Un anno e mezzo fa giungeva per la prima volta sugli schermi occidentali
The Silver Case, la seminale
visual novel giapponese che nel 1999 diede il via al fenomeno
Suda51 ed alla sua serie
Kill the Past. Per gli appassionati del game director nipponico, impegnati da un decennio e mezzo nella ricerca di informazioni tra oscuri fansite giapponesi risalenti allo scorso millennio ed azzardate traduzioni amatoriali, si è trattato di un vero e proprio miracolo. Miracolo che a giudicare dalle
vendite su Steam deve invece aver lasciato indifferente, per non dire perplesso, confuso e basito il grande pubblico e tutti coloro che hanno imparato a conoscere Suda51 negli anni più recenti, dopo la svolta commerciale di
No More Heroes. Gli scarsi risultati devono però essere stati valutati soddisfacenti, tant’è che
NIS America, dopo un rapido port su PS4, ha annunciato la realizzazione di un remake di
The 25th Ward: The Silver Case, un’altra delle opere di Suda Goichi rimaste finora inedite in occidente e sequel diretto di The Silver Case.
Versione Testata: PlayStation 4
The 25th Ward: The Silver Case non è solo l’ultimo titolo mancante della produzione Grasshopper Manufacture ad essere finalmente localizzato in occidente, ma è anche una vero e proprio lavoro di
salvataggio e conservazione di un’opera videoludica. Ideato in forma episodica, 25th Ward venne infatti rilasciato tra il 2005 ed il 2008 sui cosiddetti
gara-kei, i cellulari giapponesi dell’era pre-smartphone. Dopo alcuni passaggi tra publisher diversi, il “
servizio The 25th Ward” venne infine dismesso nel 2011, rendendo il titolo a tutti gli effetti
un gioco fantasma. The 25th Ward è esistito per un certo periodo, e poi non più. Almeno fino ad oggi, quando 25th Ward è tornato finalmente a vivere, con un remake HD sulla falsariga di quello di The Silver Case.
Kill the Past, Kill the Life
Approcciarsi al mondo di The 25th Ward da
neofita è
assolutamente impossibile. Il gioco ha radici nel
lore della saga Kill the Past talmente tanto profonde da richiedere perlomeno una conoscenza piuttosto solida degli avvenimenti di The Silver Case. Nel precedente titolo abbiamo imparato a conoscere il modello ideale di città noto come “
The 24 Wards” con tutti i suoi torbidi retroscena, i passati drammatici dei suoi abitanti, le macchinazioni socio-politiche di misteriose organizzazioni e l’esistenza di entità in bilico tra l’umano ed il trascendentale come il killer
Kamui Uehara. The 25th Ward si ambienta 5 anni dopo quegli avvenimenti in una nuova cittadina,
il 25esimo distretto. Di nuovo un apparente modello di sviluppo urbano per la società del futuro, anche stavolta il 25esimo distretto diventerà il terreno di una guerra sotterranea basata sulla manipolazione sociale ed individuale. Questa volta assisteremo al delinearsi degli avvenimenti da 3 punti di vista diversi: i detective della
Heinous Crimes Division Shiruyabu Mokutaro e
Shinko Kuroyanagi, l’ufficiale del
Regional Adjustment Bureau Tsukino Shinkai, il reporter freelance
Tokio Morishima, vecchia conoscenza di chi ha giocato The Silver Case. Le tre storyline, distinte ma strettamente interconnesse, potranno essere affrontate dal giocatore in qualsiasi ordine e perfino a capitoli alterni. Ogni singolo capitolo forma infatti un
tassello di un
puzzle più grande che nel pieno stile dei giochi Kill the Past resterà
in larga parte incompiuto.
The 25th Ward: dedicato agli aficionados
The 25th Ward è
un gioco criptico,
esoterico, in cui
il non detto, il sommerso, è più importante dell’evidente. Fiumi di dialoghi apparentemente di nessuna importanza nascondono sporadici riferimenti, che solo i più attenti potranno correttamente individuare e ricollegare. Il titolo è permeato da un’atmosfera dove il noir sposa il surreale, dove più livelli di trama si stratificano, dove nessuno è chi dice di essere o chi crede di essere, dove il doppiogioco è l’eccezione ed il triplo e quarto gioco sono la norma. Le tematiche e le fascinazioni di The 25th Ward restano in larga parte le stesse di The Silver Case: il tentativo della creazione di una società perfetta (o alternativamente di
soldati perfetti, o di
criminali perfetti) mediante il condizionamento degli individui; una riflessione sulle potenzialità e sui rischi della rete e del mondo interconnesso; il concetto
memetico delle informazioni e delle idee che si propagano come virus e che come questi mutano, assumendo nuove forme ed identità; la perdita della memoria, ed il viaggio interiore per ritrovare essa e se stessi. In The 25th Ward non c’è nulla di davvero nuovo rispetto agli altri titoli Kill the Past, solo un ulteriore (non) approfondimento di ciò che (non) era stato esposto in precedenza. Se da un lato questo lo rende un titolo non essenziale per la fruizione della saga
goichiana, dall’altro si configura come l’omaggio perfetto, il
fanservice ideale per tutti coloro che hanno investito tempo ed energie mentali nella decodifica dei deliri lynchiani, mistici e sociopolitici dell’autore giapponese.
Visual Novel non convenzionale
Riportare in vita un titolo studiato per i cellulari giapponesi dello scorso decennio ed adattarlo a piattaforme più moderne e convenzionali come PS4 e PC ha richiesto la realizzazione di un vero e proprio remake. Mantenendo inalterati gli artwork, gli ambienti poligonali sono stati interamente creati da zero sulla falsariga del lavoro svolto in precedenza per The Silver Case, con uno
stile particolarmente
minimale e vaporwave. La presentazione fa uso dello stesso
film window system visto nel prequel: un guazzabuglio di finestre che si affacciano a schermo, mescolando stili grafici e narrativi. Non deve stupire che The 25th Ward sia un titolo in cui la componente narrativa, ma anche solo puramente estetica e tematica sia nettamente preponderante su quella ludica. Come nella più classica delle visual novel giapponesi ci troveremo per gran parte del tempo immersi nelle conversazioni tra personaggi, e solo in sporadici casi andremo ad agire direttamente risolvendo degli enigmi, alcuni dei quali non propriamente convenzionali, un’anticipazione di quello
stile iconoclasta che avrebbe poi caratterizzato la produzione moderna di Grasshopper Manufacture. Un plauso merita la colonna sonora, perfetta sintesi delle sensibilità di
Masafumi Takada e
Akira Yamaoka, i due compositori che in epoche diverse hanno segnato il
mood ed il
feel dei giochi di Suda51 e di GhM.
Verdetto
7.5 / 10
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Commento
Pro e Contro
✓ L'ultimo gioco inedito GhM finalmente in occidente
✓ Un vero e proprio regalo agli appassionati
✓ Avventura densa, cupa ed impenetrabile
x Incomprensibile per i neofiti
x Porzione narrativa preponderante su quella ludica
x Nessuna novità essenziale nell'economia della saga
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