Recensione Battlezone

Le operazioni di revival, per quanto si possa pensare siano un’esclusiva di queste due ultime generazioni, sono una sorta di costante all’interno della storia del medium: basti pensare a Wolfenstein 3D di id Software, che andava a rilanciare (inventando un nuovo genere, come abbiamo già potuto vedere) una vecchia Proprietà Intellettuale dei primi anni ’80. Battlezone in particolare poi non è nuovo a questo tipo di restyling, visto che si è già concesso due uscite videoludiche prima come cabinato a cura di Atari e poi, nel ’98, uno sbarco su PC a cura di Activision. Poteva mancare un terzo tentativo in salsa VR a cura di Rebellion Games?

 

Quando si tratta di dare un’opinione su un prodotto ludico giocoforza entra in gioco una certa componente soggettiva. È semplice dire se un titolo tecnicamente è a posto o soffre di qualche magagna, ma è già più complicato stabilire quali risultati raccoglie dal punto di vista artistico; la Realtà Virtuale porta queste considerazioni ad uno step successivo, visto che da persona a persona possono cambiare i fastidi provati dietro il visore ed il fascino che si subisce immergendosi in questi mondi tridimensionali. Quella che segue quindi è un’opinione legata a doppia mandata all’esperienza dell’autore del pezzo: una linea guida su cosa aspettarsi una volta avviato il titolo, che nel vostro caso personale potrebbe divergere (senza però esagerare) da quello che stiamo per raccontarvi.
 

Zona di battaglia
A metà tra tradizione e aspetti moderni, Battlezone mescola aspetti Rogue-Like ad una forte componente co-op online
Fondamentalmente, Battlezone è un rogue-like giocato su una scacchiera, di cui il giocatore può decidere praticamente solo il taglio (piccola, media o grande, andando ad influenzare la durata della partita) generata proceduralmente in modo da rendere ogni partita, sulla carta, diversa dalle precedenti. Lo scopo è quello di avanzare, missione dopo missione e casella dopo casella, verso il Vulcano, cuore operativo delle truppe nemiche, evitando disperatamente di terminare le vite a disposizione: in caso di game over è tutto da rifare, la scacchiera si azzera (e viene ricalcolata) e si ricomincia dalla casella iniziale. Ma come si rischia di perdere vite? Semplice: ogni volta che si avanza su una nuova casella infatti il gioco manda sul campo il giocatore e, in caso si stia giocando il tutto in co-op online, i suoi compari di squadra, assegnandogli un obiettivo da portare a termine prima di tornare al tabellone di gioco e passare al turno successivo. Elimina tutte le truppe nemiche, conquista la base, difendi la fortezza… Tutto, come detto, cercando di rimanere rigorosamente in vita per non mandare a monte tutti i progressi fatti fino a quel momento. E, da questo punto di vista, Rebellion ha sicuramente messo in chiaro che il tutto è pensato per la fruizione in cooperativa, visto che solo quando si gioca con altri giocatori è possibile cercare di tamponare l’emorragia di vite e punti accumulati (abbattendo i nemici e completando le missioni si ottengono punti, che tra le altre cose permettono di acquistare anche vite extra) salvando gli alleati dal game over, manovra che in singolo invece porta all’inevitabile scelta tra il ripiegare abortendo la missione o al consumare uno di questi preziosi bonus.

Il meglio sul campo
Il gameplay “sul campo” è molto valido. Peccato manchi una modalità competitiva
È indubbiamente in queste circostanze, quando a bordo del proprio carrarmato (all’inizio disponibile, anche questo, in tre taglie, dal più piccolo e agile al più grosso e lento, ma in compenso armato pesantemente… Insomma, un vero e proprio “tank”) si scende sul campo di battaglia, che il titolo Rebellion dà il meglio: la manovra infatti è frenetica ma mai da prendere troppo alla leggera, visto che le munizioni (per la maggior parte delle armi) non sono infinite e bisogna mettere in conto i lunghi tempi di ricarica e quelli di “switch” tra un’arma e l’altra, che rendono la macchina vulnerabile per diversi secondi visto che non può sparare. Di contro però ci si può muovere sempre a tavoletta, sfruttando i propulsori del mezzo e movimenti laterali più o meno bruschi che, giocando con lo scenario (anche questo generato proceduralmente) permettono di evitare il fuoco delle truppe nemiche grazie alla libertà di queste manovre evasive. Tutto molto solido, e tutto molto divertente, anche se non manca qualche sbilanciamento (il carro armato pesante, per esempio, può eliminare gran parte delle forze nemiche con un colpo solo… Vero che la mira libera contro i bersagli volanti non è così immediata, ma la sensazione è che basti un po’ di pratica) e, a dirla tutta, un impianto ludico così solido lascia il dubbio di essere un po’ frenato dalla possibilità di sfidare solo la CPU nemica.

Una modalità competitiva avrebbe indubbiamente arricchito il tutto, andando a giustificare maggiormente i 60,99€ chiesti da Rebellion come prezzo del biglietto. Anche perché di contorno rimane pochino; si, c’è tutta la componente “sulla scacchiera” che, con ottica quasi gestionale, spinge ad investire i punti per sbloccare potenziamenti, sondare le caselle su cui poi spostarsi o acquistare vite, mentre dall’altra si cerca di decidere il percorso migliore per arrivare all’obiettivo finale (evitando i pericoli che possono palesarsi), ma si tratta di elementi che alla lunga annoiano e che non risultano appaganti, sul piano ludico, come le fasi d’azione sul campo di battaglia vero e proprio.

Il fascino della parata
Occhio al motion sickness
Dal punto di vista visivo non si può non riconoscere il buon lavoro fatto da Rebellion, convincente sia per quanto riguarda l’interfaccia che per quanto riguarda gli interni dei carri armati, dove grazie alla Realtà Virtuale c’è l’illusione di essere all’interno dell’abitacolo del mezzo e si riescono a tenere sotto controllo, sui vari display, informazioni come il numero di colpi a disposizione, la mappa dell’area (con radar) e le armi equipaggiabili dal carrarmato. Insomma, il trucco innegabilmente riesce anche in questo caso, anche se dal punto di vista del motion sickness, complice la frenesia della manovra in campo, il conto non tarda a presentarsi, sottolineando per l’ennesima volta come sia un aspetto da non prendere sottogamba, specie in prodotti con un DNA così adrenalinico.

Verdetto
7 / 10
'Cause you're in the danger zone... From Top Gun
Commento
Battlezone sul campo diverte, innegabilmente. Diverte al punto che dopo qualche partita non basta più combattere contro la CPU, magari coordinandosi con qualche amico tramite la chat vocale in-game o l'app party di PS4, ma si sente la necessità di scendere in battaglia contro altri avversari umani, in una modalità competitiva che cerchi di seguire le orme di quelle viste abitualmente negli sparatutto moderni. Solo che quella modalità manca, ed inevitabilmente la solidità ludica messa sul piatto da Rebellion, a causa di questa defezione, assume un sapore decisamente diverso, più aspro e tipico delle occasioni mancate. Rimane, come detto, l'appagamento della co-op online, ma si poteva raccogliere qualcosa in più.
Pro e Contro
Estremamente divertente
In cooperativa diverte...

x ... Ma niente modalità competitiva. Perchè?
x Prezzo un po' troppo alto

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