Recensione The Last Of Us Parte 2 Remastered

La gatta frettolosa fece i figli ciechi, la gatta capitalista pure!

Recensire una Remastered è una cosa che trovo abbastanza fuori dalle mie corde. Quando scrivo sono i voli pindarici che le storie che vivo mi fanno spiccare a prendere il sopravvento, e si finisce per parlare di tutt’altro rispetto allo specifico videogioco in sé, almeno in apparenza. Qui i miei voli li ho gìà belli e fatti all’epoca, quindi non starò qui ad analizzare il gioco in sé quanto piuttosto gli extra che offre. Qualche sporadico volo non lo escludo, comunque, quindi un paracadute per sicurezza portatevelo.

Iniziamo dalle domande che più hanno rimbombato dall’annuncio: ne avevamo bisogno? È un’operazione degna di nota? È solo marketing? È troppo presto?

La risposta a queste domande è dentro di te, ed è sbagliata! Cit.

Una battuta evergreen che sta bene su tutto, anche se non è una battuta la prima parte della frase.

C'era bisogno di questa remaster?

Su due piedi mi sentirei di dire che è se non altro una pensata di marketing, e mi viene da dire che non è nemmeno troppo presto. Anzi forse è anche tardi, perché il mondo va a mille all’ora e lo strascico della serie tv è già quasi bello che sparito. Manca ancora un anno abbondante alla seconda stagione che riaccenderà il sacro fuoco del chiacchiericcio digitale tra il potenziale nuovo pubblico attirato dalla serie HBO.

Questo quindi mi fa pensare che Sony non si aspettasse un successo così travolgente dalla serie tv ed abbia cercato di salire in corsa sul treno del profitto per cercare di mungere qualcosina, soprattutto dopo il disastro della cancellazione della modalità multiplayer con annessi milioni buttati nel cesso. Una decisione più che legittima capitalisticamente parlando, poi che possa piacere o meno è un altro conto.

A far storcere il naso potrebbe essere per esempio che il DLC di God of War Ragnarok è gratis mentre questo upgrade è a pagamento, ma secondo me la cosa è “giustificata” dal fatto che questa operazione ha fondamenta ed esigenze diverse. Si direbbe atta tra le altre cose ad allargare la fanbase. Altro pensiero: se l’upgrade fosse gratis la gente potrebbe per esempio comprare a 20€ la versione PS4 e sfruttando l’upgrade gratuito e così Sony perderebbe quel famoso treno del profitto (a questo puntano le aziende non dimentichiamolo a prescindere da come ci poniamo nei confronti di certe operazioni commerciali). GoW Valhalla invece è un DLC che ha come target chi è già fan di Kratos, e ha come scopo la fidelizzazione dell’utenza e niente più.

Questa è la mia modesta e molesta analisi (probabilmente sbagliata) della questione. Ma ora smetto di fare il businessman della domenica e mi lancio sulla ciccia come uno Stalker su una bella giugulare indifesa.

Cosa cambia all’atto pratico?

A livello grafico c’è stato un mini-lifting che si nota un po’ di più durante le cutscene e in alcuni dettagli ambientali e di illuminazione – ma niente di sostanziale. Per il resto mi è sembrato di giocare alla versione base. Quindi sì, il concetto di remastered va già bellamente a farsi benedire visto che il resto dei contenuti sono degli extra che poco hanno a che fare con il suddetto termine.

La novità palpabile è pad alla mano, grazie all’integrazione delle feature del dual-sense che trasmettono al tatto una sensazione diversa (e convincente) in base all’arma impugnata. Ognuna è diversificata dalle altre anche quando si colpisce un bersaglio. È comunque il minimo che mi aspettassi viste le funzionalità del controller PS5.

La novità più consistente è la modalità roguelike denominata “Senza Ritorno“, che è stata molta croce e un po’ delizia. Naughty Dog ha fatto un lavoro eccelso nella creazione di questa modalità – e sottolineo creazione, poi capirete il perché. Le run generano casualmente “arene” riprese dalle varie location del gioco, in cui affrontare una delle varie fazioni conosciute nella trama principale. Tolto il primo quadro, tutti gli altri sono scelti dal giocatore in base a un sistema di progressione che lo mette di tanto in tanto di fronte a una diramazione – ma in ogni caso, al quinto livello completato si raggiunge la lotta contro un boss. Per lo più si tratta di repliche di boss fight della storia principale (nel tempo che sono riuscito a dedicarci). Si può scegliere anche il livello di difficoltà applicando tra l’altro tantissime opzioni/variabili/modificatori a una delle 4 tipologie di gioco (assalto, caccia, resistenza, conquista) creando ogni volta una partita diversa dalla precedente. Affrontando varie run si sbloccano sempre più personaggi con abilità uniche, nonché nuovi modificatori e variabili che renderanno le partite successive sempre più dinamiche.

Qui finisce la creazione, e purtroppo anche le note più liete. Passiamo alla pratica che ha alcuni pregi ma soprattutto difetti non da poco. Per cominciare, non essendo il gameplay pensato per modalità così arcade in diverse situazioni presta fortemente il fianco a magagne strutturali. Alcune delle variabili e modalità esaltano abbastanza bene le possibilità che il gameplay di TLOU mette a disposizione, come i livelli in cui è richiesta più pianificazione rispetto alla frenesia. Se avete amato il gioco in questo senso siete a cavallo.

I problemi seri secondo me riguardano gli assalti e i momenti più concitati, che mal si adattano a un gameplay compassato e non votato all’azione repentina. Come accade nel gioco base nemmeno qui siamo un one-man army, perciò quando siamo presi d’assalto ci si lascia le penne molto facilmente. Questo spinge a pianificare bene le mosse e a sfruttare tutte le possibilità fornite dagli sviluppatori, ma anche a giocare in modo estremamente conservativo. Risultato: rischia di diventare tutto noioso. Tranne, chiaramente, nel momento in cui si viene scoperti o in quei livelli in cui i nemici hanno il vantaggio di conoscere la posizione di chi gioca. Dover resistere ai loro assalti si sposa malissimo con il gameplay: i tempi di reazione sono troppo lenti, la ricarica delle armi richiede troppo tempo, curarsi diventa impossibile per lo stesso motivo. La gestione della telecamera poi impedisce di avere una visione chiara di quello che ti succede attorno, il che porta spesso a morti frustranti non dipendenti dall’abilità del giocatore.

Tutti problemi che diventano ancor più evidenti quando la fazione nemica è formata da infetti, che a differenza degli umani non si fanno scrupoli a lanciarcisi addosso. Se c’è di mezzo anche un Clicker siamo fritti: ci shotta con un morso. Sono paradossalmente più pericolosi dei Bloater che almeno sono lenti e comunque non ti uccidono con un colpo.

Sarebbe stato importante ribilanciare questi aspetti in qualche modo, ad esempio con un alert per gli attacchi dai punti ciechi, o dando la possibilità di liberarsi da una presa premendo un pulsante col giusto tempismo, o ancora permettere cure immediate eliminando l’animazione delle fasciature – presente nel gioco base per trasmettere quel senso di precarietà. La roguelike è invece una modalità più votata all’azione, e si finisce a morire spesso per questi motivi facendo sì che siano le mie palle a diventare Clicker roteanti.

Nonostante questo, tutto sommato a livello di variabili il team di sviluppo si è sbizzarrito. Alcune tra le più divertenti sono i nemici che prendono fuoco quando li attacchi in mischia o che rilasciano bombe pronte ad esplodere quando muoiono ed ampliano le possibilità strategiche. Un’ottima idea che però fa percepire una certa pigrizia nel lasciare il gameplay praticamente identico alla modalità storia, vanificando così la varietà implementata qui. Armi e abilità inoltre non sono tantissime – il contrario di come è tipico di un roguelike. Per riassumere: è curatissimo il rivestimento ma il contenuto è molto sciapo. Ci si poteva tutto sommato lavorare di più. Se poi a voi come un po’ a me il gameplay di TLOU piace ma a lungo andare stufa, allora i problemi sono esponenziali e non so fino a che punto ne valga la pena.

Purtroppo tutto questo è il risultato di un’operazione evidentemente nata e sviluppata in fretta e furia per motivi totalmente commerciali. Ma come in tutte le grandi storie c’è un deus ex machina a salvare la pellaccia dei nostri eroi, almeno in piccola parte, quando sembrano spacciati. Si sblocca praticamente subito una modalità personalizzata, che consente la libera scelta di qualsiasi tipologia di opzione e variabile di gioco tra quelle disponibili (e già sbloccate nella modalità roguelike standard). Chi gioca ha il potere di creare un’esperienza su misura e godersi al massimo quello che più gradiscono, evitando come la peste quello che al contrario non vorrebbero.

Quando si tratta di inclusione e accessibilità secondo me gli alfieri di Sony hanno pochi eguali.

Voi puristi, già vi vedo storcere il naso: se volete giocare alla modalità più difficile dell’universo fatelo, e godetevi la sensazione e basta. Si chiamano opzioni proprio perché puoi sceglierle o meno, quindi pace a tutti, skillati e non.

Una storia così potente che anche avendola già vissuta regala mille emozioni.

La trama? Quella è e quella rimane, quindi vi dico un segreto: la recensione con la trama la trovate qui, su su!
L’aggiunta forse più interessante e un po’ meno appariscente è la mole di contenuti dedicati ai dietro le quinte. Si possono giocare 3 livelli tagliati in fase pre-alpha, con commenti dei vari sviluppatori e dello stesso Druckmann che ci accompagnano nell’esplorazione spiegandoci cosa volevano fare e perché poi sono stati tagliati. Una volta finito il gioco si può ripetere l’avventura con i dialoghi disattivati e sostituiti dai commenti e aneddoti degli sviluppatori e attori (con il dovuto scongiuro: si può importare un salvataggio preesistente).

Sono incluse alcune puntate del podcast di Naughty Dog – che però presumo non siano esclusive perché si trovano anche le trascrizioni sul sito ufficiale. A fronte di molti dietro le quinte insomma poco è davvero esclusivo alla remastered – un altro problema figlio secondo me di un lavoro frettoloso e dell’impossibilità di produrre qualcosa davvero ad-hoc. Purtroppo questi contenuti sono tutti esclusivamente in inglese, dei merdosi sottotitoli ce li saremmo meritati.

Per concludere, se non avete mai giocato TLOU2 questa è la versione migliore per voi – ed è un must, perché a prescindere da tutto il gioco è un capolavoro. Per chi se lo è già goduto ci sono pochi motivi per spendere quei 10€ di upgrade, se non altro la curiosità sfrenata nei confronti di alcuni processi di sviluppo sicuramente interessanti e/o un amore sconfinato per il gameplay che potrebbe farvi superare il pessimo rapporto con una modalità arcade come un roguelike.

Voto e Prezzo
5.5 / 10
5€ /10€
Commento
Una remastered che ha ben poco di remastered, con tanti contenuti dietro le quinte che però non bastano a salvare un'operazione dettata dal bisogno di fare cassa. Un upgrade economico per le finanze di chi acquista, e consigliato per chi gioca per la prima volta.
Pro e Contro
Ottima per i neofiti
Tanti dietro le quinte, ma...
Economico, ma...

x TLOU e roguelike non si sposano
x ...no esclusive
x ...giusto per il lavoro svolto

#LiveTheRebellion