Grazie all’invito di Bandai Namco, siamo stati ospitati a Milano (nella cornice dell’Hangar Bicocca) per provare con mano Dragon Ball Xenoverse, l’ultima escursione videoludica dell’opera di
Akira Toriyama a cura di
Dimps. Quelle che seguono sono le nostre impressioni, condite da qualche contributo fotografico scattato in loco.
I need a hero
Rispetto ai classici titoli legati alle avventure dei
Guerrieri Z, le vicende raccontate non saranno propriamente quelle del manga originale: i cattivi della situazione infatti (
Towa, uno scienziato proveniente da una dimensione demoniaca, e Mira, una creatura artificiale creata per essere a più forte dell’universo) hanno preso di mira la storia stessa del mondo di Dragon Ball.
tutto il potenziale per riuscire a convincere i giocatori
L’obiettivo del giocatore, chiamato ad interpretare un personaggio di sua invenzione creato con l’editor del gioco, è quello di ripristinare la linea temporale corretta. Questo approccio narrativo, per quanto forse non propriamente originale a livello di concetto, ha sicuramente tutto il potenziale per riuscire a convincere i giocatori, che una volta tanto quindi non sapranno cosa aspettarsi dal punto di vista dello storytelling. Insomma, trovarsi di fronte a qualche sorpresa (tanto più che solitamente si tratta di contenuti riusciti ed interessanti) rispetto alla solita “
minestra riscaldata” non può che regalare un po’ di ossigeno ad un prodotto di questo tipo.
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Il festival delle mazzate
Dal punto di vista ludico la serie con Xenoverse asseconda quello che pare il trend di questa nuova generazione ed introduce una certa componente “social” vagamente ispirata all’MMO. Accedendo a Toki Toki City (
una sorta di hub online che in pratica fa le veci della Cittadella di Destiny) sarà possibile interagire con gli altri giocatori connessi per organizzare sfide assieme o contro i loro personaggi (incluso l’iconico Torneo Tenkaichi) oppure interagire con loro eseguendo pose riprese da quelle originali del manga (
Dimps ad esempio ha mostrato una clip in cui cinque giocatori riproponevano le movenze della squadra Ginyu).
risponde in modo fluido ai comandi impartiti
Al netto di questi aspetti inediti, le meccaniche abbandonano almeno in parte la parentesi aperta con
Dragon Ball: Battle of Z riproponendo un approccio più “tradizionale”, che ricorda da vicino quello della serie Tenkaichi (
o dei due Raging Blast usciti su PS3 e 360). Si attacca con alternando i tasti quadrato e triangolo (
quest’ultimo caricabile), mentre il tasto cerchio si occupa della gestione degli attacchi energetici (
e dell’attivazione delle tecniche proprie di ogni personaggio). Facendo pressione invece sul tasto X è possibile “teletrasportarsi” alle spalle dell’avversario in caso si stia subendo una serie di attacchi oppure dopo averlo scagliato lontano per continuare a colpirlo. Non manca ovviamente la possibilità di trasformarsi durante la partita (
abbiamo potuto assistere alla trasformazione di Goku e Vegeta in Super Saiyan di primo livello), mentre sul fronte “novità” c’è la possibilità di passare ad una visuale in prima persona che permette di vedere l’aura e la posizione dei vari nemici presenti nell’arena. Per quanto siamo riusciti a toccare con mano il prodotto finale appare convincente anche da questo punto di vista, rispondendo in modo fluido ai comandi impartiti e riacquistando almeno una parte dell’antico “
tasso tecnico” della serie Tenkaichi. Per il giudizio definitivo però bisognerà giocoforza attendere l’uscita del gioco nei negozi, in modo da poter testare l’effettiva profondità del battle system.
Più espressivo di Stallone
La demo a disposizione, in versione Playstation 4, tecnicamente si presenta davvero bene: generalmente quello visivo è un aspetto che non ha mai deluso quando si parla di tie-in di Dragon Ball, ma il passaggio alla nuova generazione ha davvero permesso a Dimps di offrire il meglio da questo punto di vista, inserendo (
finalmente!) in-game animazioni facciali per i personaggi ed in generale confezionando il tutto con una grafica di assoluto rilivevo. L’unico aspetto un po’ sottotono è la distruttività ambientale, presente ma non persistente: il terreno di gioco ad esempio si modifica a seguito di un attacco energetico troppo vicino alla superficie, ma dopo pochi secondi torna come nuovo.
Commento
Pro e Contro
✓ What-if ed editor sono aggiunte con tanto potenziale
✓ Graficamente bellissimo
✓ Il gameplay ritorna al classico...
x ... Ma va testato a fondo
x Distruttività ambientale presente ma non persistente
#LiveTheRebellion