Fortunatamente, oltre a farci rapidamente l’abitudine, spesso e volentieri non avremo tempo di accorgerci del problema, impegnati nel micromanagement degli scontri durante le pause, per poi goderci l’operato in campo largo.

La Remastered Collection, inoltre, presenta la possibilità di giocare i titoli nella loro veste originale, con le relative meccaniche di gioco, pur limitando gli scontri in multiplayer alle sole versioni HD.

Battlestar Gearboxica

Come già accennato, la Remastered introduce alcune modifiche particolarmente apprezzate e necessarie ad entrambi i titoli, che non si limitano solo all’ambito grafico, ma spaziano anche sul piano del gameplay.

Una delle frustrazioni principali dell’originale Homeworld, ad esempio, era data dal dover tenere d’occhio il

ALCUNE MODIFICHE MITIGANO LA GIA’ alta DIFFICOLTA’ DEL GIOCO

carburante dei singoli caccia e delle navette minori, rendendo imprescindibile l’uso di corvette d’appoggio e navi mediche per il rifornimento durante spostamenti più lunghi. Nel 2003, all’uscita del secondo Homeworld, questa componente venne completamente rimossa, e tale cambiamento permane in entrambe le versioni remastered. Se da una parte questo toglie realismo e parte del divertimento strategico, un aspetto in meno da gestire rende più fluido il gioco, mitigando la già elevata difficoltà.

Altra importante miglioria è la raccolta automatica delle risorse rimanenti in uno scenario al momento del salto nell’iperspazio (che marca la fine della missione): l’implicazione principale è che l’intero gioco risulta più scorrevole, senza la necessità di dover trascorrere attivamente una buona mezz’ora aggiuntiva su ogni mappa non ancora ripulita.

Purtroppo, se alcuni cambiamenti sono apprezzati, altri incidono negativamente sul gameplay, e in primis una ridotta efficacia delle formazioni: nell’originale, cambiare formazione d’attacco ad un gruppo di navette, consentiva un rapido e immediato incremento o diminuzione dell’efficenza, oltre a garantire una spettacolare coreografia nei passaggi aerei. La Remastered, invece, punta maggiormente al realismo in questo aspetto, rendendo più caotiche le formazioni e diminuendone la resa d’attacco e difesa. Fortunatamente, il risultato finale non sbilancia eccessivamente la difficoltà, e richiede ai vecchi fan poco più di un paio di missioni per abituarsi.

homeworld remastered

Adagio

A parte il comparto grafico, e piccole modifiche al gameplay, tuttavia, buona parte del materiale originale è stato lasciato inalterato da Gearbox, in una politica di restauro di fino così stringente da mantenere anche alcuni insensati bug dei titoli classici. Un esempio su tutti, nella terza missione (“Il Ritorno a Kharak”), appropriarsi di due incrociatori nemici o salvare tutte le piattaforme di criostasi impedisce l’avanzata alla missione successiva. Niente di completamente gamebreaking, fortunatamente, e più che frustrazione, un paradosso del genere strappa quasi una risata nostalgica ai giocatori di vecchia data.

Completamente diverso, invece, è l’approccio al comparto audio. Con l’eccezione del doppiaggio originale, che già all’epoca era qualitativamente alto (la voce monotona eppure emotivamente umana di Kharan/Fleet Command,

IL DOPPIAGGIO, A DISTANZA DI ANNI, E’ ANCORA DI QUALITA’

a distanza di anni, è ancora un esempio da manuale di doppiaggio d’eccellenza), i brani e gli effetti sonori proposti sono stati remixati e ripuliti. La qualità audio finale, come il resto del lavoro svolto negli altri reparti, potrebbe probabilmente essere una linea guida su come dovrebbero essere realizzati dei porting in alta definizione di titoli classici. Pezzi drammatici come l’Adagio per Archi di Barber, divenuto col tempo quasi un simbolo del gioco, ne escono ancora a testa alta, mentre il remix degli effetti audio contribuisce alla resa delle atmosfere sconfinate dello spazio profondo, pur lasciando un senso di vitalità e di focus sull’azione che cattura il giocatore.

L’unica pecca, purtroppo, è data dall’assenza dell’iconica The Ladder, pezzo prog-rock in perfetto stile fine millennio che accompagnava i giocatori al momento del ritorno su Hiigara alla fine del primo Homeworld, tagliata dalla remastered a causa di conflitti di copyright.

Verdetto
9.5 / 10
Il metro di misura di ogni conversione HD
Commento
Se questi ultimi anni ci hanno regalato diversi tuffi nel passato con collection e conversioni HD più o meno riuscite, il lavoro di Gearbox si piazza di forza nel primo gruppo. Tutti gli aspetti della conversione finale sono curati minuziosamente, pur rispettando in maniera quasi reverenziale il materiale originale: dalle texture in alta definizione alle meccaniche di gioco snellite e rese più fluide, l'intera Homeworld Remastered Collection rende onore a quel ricordo nostalgico che hanno i giocatori che, sedici anni fa, si affacciarono sull'universo creato da Relic. Complice il già alto livello d'innovazione dei titoli classici, il risultato della Collection è un prodotto che non risente minimamente del tempo trascorso, e anzi ne esce addirittura migliorato, pronto per essere servito ad una nuova generazione di giocatori come persino buona parte dei titoli originali attuali non riesce a fare. Sicuramente apprezzabile dai fan del genere Space Opera (e in particolar modo dagli appassionati di Battlestar Galactica, alla cui serie classica, il titolo di Relic strizza più volte l'occhio), la Homeworld Remastered Collection è semplicemente l'esempio perfetto di tutto ciò a cui una conversione in alta definizione dovrebbe puntare.
Pro e Contro
Texture e luci dinamiche con supporto 4K
Modifiche al gameplay, più scorrevole dell'originale
Trama ancora convincente dopo sedici anni

x Alcuni bug mantenuti dall'originale
x Multiplayer (in beta) limitato alle sole versioni HD

#LiveTheRebellion