Questa generazione sembra sempre più caratterizzata dalla presenza di remaster e collection di vecchi titoli del passato più o meno recente. A salire sul carrozzone della “next gen” (
anche se ormai è bene parlare di current) è
2K Games con
Borderlands: The Handsome Collection, raccolta per
PlayStation 4,
Xbox One e
PC che racchiude al suo interno
Borderlands 2,
Borderlands: The Pre-sequel e tutti i DLC usciti per entrambi i giochi.
Versione testata: Playstation 4
Bello, bello, bello in modo assurdo
The Pre-Sequel non riesce a decollare scontrandosi con la titanicità del secondo capitolo
Se di
Borderlands 2 abbiamo già avuto modo di parlare a più riprese (
compresa la versione portatile uscita su PS Vita) in questa recensione ci concentreremo maggiormente sull’ultimo capitolo uscito, The Pre-sequel, arrivato lo scorso Ottobre su
PlayStation 3 e
Xbox 360, deludendo le aspettative di chi attendeva anche una versione per console “maggiori”, facendosi attendere 5 mesi per il debutto nella sua versione liftata.
Dietro al titolo The Pre-Sequel si nasconde un capitolo che si va a posizionare cronologicamente a cavallo tra il primo Borderlands e il secondo, e che tenta di ripercorrere le vicende legate all’ascesa al potere di
Jack il Bello, indimenticabile nemesi di Borderlands 2. The Pre-Sequel sarà un lunghissimo flashback raccontato da
Athena, uno degli scagnozzi di Jack, che messa alle strette dai cacciatori della cripta farà luce su alcuni dei momenti chiave della vicenda, ricostruendo a grandi linee la sua ribellione nei confronti della Hyperion e la presa del comando dell’azienda. Siamo di fronte alla genesi di uno dei cattivi più carismatici di sempre e, grazie a The Pre-Sequel, riusciamo a comprendere meglio alcune sfaccettature di questo personaggio, guadagnandosi così l’attenzione che meritava.
Questo nuovo episodio però segna il passaggio del testimone da
Gearbox, autori dei primi due capitoli (
e al lavoro sul terzo, seguendo la numerazione ufficiale) a
2K Australia. Un passaggio che purtroppo si sente sia nei ritmi di gioco che nella storia stessa.
L’atmosfera generale è quella del classico Borderlands: battute e tempi comici sempre ottimi, situazioni paradossali, tanta sana azione e meccaniche da fps solide e collaudate. Quello con cui però si sono andati a scontrare i ragazzi di 2K Australia è la titanicità dei due capitoli precedenti, in particolar modo Borderlands 2, impossibili da scalfire o anche solo eguagliare. Ed è qua che The Pre-Sequel mostra le prime debolezze, non riuscendo mai a decollare, se non in qualche momento sporadico soprattutto nelle parti finali, ma che in linea generale non convince a pieno.
La paura al momento della sua uscita, era quella di trovarsi di fronte ad un imponente DLC che non ad un capitolo stand-alone. Gioco alla mano questa paura si concretizza in parte, con una mole contenutistica sicuramente più vasta rispetto ad un classico contenuto aggiuntivo, ma una piattezza stilistica che va a scimmiottare i capitoli principali senza però andare ad intaccare la formula originale della serie né riuscire ad impressionare i giocatori, apparendo più come un riempitivo per i fan sfegatati della serie bramosi di
Borderlands 3.
Dalla terra alla luna
Le nuove location non influiranno solamente sullo svolgimento della storia ma anche sul gameplay di Borderlands
In The Pre-Sequel abbiamo anche un cambio di setting e abbandonate le variopinte lande del pianeta di
Pandora l’azione si sposta
Elpis, una delle sue lune, e sulla base orbitale Helios, sede della Hyperion. Le nuove location non influiranno solamente sullo svolgimento della storia ma anche sul gameplay di Borderlands. Entrano in gioco infatti due nuove dinamiche legate all’ambientazione spaziale: la mancanza di ossigeno e l’assenza di gravità. La prima agirà sul consumo di ossigeno che obbligherà il giocatore a tenere d’occhio un apposito indicatore che ci avvertirà del livello delle nostre scorte, costringendoci a ricaricare la nostra bombola nelle apposite aree sparse nelle mappe di gioco. L’altra introduzione riguarda appunto alla gravità e ci permetterà di effettuare dei “
moon jump”. Questo salto ampliato consente di eseguire balzi più estesi, così da raggiungere altezze maggiori o effettuare utili planate spingendo i programmatori a verticalizzare sia l’ambiente di gioco sia l’azione, con i nemici che sfrutteranno questa possibilità attaccandoci dall’alto.
A servizio del nuovo salto troviamo anche una mossa utile per colpire i nemici in caduta, il classico schianto a terra, che a seconda dello sviluppo del personaggio potremo anche attribuire valori elementali al colpo, così da amplificarne gli effetti.
Per il resto la classica formula di gioco appare per lo più invariata: missioni e sub quest da completare, con il focus sul looting e le migliaia di armi collezionabili, ognuna appartenente alla propria classe con caratteristiche uniche. 2K Australia ha apportato qualche lieve ritocco qua e là al gunfire del gioco, con l’introduzione di una nuova tipologia di arma, in grado di sparare sul nemico un potente raggio laser e l’aggiunta dell’elemento criogeno capace di congelare istantaneamente il nemico per farlo fuori rapidamente corpo a corpo. Anche la struttura ruolistica che regola la crescita dei protagonisti è la stessa che abbiamo imparato a conoscere nei precedenti capitoli, con
un triplice Skill Tree da esplorare e provare con i punti guadagnati dall’esperienza durante la crescita di livello o sfruttare i
Livello Duro tramite i gettoni ottenibili
completando le centinaia di sfide proposte andando così a migliorare i parametri del nostro personaggio.
La classe non è acqua
6 nuove classi, DLC come se piovesse e tanta coop
Di base, anche questa volta, troviamo 4 nuovi cacciatori della cripta, ognuno ben definito e adatto ad un approccio diverso al gioco. Abbiamo
Nisha “la pistolera” che potrà godere di una mira infallibile ed attaccare con precisione il nemico con una raffica di colpi,
Wilhelm, “l’incursore”, che può sfruttare due droni (
uno dedicato all’attacco, l’altro alla cura) per sbarazzarsi dei nemici. Fra i luogotenenti di Jack il bello compare anche
Athena che sarà in grado di usare il suo scudo,
Aspis, per assorbire il fuoco degli avversari, accumulare energia per riversarla contro l’obiettivo scelto. In ultimo (ma non meno importante) troviamo
Claptrap, l’ormai famoso e carismatico robottino della serie, qua utilizzabile in tutta la sua eccentricità che si manifesterà copiando le abilità dei più famosi cacciatori della cripta. Fra i personaggi utilizzabili sbloccati fin da subito sarà possibile usare anche anche
Jack the Doppelganger, clone di Jack il Bello capace di creare delle copie di se stesso e portare confusione sul campo di battaglia.
Borderlands: The Handsome Collection è una raccolta che racchiude al suo interno una quantità spropositata di contenuti. Al di là dei due giochi, capaci da soli di tenervi impegnati per diverse ore, sono presenti tutti i DLC usciti e che se affrontati possono garantire altrettante ore di sano divertimento, in particolar modo alcuni contenuti per Borderlands 2. Entrambi i giochi sono affrontabili in cooperativa fino a 4 giocatori
(anche in split screen locale con relativo adattamento del framerate),
con un sistema di drop-in/drop-out che permette di unirsi alla partita di un amico (o di uno sconosciuto) in qualsiasi momento, con la possibilità di proseguire i propri progressi, ottenere armi ed esperienza. Il matchmaking ci farà trovare in maniera rapida una partita che si adatti alle nostre esigenze o di personalizzare la ricerca nel caso si decida di optare per una missione specifica. La possibilità di importare i propri salvataggi, valido nello stesso ecosistema di console (
PS3>PS4 e 360>One) è un incentivo anche per quei giocatori che già hanno avuto modo di avere a che fare con i suddetti titoli e che vogliono approfittare di questo salto generazionale, magari per riaffrontare la campagna con altre classi o dedicarsi a contenuti aggiuntivi saltati.
Pialla qui, aggiusta là
I due giochi guadagnano in pulizia complessiva, texture dai tratti più marcati, e in generale un colpo d’occhio migliore
Dopo questa panoramica sull’ultimo capitolo possiamo tornare a parlare della collection approcciando l’aspetto tecnico dei due giochi. Indipendentemente dal titolo scelto entrambi mostrano un buon adattamento in termini grafici, con un upgrade sia in per quanto riguarda la risoluzione (
1080p) che di frame rate (
60fps). Essendo già buona la base di partenza,
grazie soprattutto ad un engine che basava gran parte del proprio fascino sull’uso del cellshading, ha permesso ai programmatori di scalare il gioco su PS4 e One in maniera ottimale, guadagnandone in pulizia complessiva, texture dai tratti più marcati, e in generale un colpo d’occhio migliore, grazie anche ad un filtro antialiasing ben implementato e una profondità di campo maggiore.
Non mancano purtroppo delle problematiche legate al comparto video che affliggono i due giochi, anche se in maniera maggiore The Pre-Sequel. Fra tutti dobbiamo segnalare
i numerosi cali di frame rate, in alcune situazioni veramente fastidiosi sebbene non così da inficiare l’esperienza di gioco o la presenza di
un massiccio screen tearing che va a rovinare l’immagine a video.
I due titoli godono di un ottimo adattamento completo in italiano, sia nei testi scritti che nei dialoghi, fiore all’occhiello della serie. A completare il tutto abbiamo una colonna sonora che si sposa alla perfezione con lo stile di gioco, preferendo sonorità elettroniche (
in particolar modo in The Pre-Sequel) e segnando ogni singolo momento e, cosa più importante, rendendo l’esperienza di gioco ancora più immersiva.
Verdetto
8 / 10
Cazzi, sto parlando di cazzi!
Commento
Pro e Contro
✓ Due titoli al prezzo di uno
✓ Mole di contenuti titanica
✓ Una delle migliori esperienze coop
x Frame rate ballerino e screen tearing
x Dov'è il primo capitolo?
x I fan storici della serie non avranno molti stimoli da questa collection
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