Recensione Guilty Gear -Strive- Recensione

Vorrei iniziare questa recensione di Guilty Gear -Strive- con una piccola premessa. Chi sta scrivendo non è un veterano della serie, od un grande giocatore di picchiaduro in generale. Ho sempre giocato a fighting game scrausi prodotti da Bamco, tratti di solito da anime shonen famosissimi. Il mio livello di skill di gioco si può quindi facilmente intuire.

Solo recentemente mi ero approcciato a questa saga, con Guilty Gear Xrd -Rev 2-, attirato soprattutto dal tipico stile artistico di Arc System Works. Giocandoci soprattutto per l’online, avevo notato quanto fosse davvero hardcore, con poco spazio per una persona alle prime armi.  “Great game, but I’m garbage at it.” Se ne dovessi fare una recensione veloce.

Con Strive il team invece si è detto aperto a voler accogliere tutti i tipi di giocatori, venendo incontro ai vari newcomers, cercando però di non scontentare anche i veterani della serie. Vediamo in questa recensione se effettivamente Arc System è riuscita nella sua impresa.

Out of the Box

Al primo avvio parte, irrimediabilmente, anche il tutorial. Devo dire che è abbastanza scarno, con giusto una veloce introduzione ai comandi base, che a poco vi serviranno per sopravvivere negli scontri online.
Questa cosa però non pesa molto. Nel Dojo del gioco stesso infatti, oltre all’immancabile modalità Allenamento, è presente anche quella delle Missioni.

La modalità perfetta per chi, come me, poco bazzica nell’ambiente di GG. Le missioni si suddividono in cinque diversi rank di difficoltà crescente, spaziando da cose molto semplici e basilari nelle meccaniche, fino a cose molto più complesse come l’Hit confirming od il famoso Roman Cancel. Imparare per bene queste meccaniche -se siete neofiti come il sottoscritto- potrà anche impegnarvi per ore, ma fidatevi, quando vi ritroverete sul campo e riuscirete ad eseguirle correttamente ne varrà la pena.

The smell of the game

Già dalle missioni si può comunque notare il cambiamento che Strive ha apportato alla serie. Arc System non è nuova e questo genere di rivoluzioni. Già era successo a Dragon Ball FighterZ, con le varie autocombo o dash per avvicinarsi velocemente al nemico.

Su Strive troviamo quindi un gameplay completamente differente al predecessore, e forse è proprio questo il suo punto di forza. Dite addio ai listoni di mosse come su Tekken, qui i personaggi ne hanno molti meno da memorizzare.

Meno però non significa peggio, poiché il gioco ha un’incredibile profondità. La vera sfida sarà quindi usare tutte le meccaniche a disposizione al meglio, padroneggiando anche quelle più complicate.

Parlando quindi di gameplay differente, nei vari match che ho sostenuto, ho notato che c’è molta più attenzione ai colpi che si danno. Questo è dato dal fatto che non è possibile concatenare -o quasi, a seconda di vari attacchi dei personaggi- colpi leggeri e trasformarli in combo.

Una mossa counter eseguita contro un nemico
È davvero difficile rimanere bloccati in una di esse non potendo far niente, aspettando che l’avversario finisca mentre stringete il pad in mano. Questa cosa è perfetta, soprattutto per le persone inette come me, poiché lascia davvero pochi se non zero momenti morti ad entrambi i giocatori.

Ovviamente, combo più corte significano anche colpi molto più forti. Non saranno rari i momenti in cui vi vedrete calare la salute così velocemente che non riuscirete nemmeno ad elaborare il perché, cosa scoperta sulla mia pelle soprattutto nella modalità Arcade.

Personalmente ho adorato questa scelta, poiché rende molto più importante il posizionamento, il bloccare i colpi e il movimento in generale. Sembra quasi più un mind game dove ogni singolo colpo ha importanza, piuttosto che un mero scontro di riflessi contro persone che ti sanno eseguire combo sempre più lunghe.

(We will) Rock you

Altro tratto indistinguibile di Guilty Gear -Strive- è sicuramente il suo stile. Come ben sappiamo, gli Arc System Works hanno come loro punto di forza la fusione tra un picchiaduro 2.5D e personaggi 3D che imitano perfettamente lo stile 2D di uno sprite.


Per approfondire:
Dragon Ball FighterZ
Strive è il culmine del lavoro di questo team che già si era dimostrato eccelso con FighterZ. Gli scenari sono fantastici e tutti variegati, spaziando da ambientazioni urbane, a fantasy, fino a finire in scenari onirici -con anche una citazione al Golconda di Magritte-. Tutto questo viene poi arricchito da effetti di luce che danno una buona atmosfera, o da gargantueschi colossi che si muovono nei fondali.

Daisuke Ishiwatari ci regala come al solito personaggi super caratterizzati ed over the top, in tipico stile anime giapponese. Nel rooster composto da 15 personaggi, troverete di tutto.Si passa da quello pieno di cinture addosso -che pare uscito da un gioco di Nomura- come Sol, a personaggi più eccentrici come il dottor Faust o May, una ragazza giapponese che può sollevare un’ancora grossa quanto lei.

Essi sprizzano davvero personalità da tutti i pori, anche solo nelle loro animazioni idle, che chiamarle così sarebbe anche riduttivo visto che alcune hanno vere e proprie linee di dialogo, che arricchiscono ulteriormente il background del personaggio in questione.

Parlando proprio di background, ognuno dei personaggi presenta come al solito una OST tutta sua. La novità in Strive però sta nel fatto che quest’ultime presentano una parte anche vocale, che incarnano perfettamente lo stile e le idee del personaggio. È davvero difficile non fare headbanging con la testa mentre le si ascolta, dato l’alto tasso di adrenalina che riescono ad iniettarvi.

Daisuke Ishiwatari unisce tre grandi sue passioni: anime, fighting game e musica rock/metal.

Yare Yare Daze…

In Guilty Gear -Strive- non è tutto così adrenalinico però, col il Singleplayer che mi ha lasciato un po’ interdetto. A parte allenamenti e tutorial infatti, c’è davvero poco altro da fare. Oltre a quelle già citate c’è appunto la modalità Arcade, affrontabile con ogni personaggio. In totale ci sono 8 scontri, con ognuno che termina contro Nagoriyuki.

Questo scontro finale può davvero dare del filo da torcere, dato che Nagoriyuki fa davvero tanto ma TANTO danno, al limite del cheap damage. Ci sono tre difficoltà (Normal, Hard, Extreme) affrontabili, ma non selezionabili, che si adattano automanticamente al playstyle del giocatore. Inutile dire che, nel caso finiate per giocare bene ed essere messi in Extreme, preparatevi, perché sarà tosta.

Alla fine di ogni percorso, saranno presenti dialoghi unici per ogni personaggio. La cosa finisce lì purtroppo, essendo l’Arcade sprovvista delle cinematiche, invece presenti nel capitolo precedente. Un volta terminata la modalità Extreme, viene sbloccato il nono Stage finale. Quest’ultimo è il più tosto di tutti, ed ha messo a dura prova la mia fede. Se riuscirete a batterlo, oltre all’Achivement/Trofeo ci saranno altre linee di dialogo inedite tra i personaggi.

L’ultima nota dolente del Singleplayer di Guilty Gear -Strive- è, a malincuore, la Story Mode. È praticamente un lungo film animato della durata di circa 5 ore e diviso in capitoli. Il tutto è anche bello da vedere, ma c’è molta più esposizione che azione, non proprio quello che cercavo da un picchiaduro come Strive.

Kye e Sol si fronteggiano
La storia poi parte e…aspetta, che sta succedendo? That Man, Backyard, Volontà Universale?
Già, la storia parte proprio dove l’ultimo capitolo si era interrotto. Se siete dei neofiti preparatevi quindi a dei gran mal di testa. A venire in aiuto c’è un’intera sezione dedicata ai background, con anche uno schema comprensivo delle varie azioni fatte dai personaggi nel tempo, ma alla fine sarebbe meglio optare per qualche video riassuntone.

Una volta messo in pari con la storia però, devo dire che mi è piaciuta molto. Possiamo dire che il caro Sol Badguy -protagonista della serie- ha avuto finalmente l’epilogo che si meritava, con tutti i cerchi che finalmente si chiudono.

My heart is BLAZING

La cosa su cui ci si deve soffermare giocando ad un titolo del genere è sicuramente l’online. Lo sanno benissimo anche gli sviluppatori. Proprio per questo è stato introdotto il Rollback Netcode, un algoritmo che anticipa i frame che verranno eseguiti e si adatta di conseguenza, permettendo di avere partite lisce con hit perfetti -a meno che il vostro avversario non giochi in wifi con 300 di ping- .

È proprio nell’online che Strive ha fatto centro con me, innescando una scintilla nel mio cuore spento da gamer. Questi ultimi periodi sono stati difficili per tutti, me compreso. Tra i tanti problemi ho trovato confortante il rifugiarmi nel videogioco come forma di escapismo. Ho giocato senza sosta, ma molto svogliatamente, quasi spento.

Con Guilty Gear -Strive- però, qualcosa si è riacceso. Ogni partita online è un rollercoaster di emozioni, tra gioie nel punire gli sbagli dell’avversario, e bonarie arrabbiature quando è il tuo turno di prenderle pesantemente. Le varie Lobby sono un po’ come la strada che percorri tutti i giorni, però piene zeppe di player in questo caso.

Ne guardi uno passare e cominci a squadrare il suo profilo per capire se è migliore di te, magari lo eviti o magari ti impegni con tutto te stesso nel sfidarlo e superarlo. E se perdi, pazienza, è pur sempre esperienza accumulata. Un altro che ritenevi magari non all’altezza di te, si dimostra invece essere un avversario temibile. E lì ti penti di averlo giudicato in partenza.

Incontrare le varie persone in giro ti fa capire quanto c’è sempre da imparare, soprattutto dai propri errori. Perché solo così si può diventare un player -od una persona- migliori.

Voto e Prezzo
9 / 10
40€ /60€
Commento
Guilty Gear -Strive- è attualmente la migliore opera di Arc System Works. Il gioco riesce ad unire un ottimo gameplay, netcode perfetto, ed uno stile artistico di tutto rispetto. Il titolo riuscirà sicuramente a fare breccia nei principianti e al tempo stesso accontentare gli esperti della serie. Peccato per il singleplayer dove c'è poco da fare, ma siamo sicuri passerete tantissime ore negli scontri online. In definitiva, non resterete certamente delusi da questo nuovo capitolo.
Pro e Contro
Rinnovata accessibilità
OST da urlo
Ottimo Netcode

x Singleplayer scarno
x Rooster un po' piccolo

#LiveTheRebellion