Il cuore s’incendia mentre i raggi del sole, dorati come i suoi lunghissimi capelli, bagnano il mio viso. Nel petto il rituale si sta consumando, un’antica tribù suona incessantemente tamburi intorno al sacro falò, facendomi sognare già l’attimo in cui labbra di velluto, rosse come i cento cuori del melograno, si avvicineranno alle mie, e all’unisono si uniranno dando vita ad un’emozione arcaica e senza tempo; quella stessa emozione che dall’alba della civiltà muove intere popolazioni, causa di cataclismi e benedizioni, di gioie color rubino e dolori di carbone: l’amore.
Trovare l’amore, inutile negarlo, è il vero obiettivo di una vita intera. Incontrare la donna o l’uomo che ci completi riesce a dare un senso a questa esistenza terrena, permettendoci di vivere questo lungo viaggio con un’anima alleggerita e raggiante, combattendo insieme contro tutte le avversità che possono occorrere e godendosi i periodi felici, come non sarebbe possibile fare affrontando questa traversata in solitaria. Animi nobili e sensibili come pittori, scultori, scrittori, poeti, musicisti e registi hanno sempre trattato il tema dell’amore nelle loro arti, dando vita ad opere di rara bellezza e dotate di una carica emotiva talmente intensa da diventare tangibile. La narrazione (tramite qualsiasi medium) dell’amore ha l’eccezionale potere di carpire il nostro lato più sensibile nelle sue spire, risvegliando in noi sensazioni quali la paura dell’abbandono o il primitivo desiderio di essere amati e di amare. Ognuno di voi, durante questa lettura, avrà sicuramente in testa scene di film o canzoni che tratteggiano la vostra inclinazione sentimentale a dovere, e sicuramente avrete in mente anche determinati videogiochi, i quali, come il resto delle arti, non sono esenti dal fascino di questo caldo sentimento. Per alcuni il nostro medium preferito è un coacervo di violenza visiva senza spessore morale alcuno, ma chi vive da anni in questo mondo sa che le emozioni dei “giochi” sanno essere anche più potenti rispetto a quelle rappresentate nelle altre arti, complice il coinvolgimento ludico oltre a quello passivamente emotivo. Questo è quello che oggi vogliamo raccontarvi: l’amore nella narrativa videoludica, a volte fiabesco, altre poetico, dai risvolti disturbanti oppure platonico, storie di grandissime amicizie e anche amori infranti da un fato avverso.
NB: a causa della natura fortemente emotiva dell’articolo, i seguenti paragrafi saranno ricchi di spoiler, dove necessario, per descrivere al meglio le storie d’amore nei giochi che abbiamo scelto, i quali saranno evidenziati in grassetto e distinguibili a colpo d’occhio. Buona lettura e buon amore a tutti!
Le mille sfaccettature dell’amore
the walking dead e l’amore per la vita
Come accennato in precedenza, l’amore per un’altra persona si può manifestare in molti modi, comprendendo affetto e amicizia e presentandosi assolutamente senza la fisicità e i desideri tipici delle relazioni amorose “classiche”. Uno dei casi più lampanti di queste relazioni affettive nel mondo videoludico è sicuramente quello che vede protagonisti Lee Everett e la piccola Clementine nella prima stagione di The Walking Dead, avventura di Telltale basata sugli omonimi e famosissimi telefilm e comic. La strana coppia si incontra in una delle circostanze più drammatiche previste dalla narrativa moderna, un’apocalisse zombie che abbiamo vissuto davvero in tutte le salse durante gli ultimi decenni, dall’eccezionale 28 Giorni Dopo di Danny Boyle fino a videogame culto quali la saga Resident Evil. Il titolo, già di per sé incentrato sulle relazioni tra personaggi e sulle scelte morali, acquista un eccezionale valore emotivo grazie alla coppia di protagonisti. Lee farà di tutto per proteggere la piccola Clem, bimba di soli 8 anni costretta a crescere troppo in fretta in un mondo dove la morte è una presenza costante, trovando nel suo compagno di viaggio un papà adottivo che darà la vita pur di concederle la speranza di una vita migliore; l’amaro finale è una delle scene finali più struggenti della storia dei videogiochi, dove il cuore vi sembrerà stretto in una morsa fredda come l’acciaio.
syberia e l’amore per gli ideali
Interessantissima e sfaccettata anche la vicenda di Kate Walker, protagonista di Syberia, eccellente avventura punta-e-clicca di Microids. La giovane e rampante Kate, avvocato newyorkese, si ritrova a Valadilène, fittizia cittadina francese, per portare a compimento l’acquisizione della fabbrica di giocattoli Voralberg. Kate scopre però che la proprietaria, intenzionata a cedere l’attività, è morta poco prima del suo arrivo e che suo fratello, legittimo erede, si trova da qualche parte nell’est Europa, probabilmente in Russia. Partita alla ricerca dell’anziano solo per fargli firmare quel benedetto contratto, una volta incontrato la ragazza si innamorerà dei sogni di quell’ometto bizzarro e dai candidi capelli, decidendo di abbandonare il suo lavoro, il suo fidanzato (via via sempre più fastidioso e aggressivo durante le loro conversazioni telefoniche, in quella che è una vera e propria storia nella storia) e la sua agiata vita negli States, pur di aiutare Hans Voralberg a realizzare il suo ultimo desiderio: raggiungere l’isola di Syberia, unico posto al mondo dove sopravvivono i mammuth. In Syberia II la coppia vive una serie di disavventure che porteranno Hans sul letto di morte, in una disperata corsa contro il tempo per realizzare il suo sogno prima che sia troppo tardi. Una volta raggiunta la leggendaria isola, l’anziano incontra finalmente gli imponenti Proboscidati, uno dei quali lo accoglie gentilmente sul suo dorso tra le lacrime di Kate, disperatamente consapevole del fatto che quello sarà il loro ultimo saluto, nonostante il raggiungimento del loro comune obiettivo.
Altri titoli si basano fortemente sul rapporto di complicità e profonda amicizia tra due protagonisti di sesso opposto, come ad esempio la serie The Blackwell di Wadjet Eye, avventura grafica low-res dove una medium e un fantasma collaborano per dare riposo alle anime perdute, dando vita durante l’arco della saga (5 titoli dal 2006 al 2014) ad uno dei rapporti più convincenti e meglio strutturati dell’intero panorama. Dialoghi brillanti, divertenti e drammatici delineano splendidamente la personalità della coppia, la quale vedrà il loro rapporto arricchirsi costantemente, fino ad arrivare al toccante climax dell’episodio Epiphany, dove capiremo quanto impossibile e meraviglioso sarebbe stato il loro amore.
Mano nella mano contro tutto
Ico, Yorda e l’amore senza confini
Se dovessimo descrivere Fumito Ueda dai suoi giochi, potremmo tranquillamente definirlo come un uomo dalla sensibilità fuori scala. Le sue opere raccontano un amore tenero e puro, un amore disperato, un amore dalle forti tinte poetiche. Nei suoi lavori il mondo è al tempo stesso etereo e corrotto, le architetture sono opulente ma ormai diroccate; per i suoi abitanti è dura tenere in vita la fievole fiamma della speranza. Ico nasce con un paio di corna, simbolo di cattivo auspicio, una condanna in questo mondo. Il ragazzino viene quindi rinchiuso in un sarcofago e portato in un austero castello, dove attenderà il momento del sacrificio; poi, un avvenimento fortuito, e il ragazzo è libero, ma certamente non è in salvo. Un raggio di luce però lo riscalda, rinvigorendo la sua speranza: Yorda, principessa pura e lucente di un mondo minacciato dall’ombra. Il forte legame che viene a crearsi tra i sue sarà indissolubile per tutto l’arco dell’esperienza; mano nella mano (azione ludica e per questo ancora più coinvolgente) i due ragazzi dimostreranno quanta forza possa generare questo affetto reciproco, quasi come se fossero loro a spronare il giocatore ad aiutarli, per arrivare all’agrodolce lieto fine che li attende.
Shadow of the Colossus parte con un incipit ancora più drammatico: Wander è disperato, Mono, la sua amata, è ormai priva di vita, ma lui non ha intenzione di rassegnarsi all’ineluttabile, e memore di un’antica leggenda, porta il suo amore presso un antico santuario posto ai confini di una terra proibita, dove si narra sia possibile instillare la vita alle anime defunte. Per compiere il suo destino, il coraggioso viandante dovrà abbattere sedici colossi in un viaggio tanto struggente quanto epico, dove il dispiacere che si prova nel togliere la vita a queste imponenti e meravigliose creature sarà mitigato solo dalla speranza di poter riabbracciare la nostra amata. Al termine dell’infausta missione, Mono tornerà in vita come promesso dall’ambigua entità del tempio, a caro prezzo però: Wander subirà una maledizione che lo farà tornare neonato, un neonato dotato di un paio di corna, quelle stesse corna maledette che un giorno saranno di Ico.
Impossibile, poi, non citare uno dei casi forse più rappresentativi dell’intero panorama videoludico legato all’amore: To The Moon. L’amatissima opera di Freebird Games è difficilmente definibile al di fuori dei confini della poesia: l’intero racconto (che di gameplay ha veramente molto poco) è un’ode all’amore sincero e puro, un canto al destino e al fato che unisce sempre e comunque due anime destinate a incontrarsi fin dalla tenera età. Johnny e River sono all’apparenza una coppia di anziani in cui la moglie è venuta a mancare, e per qualche motivo l’ultimo desiderio del Johnny ormai morente è la possibilità di “andare sulla luna”: un’agenzia in grado di entrare nei suoi sogni viene assoldata per garantirgli di esaudire quest’ultimo desiderio, e i due dottori protagonisti scaveranno nei ricordi dell’anziano per “piantare i semi” che gli permetteranno di andare sulla luna. Solo che il suo desiderio è intimamente connesso alla figura di River, suo eterno amore e, al tempo stesso, unico ostacolo (involontariamente) che gli abbia mai impedito di andare sul serio sul nostro satellite naturale. Un amore che ha radici profonde nell’infanzia, un amore struggente e commovente, un amore che, in qualche modo, riesce sempre a ritrovarsi; e, quando Johnny sarà finalmente “giunto sulla Luna” grazie all’aiuto dei due dottori, appare chiara una semplice verità: senza l’amore per River, la vita di Johnny sarebbe stata vuota per sempre.
To The Moon è dunque poesia vera, un omaggio a quell’amore romantico che completa due persone ritrovatesi in una vita piena di difficoltà. Un’opera che va giocata e vissuta sulla propria pelle, prima ancora che raccontata.
Il trionfo della passione
Geralt, Yennefer e l’amore ardente di passione
L’amore però deve anche ardere di passione, quella passione fatta di fisicità, baci, sesso e rapporti turbolenti. Travolgenti come un fiume in piena, le storie d’amore del Witcher Geralt sono tra le meglio caratterizzate di tutto il panorama videoludico. La sceneggiatura del terzo capitolo della saga, The Witcher 3: Wild Hunt, ci fa vivere due appassionanti love story (non le uniche possibili)con due maghe molto differenti: Yennefer di Vangerberg e Triss Merigold. Yen, come viene chiamata dallo strigo, capelli corvini, penetranti occhi viola e profumo di lillà e uva spina, è legata a Geralt dal desiderio di quest’ultimo espresso ad un Djinn in punto di morte; non è solo quello a legarli però, bensì il vero amore reciproco che provano l’uno per l’altra. Infatti, nel corso del viaggio, questo legame viene spezzato e i due si accorgono che nulla è cambiato nei loro cuori. La loro travagliata relazione, puntellata da continui tira e molla, sboccia incontrollata durante le scene più passionali, dove i due amanti si concedono e si fanno inghiottire dalle ardenti fiamme dell’amore carnale. Triss, capelli rossi, lentiggini e occhi verdi come due smeraldi, è protagonista di una relazione che culmina durante una rischiosa missione per salvare un giovane nobile; in un labirinto di siepi, durante una grande festa a cui partecipa l’alta società di Novigrad, i due, con i freni inibitori allentati grazie ai fumi dell’alcool, si baciano appassionatamente sotto lo sguardo compiaciuto della Luna, mentre in cielo i fuochi d’artificio tambureggiano come una canzone d’amore di Florence + The Machine. Questa scena d’amore è carica di una bellezza classica senza tempo, quasi da romanzo cavalleresco, molto potente anche perché molto realistica (ambientazione fantasy a parte). I ragazzi di CD Projekt Red sono riusciti a raccontare storie d’amore cariche di pathos senza scadere mai negli eccessi e nel sensazionalismo gratuito (in un universo comunque crudo e medievale come quello della saga), avvicinandosi molto al mondo del cinema e meritando applausi a scena aperta da chi ama vivere queste esperienze pad alla mano.
Parlando di The Witcher 3, è impossibile non tornare alle sfaccettature prima affrontate, per la precisione vivendo il rapporto tra Geralt e Ciri, un amore sia maestro-allievo che padre-figlia (adottiva), vero traino dell’intera vicenda. Il Witcher pur di ritrovarla, infatti, affronterà qualsiasi minaccia con cieca determinazione, fino al toccante ricongiungimento, dove la ragazza dai capelli cinerei sembra ormai esanime e lo strigo in preda al dolore la abbraccia con tutta la disperazione accumulata nel corso della sua odissea. La scintilla della vita però decide di rincasare, l’effetto della magia è spezzato e Cirilla ricambia sorprendentemente il forte abbraccio del suo caro amico. La pelle d’oca del giocatore, che dovrebbe essere ormai temprato da decine di ore di gioco, rimarrà presente per interi minuti a testimoniare le emozioni appena vissute.
Katherine contro Catherine: amore o tradimento?
Passione e sentimenti primordiali sono il vero tema portante di un titolo fortemente controverso, Catherine di Atlus. Nel gioco, Vincent Brooks sta attraversando un periodo turbolento con la sua fidanzata, Katherine; il ragazzo vive alla giornata, senza particolari preoccupazioni, mentre la sua compagna pensa ad avere finalmente una famiglia, inquietando Vincent, ancora palesemente immaturo e impreparato al grande salto. Una sera, al termine di una serata con gli amici allo Stray Sheep Bar, incontra un’avvenente e bionda ragazza. I due chiacchierano amabilmente, poi tutto sfuma nell’oscurità. A mezzanotte un incubo terrificante lo attanaglia; svegliato di soprassalto al termine della terribile visione, scopre che insieme a lui giace addormentata la procace ragazza della sera prima: il suo nome è Catherine. Il giocatore, col susseguirsi degli incubi e dei momenti di veglia, dovrà decidere di sua spontanea volontà come proseguire le due storie, ponendolo davanti a dubbi morali e gusti personali, portando così ad una serie di finali diversi. I ragazzi di Atlus, in questo splendido titolo, sono riusciti a racchiudere ed affrontare un ampio spettro di emozioni legate all’amore: protezione del rapporto con la propria compagna, tradimento, famiglia e meri istinti sessuali. Le chiavi della storia sono in mano al giocatore e al suo animo: il finale rispecchierà esattamente quello che egli sta vivendo nella sua reale vita sentimentale.
Avventurosa e sopra le righe come la liaison tra Indiana Jones e Wilhelmina “Willie” Scott ne Il Tempio Maledetto di Steven Spielberg, la storia d’amore tra il cacciatore di tesori Nathan Drake e la giornalista d’assalto Elena Fisher, filo conduttore della serie Uncharted (considerabileerede, in un altro media, della saga firmata Lucasfilm) di Naughty Dog, è ormai un grande classico contemporaneo. L’azione, travolgente ed esplosiva come una carica di tritolo, scandisce una storia fatta di sparatorie fianco a fianco, maldestre querelle e appassionati lieto fine. Un dolce finale come quello del secondo capitolo, dove in un villaggio alle pendici dell’Himalaya, scampato il pericolo che ha visto la biondina rischiare la vita nella rocambolesca fuga finale, sboccia finalmente un amore divertito e dalle forti tinte hollywoodiane.
E così Mario e Link salvarono le principesse Peach e Zelda
Impossibile infine non pensare all’amore fiabesco, quell’amore idealizzato, comprensibile da tutte le fasce di età. Il principe azzurro parte per un lungo viaggio al fine di salvare la sua principessa dalle forze del male; questo è quanto di più classico ci sia come base per un racconto sentimentale, ciò che accade nel mezzo poi può essere imprevedibile e bizzarro, ma le fondamenta rimangono queste: la lotta per ricongiungersi all’amata (o amato). In questo, Nintendo è stata maestra fin dagli albori in campo videoludico, proprio con le sue saghe più rappresentative: Mario e Zelda. Il baffuto ha conquistato innumerevoli castelli nella sua trentennale carriera di idraulico (e quanti “the princess is in another castle” ha dovuto sentire!), in cui la sua Peach, spirito naive vestita di tinte rosa confetto, finisce sempre nelle grinfie di Bowser, Re dei Koopa. In fondo anche il malvagio vorrebbe solo un po’ di dolcezza dalla principessa, ma i suoi bruschi metodi (e il suo brutto muso probabilmente) saranno sempre sgraditi alla sovrana dei Toad. Le tenere scene finali dei giochi della saga rimangono uno degli esempi più simpatici e delicati di amore videoludico.
Quando Ganon, re del male, riesce a fuggire dalla sua prigionia, Hyrule piomba nel caos e la sua regnante, la principessa Zelda, decide di spezzare il tre parti la Triforza, vero obiettivo del maligno sovrano oscuro. Questo atto di incredibile coraggio le costa il rapimento, che l’Eroe di verde vestito, Link, dovrà sventare con ogni mezzo. Le odissee del ragazzo, anch’egli dalla carriera trentennale, hanno appassionato i giocatori di tutto il mondo per i toni epici, basati su una strenua lotta contro il male e la sensazione di sentire la vita della principessa appesa a un filo, completamente dipendente dalle sue gesta. Nei vari titoli della saga il personaggio di Zelda varia e assume personalità molto differenti ma sempre nobili. In The Legend of Zelda ci viene proposto un amore fiabesco a vari strati: l’amore cartoonesco di Wind Waker, con l’inconsapevole Dazel e le sue scaramucce con Toon Link sembra rappresentare i primi innamoramenti infantili che ognuno di noi ha vissuto. Le atmosfere crepuscolari e maledette di Twilight Princess ci offrono un amore mai compiuto, con una principessa Midna vera spalla (e forse vero amore) di un Link indurito dalle travagliate vicissitudini di questo episodio. Gli sceneggiatori hanno sempre voluto tratteggiare un amore molto vago tra i due protagonisti, fatto di sguardi e finali dove il fiore non sboccia mai completamente, in una storia che si ripete in loop su infinite linee temporali, condannando gli amati a dirsi continuamente “arrivederci”.
Il tema è stato ripreso poi da svariati altri titoli, anche dal geniale Jonathan Blow per il suo capolavoro indie Braid. Tim, il protagonista, vuole salvare la sua principessa, rapita da un non meglio precisato mostro, e per farlo piegherà al suo volere perfino il tempo. La loro relazione rimane molto vaga e raccontata attraverso alcuni libri, come filtrata da un banco di nebbia; si sa solo che Tim ha commesso un “errore” che lo ha allontanato dalla sua amata. Il livello finale vede finalmente il nostro eroe aiutare la principessa a sfuggire da quello che sembra un cavaliere medievale, in una corsa contro il tempo su due piani separati; quando però i due stanno finalmente per ricongiungersi il tempo torna a scorrere normalmente, come non ha mai fatto per tutto l’arco dell’avventura. Il percorso a ritroso è sconvolgente; la delicata principessa sta in realtà fuggendo da Tim, il quale cerca di sbarrarle la strada verso la salvezza – il cavaliere che prima sembrava così minaccioso. Sono molte le interpretazioni per questo ambiguo finale, che sembra però raccontare un amore morboso ed ossessivo, un tipo di emozione che non dovrebbe neanche trovarsi nella stessa frase della parola “amore” (tralasciando, in questa sede, tutte le analisi relative alla bomba atomica).
Il videogioco è diventato sempre più, nel corso degli anni, veicolo per esprimere emozioni e raccontare storie in modo non convenzionale, “vivendole” in prima persona e appassionandosi a sentimenti sì virtuali, eppure così caldi e verosimili. Saremo sempre degli inguaribili romantici in cerca dell’amore anche nel tempo libero, sognando, o rispecchiandoci, in quella love story così dirompente fatta di pixel, magica ed ormai eterna.
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