Anteprima Kingdom Come: Deliverance

Warhorse Studios ce l’ha fatta. Warhorse studios ha lottato per 4 anni per dimostrare a tutti di essere capace di sviluppare Kindom Come: Deliverance proprio nel modo in cui aveva promesso di farlo.

 

Molti di voi avranno sicuramente sobbalzato vedendo l’immagine di copertina o leggendo semplicemente il titolo del gioco, e avranno esclamato “ma dove l’ho già visto questo?”. Ebbene ve lo diciamo noi dove lo avete già visto: quasi 4 anni fa su Kickstarter.

Kingdom Come: Deliverance venne proposto nel gennaio 2014 sulla piattaforma di crowfunding chiedendo al pubblico un finanziamento di 300.000£ per un progetto che, sopratutto ai tempi, sembrava puntare troppo in alto, impossibile a quella cifra e con solo 30 persone al lavoro. Veniva promesso un mondo di gioco vastissimo, un sistema di combattimento rivoluzionario, un Gioco Di Ruolo nel vero senso della parola, e tanti altri piccoli dettagli che scavavano la fossa al piccolo team di semi-professionisti che si era appena infilato in qualcosa di molto più grande di loro.

 

Il pubblico però volle crederci, e lo fece alla grande donando ben 1.100.000£, più di tre volte l’ammontare richiesto dagli sviluppatori!

 

A quasi 4 anni dall’avvenimento siamo ben felici di vedere che Kingdom Come: Deliverance non è scappato su qualche isola tropicale con tutto il malloppo, ma è invece uscito vittorioso dal quel lungo tunnel buio che è Kickstarter e che per molti sembra non finire mai.

 

Noi di I Love Videogames abbiamo avuto l’onore di provare il gioco in anteprima discutendo faccia a faccia con Tobias Stolz-Zwilling, PR di Warhorse Studios, e ammettiamo  di esserci esaltati parecchio per l’evento a porte chiuse, perché in fondo anche noi ci credemmo 4 anni fa. In attesa dell’uscita di Kingdom Come: Deliverance prevista per il 13 febbraio 2018 per PC, PS4 e Xbox One, scoprite le nostre prime impressioni.

GDR, non Simulatore di Combattimento Medievale
 Tobias ci ha messo in guardia prima di cominciare la prova di 3 ore sul gioco, ce l’ha ripetuto più volte, e ci ha raccomandato anche durante l’intervista di avvisare e informare i nostri lettori di questo punto fondamentale: Kingdom Come: Deliverance non si focalizza sul combattimento, Kingdom Come: Deliverance è un Gioco Di Ruolo.
 

Nulla di più vero, ma bisogna precisarlo perché quel più teme Warhorse Studios è deludere i suoi acquirenti. Statevene quindi alla larga se avete visto i trailer e siete rimasti colpiti unicamente dal particolare sistema di combattimento, Kingdom Come: Deliverance non è Chivarly, non è For Honor e non è Mount and Blade. Rinunciate a giocarci anche se pensate di poter impersonificare l’eroe di turno che non teme rivali, Kingdom Come: Deliverance non è The Witcher, e non è Skyrim.

Se quindi siete disposti ad accettare tutto questo, probabilmente potreste cercare quel che i puristi dei GDR cercano da anni: una vera esperienza medievale, reale e precisa, priva di magie e draghi, ma ricca di guerre e intrighi politici.

Warhorse Studios ha sì fatto del combattimento un mezzo di propaganda, ma non è comunque la caratteristica principale del gioco. La storia e la narrazione sono le protagoniste, e sono queste le due cose che con buone probabilità conquisteranno il giocatore. Lunghe (e stupende) cutscene sono all’ordine del giorno e intricati dialoghi ci guidano verso la risoluzione delle quest. È importante capire con chi parlare, cosa dire e cosa NON dire. La spada è solo una via per la conclusione delle missioni, ma non è mai l’unica.

 

La storia è ambientata nella Boemia (Repubblica ceca) del 1403 e ci trasporta nei panni del figlio “immaturo” del fabbro a cui vengono assassinati entrambi i genitori durante un assalto di alcuni banditi. Questo avvenimento porta ovviamente ad un forte desiderio di vendetta e ad un grande rimorso per non aver difeso con efficacia la famiglia. La narrazione ci guida verso gli assassini, passando per corti reali e campi di battaglia, tenendo però sempre e mente la natura popolana del protagonista che non potrà quindi in nessun modo raggiungere alte cariche o ambire a particolari atti di eroismo.

 

Concludiamo questo paragrafo con le parole di Tobias: Se non vi piace la storia, allora probabilmente non vi piacerà nemmeno il gioco”.

 

Alle armi!
Kingdom Come Deliverance screenshot battaglia combattimento

Dopo aver dichiarato la non centralità del combattimento, ci dedichiamo un paragrafo intero? Sì, perché nonostante tutte le premesse fatte rimane comunque un aspetto importante del gioco, senza il quale Kingdom Come: Deliverance perderebbe la sua identità.

 

Più semplice da mostrare che da spiegare, il sistema di combattimento ha l’apparenza di essere particolarmente macchinoso, ma pad alla mano (o tastiera) risulta intuitivo e molto naturale. Una volta eseguito il lock sul nemico è possibile effettuare un attacco direzionando il fendente secondo le 5 punte di una stella sul petto del nostro avversario. In questo modo si può colpire la testa, le spalle e le gambe del nemico, oltre che effettuare un’affondo con un secondo tasto differente da quello dell’attacco. Si possono fare combo mantenendo un certo ritmo nei colpi e si può fare una finta cambiando all’ultimo la direzione. Le parate vengono eseguite in modo automatico con la semplice pressione di un tasto, senza quindi richiedere al giocatore di indovinare la direzione del fendente avversario, ma consumando la stamina. Con un po’ di abilità e tempismo si può contrattaccare parando o schivando lateralmente al momento giusto. Tenere sotto controllo il livello di stamina è essenziale per evitare di rimanere inermi sotto i colpi della armi nemiche.

 

L’aspetto migliore del sistema di combattimento è il suo bilanciamento: ogni scelta tattica nell’equipaggiamento, nelle armi e nei talenti ha un suo lato positivo e un suo lato negativo. Ad esempio sì può preferire un’armatura completa per resistere meglio ai colpi e per rimanere tranquilli anche in prima linea, ma indossare un elmo pesante vuol dire limitare di molto il campo visivo, dandoci la sensazione di combattere con uno scolapasta davanti agli occhi. Si può quindi scegliere di entrare nel campo di battaglia a volto scoperto, rischiando però che una singola freccia ben piazzata in mezzo alla fronte ci possa stendere in un sol colpo. Lo stesso arco che a prima vista può sembrare un’arma micidiale, risulta in realtà particolarmente difficile perché privo di mirino e imprevedibile.

 

A conti fatti il sistema di combattimento si avvicina quanto più possibile da un videogioco alla realtà, rendendo molto bene in duelli uno contro uno, ma perdendo un po’ di efficacia nelle battaglie tra squadroni in quanto molto più frenetici e confusionari.

 

Citando nuovamente Tobias durante l’intervista riguardo il combat system: “easy to learn, hard to master”, facile da apprendere ma difficile da perfezionare. Si può tranquillamente concludere il gioco senza preoccuparsi minimamente della direzione dei nostri colpi e concentrandosi unicamente sulla parata automatica, oppure ci si può impegnare per contrastare ogni avversario al meglio, schivando e colpendolo dove fa più male.

 

Curato e Accurato
Kingdom Come Deliverance screenshot monastero realtà

Kingdom Come: Deliverance è immenso, abbiamo avuto 3 ore per provarlo e la sensazione è quella di non aver approfondito nulla. Il livello di dettaglio è impressionante e c’è grande cura in ogni aspetto con un risultato davvero incredibile per un team medio-piccolo che è partito da una trentina di persone e solo ora ne conta poco più di 100.

La caratterizzazione del personaggio è ovviamente impeccabile e grande vanto del gioco, con un’ampia gamma di talenti ricchi di pro e contro e un sistema di level up simile a quello di Skyrim, per cui l’abilità che si usa più spesso è quella che sale effettivamente di livello. Anche le animazioni sono varie e molto apprezzate, ce ne sono create ad hoc per scavalcare recinzioni o per salire e scendere dalle scale con un ritmo di camminata diverso da quello normale.

La caratterizzazione non si limita alle sole statistiche, ma influenza anche il comportamento che il protagonista deve assumere in determinate situazioni. Ci è stato mostrato un esempio in cui il giocatore deve impegnarsi per essere accettato dalla comunità di monaci della cittadina, e per fare ciò è necessario seguire alla lettera le abitudini giornaliere dei religiosi, come alzarsi all’alba, mangiare ad un determinato orario e vestirsi in un certo modo.

 

Oltre ad una particolare cura nel gameplay, Kingdom Come: Deliverance si rivela accurato anche a livello storico, mostrando l’esatto volto dell’europa medievale. Ogni NPC con un nome è realmente vissuto al tempo, lo stesso vale per gli accadimenti storici, per le ambientazioni e per le architetture. Tutto ciò che vedete nel gioco è una rappresentazione quanto più fedele del 1403 della Boemia. L’immagine che vedete qui sopra a inizio paragrafo è un chiaro esempio di come sia stato riportato pari pari in gioco un monastero realmente esistente. Questo edificio in particolare era ancora in costruzione al tempo in cui si svolgono le vicende di gioco, per cui durante la nostra avventura è possibile vedere le impalcature e gli abitanti al lavoro.

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Ovviamente tutto questo ben parlare deriva dal contesto. Siamo di fronte a un titolo con grandissime ambizioni uscito da Kickstarter, ed è quindi normale giudicarlo con una manica più larga del solito. Non aspettatevi quindi un esecuzione tipica di un tripla A perché rimarreste delusi. Se avete desiderato questo gioco vedendo la campagna Kickstarter anni fa, sicuramente lo apprezzerete ancor di più giocandolo.  Il titolo rispetta a pieno le promesse fatte 4 anni fa, ma nonostante il grande impegno non è privo di imperfezioni: durante la nostra “breve” prova abbiamo comunque riscontrato qualche calo di frame e bug che ci hanno costretto a ricaricare un salvataggio. Sicuramente fastidioso, ma decisamente dimenticabile se si tiene in mente il team che sta dietro allo sviluppo.

 

Commento
Avete preso un brutto voto in storia perché studiavate giocando ad Assassin's Creed? Questo perché avete sbagliato gioco, quello giusto è Kindom Come: Deliverance, GDR con la G, la D, e la R maiuscole. Puro RPG di vecchio stampo con meccaniche di combattimento innovative e impegnative che però fanno solo da contorno ad una narrativa di spessore che si fa vera protagonista del gioco. Il gameplay è lento, ma nel senso buono della parola. Per goderselo a pieno è necessario immergersi nell'ambientazione e nella storia, mettendosi nei panni del protagonista, figlio del fabbro, che in quanto tale non ricoprirà mai il ruolo del grande eroe tipico dei più comuni RPG. A conti fatti una campagna Kickstarter degna di nota che fa ciò che anni fa ha promesso. Siamo quindi felici di vedere il compimento di un'opera con premesse impossibili, ma a quanto pare degne di Warhorse Studios. Non vediamo l'ora di mettere le mani sul gioco completo tra qualche mese, con la speranza di concludere con una recensione di pari livello.
Pro e Contro
Dialoghi e cinematiche ad alto livello
Combattimento innovativo e azzeccato
Il GDR che mancava
Testi in italiano
Colonna sonora d'orchestra

x Battaglie tra squadroni caotiche (volutamente?)
x Imperfezioni tecniche come bug e cali di frame

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