“Ho 14 nipoti. Se dovessi pagare anche un solo centesimo per ognuno di loro mi ritroverei con 14 nipoti rapiti.”

Ridley Scott negli ultimi anni sta dividendo l’opinione degli appassionati di cinema, da PrometheusAlien Covenant, al più che piacevole The Martian, fino al voler sostituire del tutto l’interpretazione di Kevin Spacey, a seguito degli scandali che hanno coinvolto l’attore di American Beauty, con Christopher Plummer, proprio in Tutti i Soldi del Mondo, al cinema dallo scorso venerdì.

Christopher Plummer che, una volta raggiunti i titoli di coda dopo i circa 120 minuti di film, è probabilmente il miglior aspetto dell'ultimo lavoro di Scott.

Tutti i soldi del mondo (All the Money in the World) romanza il rapimento di Paul Getty III, nipote dell’uomo più ricco del mondo negli anni ’70, e dell’accordo con la ‘Ndrangheta calabrese per riaverlo con un riscatto partito inizialmente da ben diciassette milioni di dollari.
Nel cast , oltre il già citato ( e lodato) Plummer,  il nipote dello stesso Charlie Plummer, Mark Wahlberg e una convincente Michelle Williams, muovono i propri passi tra orecchi tagliati, telefonate tracciate e  pseudo inseguimenti in paesini italiani disabitati.

Ma a conti fatti, Tutti i soldi del mondo vale il prezzo del biglietto e le tre candidature ai Golden Globe (che non ha vinto) ?

Che Schifo i poveri
La storia, come detto qualche riga più in alto, è romanzata, e i fatti sono solo lontanamente simili a quanto accaduto nella realtà, se si tralasciano certe scelte strane come la sede delle Brigate Rosse alla luce del sole, con tanto di Wahlberg che li apostrofa come Comunisti di M***a senza paura (da buon ex agente CIA), oppure gli esponenti della ‘Ndragheta che lanciano sassi sui parabrezza con una precisione certosina, ma non si accorgono immediatamente di essere osservati da un elicottero. Una romanzata che è comunque funzionale e accompagna lo spettatore nelle due ore di spettacolo, mettendo in luce il rapporto familiare e la figura egoista di Getty.

E sono proprio le scene di Getty quelle più convincenti, Tutti i soldi del mondo comincia con una premessa del giovane nipote (Charlie Plummer) quella di non giudicare suo nonno o la sua famiglia, perchè sono persone profondamente diverse da quelle comuni, grazie e soprattutto a causa del patrimonio. Ancora una volta nel giro di poche righe, mi trovo a lodare Christopher Plummer, ottimamente calato nella parte che non era inizialmente prevista per lui: i pochi scambi di battute con il resto di cast lo fanno emergere ancora di più, lasciando più volte spiazzati per le risposte acide e sadiche del miliardario.

E l’Italia che fa?
Se romanzare la famiglia Getty si è rivelato convincente, un po’ meno riuscita è stata invece la scelta di rappresentare  gli anni settanta italiani con così poca precisione e tanta, forse anche troppa incompetenza. Incompetenza da parte delle forze dell’ordine, che in Tutti i Soldi del Mondo non riescono a distinguere un cadavere di un diciottenne da quello di un quarantenne; incompetenza da parte della sceneggiatura, che vede gli italiani (anche i romani non solo i calabresi) come dei poveri fessi  che si fanno scappare i rapitori da sotto il naso fino ad un paesino disabitato. Ogni scena con protagonista Wahlberg si tramuta in una pernacchia alle forze dell’ordine locali, rimesse in riga da un ex-agente CIA che tramuta in realtà le barzellette sui carabinieri.

A nulla servono le comparsate di attori italiani come Nicholas Vaporidis, se poi la parte principale del calabrese Cinquanta, che prenderà a cuore le sorti del giovane Paul, viene affidata ad un francese (senza nulla togliere a Romain Duris), con un doppiaggio che purtroppo non può rendere come un accento reale.

Nel caso però non facciate caso a questo aspetto, riuscirete comunque a digerire il film, nonostante una conclusione fin troppo accelerata, considerando il minutaggio totale di Tutti i Soldi del Mondo. Ridley Scott è riuscito a confezionare un discreto bio-pic, nonostante qualche licenza poetica di troppo. Un film non destinato a lasciare il segno, e che difficilmente ricorderemo tra qualche anno, nonostante le polemiche e le candidature ricevute.

#LiveTheRebellion