Francisco Téllez de Meneses aveva già dimostrato di saperci fare con Unepic: Ghost 1.0 è una riconferma che affronta lo stesso genere con un approccio diverso.
Se
UnEpic era un frullatone di citazioni pop alla
Ready Player One,
Ghost 1.0 è più simile a
Deadpool. Non tanto per via della rottura della quarta parete – che comunque si sfiora spesso e volentieri –, quanto per la sua incapacità cronica di prendersi sul serio. Ed è assolutamente un pregio.
Ghost 1.0 è un Metroid Fusion che è stato abbondato in orfanotrofio e poi cresciuto da una famiglia Rogue-Like
Versione testata: Nintendo Switch
Che
Ghost 1.0 non abbia intenzione di fare il serio è chiaro fin dalla schermata
Nuova Partita. “
Scegli saggiamente perché non può essere cambiato dopo“, recita il testo a schermo, e imputando “cambiato dopo” il giocatore viene rimesso davanti alla tastiera con la richiesta di digitare un altro nome. A questo punto digitando “un altro nome” il risultato è questo – sicuramente meno estremo di quanto succede nella versione Steam, dove il gioco viene
brutalmente chiuso e si torna al desktop.
Non ci si prende sul serio manco per sbaglio
Ma anche al di là di questi easter egg atti a rompere la quarta parete, Ghost 1.0 non è sicuramente il Metroidvania
più sobrio su cui potete mettere le mani: nei panni di Ghost, una sorta di spettro digitale che controlla il telaio che rappresenta il personaggio giocabile principale – ma che alla bisogna ne può uscire per prendere il controllo dei robot nemici – lo scopo è quello di infiltrarsi nella Stazione Spaziale Nakamura, alla ricerca del segreto dietro le IA della
zaibatsu. A supportare Ghost ci sono Boogan e Jacker, che dalle loro linee di dialogo tradiscono (oltre ad un certo
nerdismo – si tratta di un esperto di robot e di un hacker, d’altra parte) un alone di segretezza destinato a sgretolarsi praticamente subito. Le interazioni tra il duo e Ghost sono
ai limiti dell’assurdo, tra consigli che vengono bellamente ignorati da Ghost e siparietti alle soglie del nonsense e dell’ironico, mettendo fin dalle prime battute in chiaro una cosa:
Ghost 1.0 non è UnEpic e non tenta nemmeno di scimmiottarlo, decidendo di giocarsi le sue carte in modo fondamentalmente diverso.
Tantissimo carattere, pad alla mano o meno
Ma non solo guardando a come la vicenda viene raccontata e si evolve, visto che le differenze maggiori – anzi, i veri e propri punti di rottura con il canone dei Metroidvania – arrivano dalla componente pad alla mano, passano cioè attraverso il gameplay dell’esperienza e (soprattutto) a ciò che gli fa da contorno. La meccanica di “possessione” dei robot nemici man mano che si prosegue diventa un cardine, acquisendo maggiore importanza non tanto quando si tratta di eliminare gli avversari quanto sul fronte puzzle e platform, diventando necessaria per riuscire ad esplorare le stanze che compongono la stazione spaziale. Ma anche il sistema di
progressione è decisamente
sui generis, per via delle componenti di casualità liberamente tratte dal filone di
Rogue e dei suoi emuli. Ghost praticamente raccoglie un’arma, un potenziamento e/o un modificatore ogni volta che fa scattare un allarme, resiste all’ondata di nemici e hackera il terminale corrispondente, andando ad introdurre a pieno titolo la sorte nell’economia di gioco. Morendo – quantomeno, se non si gioca nella modalità più “tradizionale” dove i power up vanno acquistati – l’
androide ginoide perde tutto, ed è
costretta a ricominciare da zero la sua corsa agli armamenti… Quantomeno se non riesce a raggiungere quello che resta del guscio precedentemente perso, da dove si riesce a recuperare quanto era stato raccolto nella run precedente (si, qui sarebbe facilissimo parlare di
Dark Souls o soulslike… Ma fa più finto-intenditore parlare di
Rogue).
Tutto quello che riguarda invece l’albero delle abilità è persistente, per cui ogni volta che si raccoglie un punto e lo si investe in uno dei rami a disposizione di Ghost – con effetti tra i più vari, dall’hacking delle torrette nelle fasi di allarme al doppio salto – viene conservato iterazione dopo iterazione, tentativo dopo tentativo. È proprio qui che risiede un buon 80% dell’originalità di
Ghost 1.0: laddove sarebbe stato
facile da realizzare per lo sviluppatore (e da apprezzare per i giocatori) mettere sui vari store una versione Sci-Fi di
UnEpic, si è tentata la strada dell’inedito. Perché è vero, il packaging in generale ricorda più o meno direttamente
Metroid Fusion e le “idee ludiche” non sono esattamente qualcosa di mai visto, ma la combinazione nell’insieme è insolita, quasi improbabile.
E funziona alla grande, per quanto valga la regola d’oro di tutti i casi di genio e sregolatezza applicati al controller: non vi aspettate che Ghost 1.0 sia il primo della classe.
Nel senso che non si parla di materiale da esporre in un
museo del ludo come si potrebbe invece fare per la serie Nintendo (o per la sua rivale tutta vampiri, catene e ridotta a spunto per
pachinko di casa Konami), e alcune trovate potrebbero sembrare anche
un po’ rozze. Ma d’altra parte sono originali, e
passato il primo impatto di frustrazione e sboccataggine (
bestemmie. Stiamo parlando di bestemmie) che segue ogni game over, ogni distrazione e più in generale ogni errore che si compie, va riconosciuta a de Meneses un certo metodo, quasi una certa eleganza nell’essere così smaccatamente contro il
galateo secondo Nintendo.
Verdetto
8.5 / 10
Aspettiamo con ansia il paragone con Dark Souls...
Commento
Pro e Contro
✓ Originale
✓ Ludicamente convince...
x ... Ma qualche soluzione è un po' grezza
#LiveTheRebellion