Stefano Calzati

Speciale La Mummia – Maledetto antico Egitto

18 anni dopo l’uscita dell’originale cult con protagonisti Brendan Fraser e Rachel Weisz, La Mummia torna sul grande schermo, diretta da Alex Kurtzman, con un reboot (pronto ad inaugurare il Dark Universe di Universal) che forse sarebbe dovuto rimanere nel sarcofago.

Dopo aver profanato la mia tomba appena fuori da Il Cairo, il buon Guido mi ha mandato al grazioso cinema Colosseo (per rimanere in tema di meraviglie del mondo antico) di Milano per assistere all’anteprima del reboot de La Mummia (nelle sale da ieri), pellicola che inaugura il Dark Universe della Universal; una galassia che porterà nelle sale anche il reboot di Van Helsing e tanti altri personaggi, come Dracula e l’Uomo Invisibile, tutti nello stesso mondo, un po’ come accade con Marvel e DC. Certo che, se il buon giorno si vede dall’antico Egitto, allora non riesco ad essere molto ottimista per il filone.

Un’oasi! Ah, no, era solo un’allucinazione
e pensare che questo reboot non era neppure cominciato male…
Non sarà certo stato un capolavoro, ma l’originale, con protagonista la spassosissima coppia Fraser / Weisz, è tutt’oggi un cult. Un film che sapeva mescolare bene cose già viste, ispirandosi palesemente alla trilogia di Indiana Jones, e aggiungendoci un mondo egizio coinvolgente, misterioso, con ironia a fiumi, piaghe bibliche e un grande senso d’avventura. Insomma, un film che ho visto 100 volte e che non stanca mai, nonostante fosse decisamente terra terra. E bisogna ammettere che l’avvio di questo reboot è abbastanza galvanizzante, tra reminiscenze che vanno da Indy fino ad Uncharted, in linea con lo spirito della saga, rivisitata però in chiave moderna. Non ci troviamo in Egitto, bensì in Iraq, dove miliziani ignoranti stanno vandalizzando a colpi di Kalashnikov quel che resta del patrimonio artistico mesopotamico, culla della civiltà e oggi vergognoso campo di battaglia. In questo contesto, due ricognitori dell’esercito degli Stati Uniti, Morton (uno spocchiosissimo Tom Cruise) e Vail (Jake Johnson), non solo fanno il loro lavoro per la patria, ma trovano anche il tempo di cercare tesori, un po’ per salvarli dalle grinfie dei ribelli, un po’ per venderli sul mercato nero.

Può non piacere, ma Tom Cruise buca lo schermo come pochi, anche qui.

…ma ben presto ha cominciato a far rimpiangere l’originale
Eccoli quindi dirigersi verso una cittadina, luogo in cui dovrebbe trovarsi un prezioso artefatto, senza immaginare che la stessa sia sotto il controllo degli pseudo-jihadisti. Quello che segue è un esilarante e adrenalinico conflitto a fuoco “tutti-contro-due“, in cui Vail non smetterà per un secondo di urlare il suo disappunto a Morton per la pessima idea. L’unica salvezza è chiedere un rischiosissimo raid aereo, che arriva provvidenziale, mettendo in fuga le milizie e lasciando un vistoso cratere nel terreno, da cui sbuca una statua egizia decisamente caratteristica e fuori luogo di migliaia di chilometri. Ecco quindi giungere sul luogo i Marine e l’addetta alla salvaguardia dei reperti storici Jenny Halsey (Annabelle Wallis), derubata degli appunti che indicavano l’ubicazione del tesoro da quel farabutto di Morton, dopo una notte di passione a Baghdad. Il cratere creato dai missili statunitensi è come un imbuto rovesciato, dove i tre si caleranno per scoprire un’immensa e irrealistica voragine profonda qualche centinaio di metri, protetta da gigantesche statue. Quello che trovano sul fondo e che sulle prime sembra una tomba, è in realtà una prigione maledetta, sigillata, immersa in una pozza di mercurio (capace di allontanare gli spiriti maligni, secondo gli antichi egizi) e dimenticata, che sembra dire “pessima idea” da ogni geroglifico. L’idea più malvagia è però stata quella degli sceneggiatori da qui in avanti, dal viaggio che porterà il sarcofago dall’Iraq all’Inghilterra attraverso i cieli.

Esclamare “Anubi!” per manifestare disappunto
Lo spettacolare stunt che potete vedere qui sopra, con protagonisti Cruise e la bionda Wallis, è davvero fantastico, ancora di più se si pensa che è stato davvero ripreso a gravità zero all’interno di un aereo preposto a questo tipo di esperienze, ricordando a tutti le abilità del nostro Tom. Quello davvero sbagliato è tutto il contesto. Prima di quella scena, sempre sullo stesso aereo, probabilmente è subentro alla regia George A. Romero, perché tutto ci si poteva aspettare tranne il più classico degli zombie, interpretato in un modo così grottesco (e il fatto che sicuramente fosse una scelta voluta è ancora più deprecabile) da portarci indietro agli anni ’70 e infilarci un paio di pantaloni a zampa. Da qui in poi, scena Zero-G a parte, una pellicola che doveva fare dell’avventura il suo cavallo di battaglia, si trasforma in un soft-horror di basso livello, pieno di morti viventi, una trama colabrodo, personaggi abbozzati e una scenografia tra il già visto e l’insignificante, forse la sua pecca più grande.

Dopo un buon antipasto, La Mummia porta in tavola atmosfere che spaziano dal polpettone horror di serie B ad un tiepido brodino di dado “supereroico”. Qui ci vuole Cannavacciuolo.

A questo va aggiunta la presenza di un Russell Crowe in versione Dr. Jekyll & Mr. Hyde veramente fuori luogo (non lui come attore, sempre bravo, proprio il personaggio) e inserito soltanto in ottica Dark Universe. Davvero, certe scelte di scrittura sono inconcepibili, pretestuose e rappresentate pure male a schermo, riciclando il film, dalla metà in poi, in una sorta di scialbo superhero movie a sfondo fantasy, a cui, già che c’erano, potevano aggiungere tutti gli altri “Uomini Straordinari”. Come se non bastasse, i personaggi, che pur si muovono bene in questo disaster movie (nel senso che è proprio un disastro) non hanno la minima caratterizzazione o background, eccezion fatta per la nostra mummia, la principessa Ahmanet, su cui torneremo tra qualche riga, finito il disappunto. Ciò che resta sono 107′ di assurdità tenute insieme da qualche bell’effetto speciale e da alcuni siparietti divertenti, ammorbiditi solo da un finale sufficiente e da un cast comunque di ottimo livello, che riesce a segnare giusto il goal della bandiera. Se volete vedere una mummia è meglio andare al Museo Egizio di Torino.

Ahmanettami!
Interpretata dall’esotica attrice franco-algerina Sofia Boutella, perfetta per il ruolo, la nostra villain è una delle poche note positive della produzione. Maledetta dopo aver stretto un patto col dio della morte, Seth, la principessa decide di rivendicare il trono dell’impero d’Egitto uccidendo suo padre, l’imperatore, e l’erede al trono neonato, venendo però catturata subito e mummificata viva, pronta a covare vendetta per migliaia di anni. Make-up e costumi spettacolari, sia in versione nobile che maledetta, oltre ad una grande attitudine davanti alla macchina da presa, la Boutella da vita ad un personaggio che avrebbe meritato ben altro film e ben altro copione, tra follia e disperazione, sacro e profano. Un vero peccato, perché i flashback della sua vita da principessa sono il picco scenografico dell’intera produzione, la cui vetta è sicuramente la scena del “patto” che potete gustarvi poco sopra.

A salvare un po’ la celluloide ci pensa proprio colei che le da il nome, con una Sofia Boutella davvero a suo agio nei corrotti e maledetti panni della principessa Ahmanet.

Insomma, un reboot che si è trasformato in un gigantesco “se fosse stato…”. Bendata e chiusa nel sarcofago di in un’ambientazione contemporanea piattissima, La Mummia sembra una serie di scene e di idee messe insieme a casaccio e impacchettate in qualche trailer spettacolare. Rabbrividisco al solo pensiero di vedere, inseriti a forza in questo contesto, i personaggi che ho citato all’inizio e per cui Universal ha già in mente “grandi” cose, come Dracula, Van Helsing e compagnia. Davvero un pessimo inizio e un futuro che si prospetta “buio” per il Dark Universe. Di buono c’è che mi ha fatto venir voglia di riguardarmi l’originale, per l’ennesima volta.

#LiveTheRebellion