In una famosa recensione di
The Witcher 3 su Steam, un utente aveva definito il gioco la storia di un uomo che viaggia in giro per il mondo con l’obiettivo di diventare maestro di
Gwent, con a contorno un action-rpg in secondo piano. È ovviamente un’iperbole, ma CD Projekt Red ha ricevuto tantissimi feedback da parte degli utenti che richiedevano a gran voce una versione stand-alone del gioco di carte, e, in occasione della Gamescom di Colonia, noi di I Love Videogames siamo riusciti a mettere le mani su una build giocabile del prodotto.
Non ti piace vincere facile
CD Projekt Red ha deciso di sviluppare un vero e proprio titolo di Gwent, campagna inclusa
Sarebbe stato facile per gli sviluppatori prendere la componente del Gwent implementata in The Witcher 3, aggiungerci il multiplayer online e vendere il tutto ad una quindicina di euro sui vari store.
CD Projekt Red però ha deciso di fare le cose per bene, per cui non si è limitata a questa operazione a misura di pigri e non ha nemmeno solamente migliorato l’interfaccia del prodotto (con nuove animazioni per gli effetti atmosferici in campo e una versione “premium” di alcune carte che in sostanza mostra una sorta di cutscene realizzata col motore di The Witcher 3, piuttosto della classica immagine statica). L’azienda ha piuttosto introdotto, da una parte, nuove carte e mazzi inediti per il gioco, andando a rivedere alcune regole delle partite per migliorarne il bilanciamento; dall’altra (soprattutto) ha aggiunto una campagna in single player con una decina di ore di contenuti, che permetteranno (questa è la promessa) di vivere altre vicende tratte dall’universo narrativo della serie, introducendo nuovi personaggi ma anche andandone a ripescare qualcuno già presentato al pubblico.
Abbiamo potuto assistere ad una sessione giocata dei primi momenti della campagna, che in sostanza alterna movimenti su una worldmap con visuale isometrica dove, nonostante l’obiettivo principale sia evidenziato per bene (con tanto di indicazioni sulla strada più corta da percorrere per arrivarci), è possibile esplorare tutto l’ambiente liberamente, imbattendosi in missioni secondarie che elargiranno poi delle carte extra. Il Gwent in questo arco narrativo infatti è utilizzato come una sorta di “metafora”, e tutti gli incontri in cui si imbatteranno Geralt e i suoi (e, allo stesso modo, tutti i segreti di cui verranno a conoscenza) verranno gestiti mediante le carte da gioco, inscenando partite o sbloccando carte affini a quanto imparato sul campo (per esempio, una volta trovato un potentissimo esplosivo Geralt ha potuto aggiungere al suo mazzo una carta capace di “bruciare” la creatura più forte sul terreno di gioco).
I dubbi, a questo punto, riguardano il peso che la campagna in singolo avrà nell’economia dell’esperienza: ci fa ovviamente piacere la prospettiva di passare altre ore nei panni di Geralt di Rivia
, ma allo stesso modo ci piacerebbe che questa storyline fosse in tutto e per tutto opzionale, non avendo particolari conseguenze poi sugli aspetti competitivi del titolo. L’altro dubbio fa giocoforza riferimento alla natura Free to Play scelta dagli sviluppatori per il titolo, anche se va detto che esempi positivi in questo senso non mancano e che, comunque, CD Projekt Red si è premurata di specificare che non si tratterà di un cosiddetto “Pay to Win”.
You are the Wild Card
Un gioco di carte atipico dove strategia e bluff sono due concetti cardine
Subito dopo la presentazione, come detto, abbiamo potuto disputare un paio di partite in multigiocatore contro un altro collega. Le sensazioni, in questa fase, ci sono sembrate abbastanza familiari, visto che comunque la matrice del tutto è quella ben conosciuta grazie a The Witcher 3 e che i mazzi tra cui scegliere erano ripresi proprio dal terzo capitolo della saga dello Strigo. Ogni fazione (che corrisponde ad un deck diverso) è dotata di caratteristiche differenti e di un’abilità speciale unica, con per esempio i Mostri capaci di giocare sulla quantità (evocando altri compagni dal mazzo e permettendo alla fine di ogni turno di mantenere sul terreno una delle carte presenti in gioco) e il mazzo Skellige (introdotto in Blood and Wine e riproposto in questa build) a giocare invece con il cimitero, permettendo di scartare carte dalla mano o dal mazzo per poi “richiamarle dalla tomba” ed elargendo di tanto in tanto qualche bonus alle statistiche. Al netto della scelta del mazzo,
il Gwent comunque è un gioco basato fortemente sulla strategia e, in particolare, sul bluff. Ogni round si gioca finché entrambi i giocatori non passano la mano, mettendo in campo le proprie truppe (le carte) finché non si è soddisfatti: vince chi, alla fine del turno, ha in campo le forze maggiori (ogni carta ha un valore d’attacco che contribuisce al totale finale). Giocarsi però tutto subito è deleterio, visto che si pescano carte dal mazzo solo all’inizio della partita (a meno di non ricorrere a qualche effetto secondario) e con quanto si ha in mano bisogna affrontare l’avversario al meglio dei tre turni.
L’unica novità di rilievo, lasciando da parte le varie migliorie visive all’interfaccia (come detto, arricchita di animazioni e di più immediata interpretazione), stava appunto nella possibilità di scartare, subito dopo aver pescato all’inizio dell’incontro, fino a tre carte dalla mano (in luogo delle due concesse in The Witcher 3), da sostituire ripescandone altrettante dal mazzo. Per il resto
il gioco ci è sembrato, al momento, del tutto in linea con quello che conoscevamo già, confermandosi un prodotto abbastanza atipico in questo segmento e “facile da imparare, difficile da padroneggiare”. Il punto chiave a questo livello è sicuramente quello del bilanciamento, che andrà valutato durante la beta (e nel prodotto finale) con l’innesto delle nuove carte promesse dagli sviluppatori.
Commento
Pro e Contro
✓ Assuefacente
✓ Arricchito di animazioni e contenuti
✓ Campagna in singolo...
x ... Che bisognerà capire quanto obbligatoria
x Il bilanciamento terrà duro?
#LiveTheRebellion