Recensione Una capsula del tempo chiamata Alisa

Questa è una storia di attesa, di delusione e di rivalsa.

Alisa è finalmente su console, ma non senza problemi. Per chi non fosse familiare con il titolo, si tratta di un survival horror vecchia scuola nudo e crudo. Telecamere fisse, rateo in 4:3, grafica stile PSX (di cui parleremo dopo) e doppiaggio aberrante, tutto presente e a rapporto. Venni a conoscenza dell’esistenza di questo gioco ben prima della sua 1.0 su PC, in quanto oggetto dell’endorsement di tutta la comunità online dell’horror videoludico. Tant’è che il cast di doppiatori vede anche voci come quella di Suzi Hunter, che per quanto mi riguarda fa già valere il prezzo del biglietto.

Il problema è che io sono nato console player e probabilmente morirò tale. Forse è la comodità di avere in mano un pad, o il fatto che ormai mi sono accasato su Xbox e ho sviluppato una mezza dipendenza per il suono degli achievements. Il motivo non è importante. Ciò che conta è che Casper Croes, solo sviluppatore dell’opera, ha sempre dichiarato di voler portare Alisa su console, e io ero disposto ad aspettare.

Fast-forward di qualche annetto, il port esce e ci gioco qualche ora al day one. Questa è una recensione della versione PC di Alisa.

Un bel ritorno ma non senza problemi

L’elefante nella stanza (dei giocattoli)

Partiamo dal problema principale senza girarci attorno: la versione console del gioco non offre la possibilità di muoversi con il D-Pad. Potrebbe non sembrare una buona motivazione per cambiare addirittura piattaforma, ma questa specifica tipologia di visuale RICHIEDE i tastini. I giochi simili che sono riusciti a far funzionare l’analogico spesso vantano inquadrature molto meno claustrofobiche – e soprattutto non completamente stazionarie (da Silent Hill 3 a Song Of Horror, per intenderci).

La cosa molto positiva è che sia Casper che Top Hat, lo studio responsabile del porting, sono a conoscenza della questione. A quanto pare la problematica deriva dal fatto che Alisa è stato sviluppato su una versione ormai paleolitica di Unity. Entrambe le parti assicurano che una patch arriverà a breve. E per sentito dire, servirà anche a risolvere minuzie come obiettivi bloccati o problemi di ottimizzazione. Problemi che ho riscontrato anche io nelle mie poche ore su Xbox. Ora però anche basta con i pipponi su patch e comandi. Il gioco in se vale la pena di essere provato?

The FUN house

Anche qui voglio essere schiettissimo: assolutamente si. In questi anni di evitare spoiler e coperture varie mi è salito un hype morboso. E quanto è bello quando un’opera per cui hai aspettative alte non solo le rispetta, ma le supera? Alisa è una lettera d’amore a tutto ciò che è stato il survival horror su PSX, ma con alcune migliorie sensate. Come ad esempio un negozio dove comprare armi e vestiti, oppure piccolezze come il mazzo delle chiavi. Oltre ad aggiunte divertenti ed un’attenzione meticolosa ai dettagli, il pacchetto completo sembra davvero uscire dal 1998.

La grafica è quasi spaventosamente fedele ai poligoni e pixel dell’epoca. La soundtrack è quasi strappata dal primo Resident Evil ma con una vena molto più carnevalesca.

Il doppiaggio… madonna il doppiaggio. Veramente atroce, ma nel modo più corretto possibile. È talmente rispettoso dell’opera a cui si ispira che c’è addirittura una battuta sul famigerato “Jill sandwitch”. Ma la cosa più notevole è che Alisa ha STILE. È tutto istantaneamente riconoscibile ed originale. Non dovrebbe funzionare così bene sulla carta ma c’è un’aura che non ti lascia più mettere giù il controller.

Infatti la mia prima run si è conclusa in una singola seduta di 5/6 orette. Anche questo è un caposaldo del genere, così come la rigiocabilità tra NG+ e finali diversi da scoprire.

Pettinare le bambole

Come potete immaginare, il gameplay è anch’esso figlio di quell’epoca. Puzzle da risolvere, munizioni da conservare e via dicendo. Non mancano però le aggiunte di stile anche qui. Una bossfight si svolge a binari, ci sono sezioni di nuoto e sezioni di pesca (?). In più si può usare un’arma melee che arricchisce il combattimento, il quale tutto sommato risulta bilanciato. Questa varietà mi ha ricordato molto Dino Crisis 2, il che è sempre una cosa positiva.

Se non ho parlato molto della storia è perché beh… non c’è molto di cui parlare. La storia è banalmente un modo per giustificare l’aver piazzato la protagonista in una casa delle bambole. E ha sensissimo, perché non fu fino a Silent Hill che il comparto narrativo negli horror videoludici venne effettivamente curato. E anche allora era l’eccezione e non la regola. Il finale di Alisa è metà sequel-bait e metà “e mo come la chiudo sta storia?”.

Fin

In conclusione, sono contento di aver avuto una scusa per supportare il gioco anche non sulla mia piattaforma preferita. C’è chi dice che Alisa sia l’unico vero Resident Evil dopo RE3, a cui risponderei con un sempre verde “Ok boomer”.

Non vi meritate Code Veronica. E Casper non merita che la sua opera sia trattata come un mero clone di un franchise più famoso. C’è davvero tantissima dedizione alla fonte così come tantissima voglia di espandere, c’è un sacco di divertimento e poca frustrazione. C’è pure una sezione stealth che Metal Gear spostati.

Per gli amanti del genere, Alisa è un MUST da avere in libreria. Mentre per chi non trova l’horror di quell’epoca spaventoso, buona fortuna a non sognarvi la faccia del boss finale di notte. Incubi.

Voto e Prezzo
8.5 / 10
18€ /18€
Commento
Nonostante il porting su console ha un disperato bisogno di aggiustamenti, Alisa si conferma un MUST per gli amanti del survival horror vecchia scuola. Con un gameplay bilanciato ed una presentazione nostalgica, l'opera di Casper Croes riesce nell'intento di riportare il giocatore negli anni '90, ma con migliorie figlie del nuovo millennio.
Pro e Contro
Presentazione davvero nostalgica
Gameplay bilanciato
Il doppiaggio che Alex l'ariete spostati

x La versione console ha bisogno di urgenti migliorie

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