Un amore diviso da un buco nero
Potrei iniziare questa recensione di Genesis Noir dicendovi che il titolo è un videogioco pazzesco, ma non sarebbe abbastanza. Potrei dirvi che è una sinfonia di immagini e tasti, ma non sarebbe abbastanza. Perché Genesis Noir è un’esperienza videoludica che distrugge i canoni classici del videogioco. Genesis Noir ti costringe a subire la sua storia senza che tu possa reagire, senza che ti venga la voglia di reagire. Genesis Noir è solitario come la storia cosmica che racconta, ma allo stesso tempo ha un bisogno disperato di noi: di quella scintilla che trasformerà il puntino immerso nel nulla, nel Big Bang che ha portato alla vita come noi la conosciamo.
In cosmologia la radiazione cosmica di fondo, detta anche radiazione di fondo, abbreviata in CMBR (dall’inglese Cosmic Microwave Background Radiation), è la radiazione elettromagnetica che permea l’universo, considerata come prova del modello del Big Bang.Wikipedia – Radiazione cosmica di fondoQuesta, è la sintesi perfetta per l’intero gameplay di Genesis Noir. Davvero, Potrei chiudere qui la recensione, a poco più di 170 parole. Non dovete sapere altro. Purtroppo non posso e quindi a costo di risultare ridondante, vi spiego cosa intendo. In Genesis Noir noi giocheremo pochissimo e questo è un dato di fatto. Se è vero l’assunto che videogiocare significa poter fare delle scelte diverse tramite l’utilizzo di periferiche, beh, allora con Genesis Noir noi non videogiocheremo, perché qualsiasi iterazione sarà sempre uguale, se non per qualche leggerissima sfumatura, che, però, fa tutta la differenza del mondo. Genesis Noir, come ho detto sopra, è un’esperienza talmente tanto artistica che a volte dovremo solo premere un tasto e nient’altro per minuti interi. Quel tasto, però, ha una forza unica che ore di gameplay su altri titoli non potranno mai eguagliare. Complice anche la “radiazione cosmica” del titolo: il suono. Genesis Noir vive in funzione del suo sound design. Senza i suoni perfetti istante dopo istante, il titolo sarebbe un guscio vuoto inutile. E non parlo solo della musica Jazz in sottofondo, ma anche del leggero spike sonoro quando compiremo quell’unica azione che potremo fare in tutto il quadro. Quel senso di essere lì con il protagonista senza esserci davvero. Quel sound design che tutti dovrebbero imparare a fare se il medium vuole davvero crescere.
Genesis Noir è la prova che il videogioco ha bisogno di trovare la sua radiazione cosmica di fondo, e questa è da ricercare dove gli occhi non possono arrivare.
Dovrebbe essere un dovere parlare dei videogiochi, e non fare la copia carbone del marketing delle aziende.
#LiveTheRebellion