Recensione Ape Out – Ovvero: la Nemesi di Donkey Kong

Quando un esperimento videoludico si basa su meccaniche che fondono interazione e ispirazione, lo sviluppatore che improvvisa si assume il rischio del successo o del fallimento delle propria sessione di sviluppo. Da qui altri sviluppatori possono ispirarsi a tali risultati, cercando di reinterpretarli dal loro punto di vista, ed ecco che un nuovo esperimento prende forma e si evolve, a volte, nel tempo. Ne è un esempio la serie di Hotline Miami o The Hong Kong Massacre; ma forse non il caso di Ape Out.

 

Versione testata: PC

 

 

Spolveriamo il giradischi e cominciamo l’ascolto
Sulla carta, quella di applicare riff sonori provenienti dal drum jazz e legarli all’azione su schermo è un’idea affascinante, soprattutto se abbinata alla meccanica di afferrare i nemici e usarli come copertura. Ma, nel dettaglio, qui ne risulta un esperimento riuscito a metà. In questo particolare tipo di giochi d’azione, dal ritmo frenetico e dannatamente ostici, lo schema o la planimetria dei livelli è più importante che mai. Che si tratti di Hotline Miami, o The Hong Kong Massacre, si può intuire una certa cura e razionalità infusa nei livelli, in modo da affrontarli con un certo raziocinio – seppur, sia chiaro, minimo.

 

Nei giochi sopracitati ogni scontro è un mix tra avversari specifici, coperture ed armi.  Questa ricetta costringe il giocatore ad adottare una strategia di sopravvivenza che non sia quella del dilettante allo sbaraglio. Ape Out cerca di avvicinarsi a tale realizzazione, ma muove  i nemici a caso nell’ambiente circostante, anziché un classico schema di dead, learn e repeat; come trovarsi di fronte ad una sorta di lotteria per tentare la fortuna.

 

Siamo sicuri che questo sia il primo gorilla su un grattacielo?
Ape Out narra la storia di un gorilla in fuga dalla gabbia in cui è stato imprigionato (si suppone per degli esperimenti non proprio legali), e si scatena attraverso molteplici luoghi, tra cui una struttura di ricerca nel mezzo della giungla, un sito militare, un grattacielo(!) e una nave da carico. I collegamenti tra i luoghi, a parte i riferimenti più o meno celati, non hanno una profondità narrativa. Questo legame invece, come è ben chiaro dalle intenzioni dello sviluppatore, si può ricercare in un’esperienza di nicchia – come l’audiofilo musicale, avvicinandosi a generi a lui sconosciuti, potrebbe fare avvicinandosi ad un album Jazz.

I livelli (quattro, suddivisi in lato A e B), sono impostati come se stessimo improvvisando assoli di batteria jazz; ad ogni azione sulle guardie ne consegue un arcobaleno di sonorità prese a prestito da una jazz session arrangiata sul momento. Tuttavia non siamo dalle parti dei giochi ritmici, in quanto l’azione non è abbastanza legata alla musica per fonderli al meglio, ma ogni livello ha un titolo ed una traccia, ed ogni location viene introdotta come se fosse l’ascolto di un vinile.

 

Ape Out ricorda quegli arcade dove si spendevano una tonnellata di monetine per arrivare alla fine. Meno male che Devolver Digital lo propone ad un prezzo stracciato.

 

 

L’approccio descritto funziona se il mondo delle jam session, o del drum Jazz in questo caso, farà breccia nella vostra curiosità; oppure se ne siete già appassionati in altri contesti, il che certamente vi farà apprezzare l’approccio musicale adottato in questo esperimento videoludico. Tuttavia, nonostante alcuni momenti ispirati, la mancanza di varietà è abbastanza evidente. Difficilmente vi ricorderete di qualche motivo se non per l’idea che vi sta alla base, e nonostante un arcade di questo genere possa dare il meglio di sé in una esperienza dalla durata di un 45 giri, quattro album potrebbero sminuire la colonna portante di Ape Out semplicemente in una accozzaglia di sonorità.

 

Tutto di corsa
La sostanza di Ape Out è l’azione primitiva e violenta di cui è infarcito. La visuale dall’alto fa scorrere i livelli da sinistra verso destra, manovrando il nostro bestione attraverso una pletora di nemici, e navigando a vista in un labirinto che cambia ogni volta che si muore. Solo allora ci verrà mostrata la mappa del livello affrontato. Possiamo uccidere i nemici spingendoli contro i muri, scaraventarli fuori da una finestra, oppure usarli come scudi. Purtroppo non c’è molta tattica di cui parlare, e non sarebbe neanche un punto a sfavore in un arcade; il problema è che, una volta capito che potrete fuggire a zampe levate nel maggior dei casi, (ma non in quelli più caotici) il gioco si risolverà troppo spesso in una corsa indiavolata verso il prossimo checkpoint di fine livello.

La randomizzazione dei livelli, concepiti come un rougelike, ha la finalità di far sentire il giocatore come se fosse sempre davanti ad un nuovo inizio, e quando strategia, abilità e fortuna son ben dosati si rimane soddisfatti di aver superato un livello particolarmente difficile. In Ape Out questo concetto non funziona alla grande perché a volte vi troverete in scenari impossibili, sperando che alla prossima rigenerazione del livello il sistema sia stato più clemente. Il che lascia poco spazio all’abilità effettiva del giocatore.

 

Non male questa prospettiva!
La grafica psichedelica e lo stile spartano sono gli aspetti più riusciti di Ape out, anche perché in questo caso lo stile è più efficace del gameplay complesso. Gli elementi grafici si legano bene agli album che fanno da colonna sonora e stage del gioco, mentre le palette di colori sono usate efficacemente sia per i nemici che state combattendo, sia per identificare ambientazioni o avvenimenti durante la vostra run. Sull’art design del gioco si rimane piacevolmente soddisfatti, e chi si è trovato in una sala giochi davanti ad un arcade sicuramente rivivrà alcuni momenti della propria giovinezza.

 

 

La versione testata su PC non ha bisogno di particolari risorse per essere giocata. Nel periodo di prova di Ape Out non ho riscontrato notevoli problemi tecnici, anche se è stata rilasciata una patch per risolvere alcuni bug al day one. Un personale consiglio è quello di procurarvi un pad con levette analogiche, con il quale la natura arcade di questo titolo darà il meglio di sé rispetto a tastiera e mouse.

Verdetto
7.5 / 10
La potenza è nulla senza il controller
Commento
Ape Out è stato apprezzato non poco dalla community, perché divertente e affatto sotto lo standard. Dal giudizio non sembrerebbe, ma quando mi trovo davanti a titoli che avrebbero potuto essere indimenticabili con un'amalgama più curata, tendo ad essere più critico del dovuto. I concetti qui sono appassionanti, ed è stato intrigante vedere come gli sviluppatori abbiano cercato di innovare usando il drumming jazz in un arcade dalla natura rougelike. La visione è senz'altro ambiziosa, ma anche nelle jam session bisogna saper sposare ogni sonorità per dargli un'anima. Dall'altro lato, tuttavia, in maniera molto meno razionale, ci si può mettere nei panni di questo scimmione che fugge per raggiungere la libertà: mi farò domande sulla strategia? Mi servono armi più varie? Oppure semplicemente mi farò largo sbaragliando ogni cosa sul mio cammino?
Pro e Contro
Concentrato d'idee interessanti
Il Jazz come non ve lo aspettate
Comandi immediati pad alla mano
Divertente!

x A volte frustrante e ripetitivo
x Generazione delle mappe poco efficace
x Musiche intriganti ma confuse

#LiveTheRebellion