Recensione Deus Ex: Mankind Divided

A distanza di 5 anni dall’apprezzato Deus Ex: Human Revolution, prequel e reboot della saga fantascientifica iniziata negli anni 2000 da Ion Software, ci troviamo oggi a parlare dell’atteso nuovo capitolo, che partendo dalle basi del titolo precedente, segue la strada del finale che aveva delineato Human Revolution (nonostante i 3 epiloghi differenti, la trama di fondo era la stessa per ognuno), per continuare le vicende dell’agente speciale Adam Jensen. Scopriamo insieme Deus Ex: Mankind Divided, disponibile dallo scorso 23 Agosto su PlayStation 4, Xbox One e PC.

Versione testata: PlayStation 4

Realtà Aumentata
Dopo i tragici eventi di Human Revolution l’umanità si è spaccata di fronte alla questione dei potenziamenti
Dopo i tragici eventi di Human Revolution l’umanità si è spaccata di fronte alla questione dei bio-potenziamenti e degli innesti genetici, creando fazioni e conflitti tra favorevoli e contrari. Una situazione degenerativa che sta prendendo pieghe inaspettate, portando la società ad interrogarsi sulla morale, giusta o sbagliata che sia, nell’uso dei potenziamenti e del loro impatto nella vita quotidiana. E mentre in tutto il mondo scoppiano rivolte e le città diventano blindate, con rigidi coprifuoco e controlli sulla popolazione, alle spalle di questa situazione sempre più critica si delinea uno scenario degradante dove i giochi di potere delle grandi corporazioni decidono il destino dell’umanità, i gruppi terroristici locali dettano legge e sette religiose plagiano le menti della civiltà con l’illusione di una qualche speranza di salvezza.

In tutto questo vivremo in prima persona le vicende di Adam Jensen, che dopo aver dato il via alla “rivoluzione” del precedente episodio che ha aperto gli occhi del mondo sulla spinosa questione dei potenziamenti, si ritrova oggi a collaborare con una squadra speciale, la Task Force 29, un gruppo creato dall’Interpol con l’intento di dare un contributo alla lotta al terrorismo potenziato. Finito vittima di un agguato durante una missione a Dubai, il nostro Adam tornerà a Praga (sede della TF29) per indagare sull’accaduto anche grazie al supporto del Collettivo Juggernaut, un gruppo di hacker pronti a tutto pur di portare a galla la verità ed incastrare gli Illuminati, ritenuti gli autori del collasso della società. Qua lo sfortunato Jensen si troverà suo malgrado spettatore di un attentato terroristico, uno dei tanti che sta martoriando la capitale ceca, che manderà in tilt il suo sistema e relativi potenziamenti. Durante un controllo per ripristinare il tutto Jensen scoprirà che nel suo corpo sono presenti degli impianti sperimentali, una nuova tecnologia nascosta al suo interno e rimasta celata fino ad ora, scatenando in Adam numerosi interrogativi: chi ha piazzato li quei potenziamenti? Cosa lo collega agli attentati? Cosa stanno tramando nuovamente gli illuminati?

 

Ho visto cose…
la storia si sviluppa a seconda del nostro modo di interagire con il mondo di Deus Ex
Deus Ex: Mankind Divided ripropone a grandi linee la stessa formula vincente del predecessore, con un’avventura in prima persona a cavallo tra il classico FPS e uno stealth game, il tutto condito da meccaniche RPG che regolano sia la struttura relativa alla crescita del nostro protagonista sia lo sviluppo della storia. In questo capitolo è ancora più evidente quanto Eidos Montreal abbia deciso di puntare maggiormente su questo aspetto, creando una storia che si snoda e articola a seconda del nostro modo di interagire con il mondo di Deus Ex, non solo abbandonando la strada maestra alla ricerca di nuove quest secondarie, tutte sempre ben orchestrate e mai così banali come spesso capita, ma inserendo all’interno dell’intreccio narrativo dei punti di svolta che avranno un peso determinante ai fini dell’epilogo. Questi bivi imporranno al giocatore di compiere scelte ben definite che porteranno a riflessioni morali importanti (ad esempio decidere di sacrificare una decina di vite di persone innocenti per salvarne a migliaia).
Sempre viaggiando su questo aspetto, a riprova di voler puntare maggiormente sulla storia e su i suoi sviluppi, Mankind Divided compie una sorta di involuzione rispetto a quanto fatto con Human Revolution e che veniva anticipato con la versione Director’s Cut qualche tempo dopo: in questo nuovo capitolo scompaiono quasi del tutto i boss e le battaglie legate ad essi, puntando più su delle fasi di dialogo dove l’elemento non letale è preferibile alla mera forza bruta, sebbene, a seconda delle scelte fatte potremo in qualche modo arrivare anche alla morte del nostro interlocutore. Anche l’unica vera battaglia che ci troveremo ad affrontare a fine gioco, non brilla particolarmente, e può essere conclusa nel giro di pochi minuti senza bisogno di rischiare la vita.

Silenzioso come un ninja, letale come Rambo
Mankind Divided offre piena libertà nell’approccio al gioco
Da questo punto di vista Mankind Divided offre piena libertà nell’approccio al gioco, stimolandoci ad agire come meglio si crede in ogni situazione. L’elemento stealth come in passato ha il pregio di rendere le cose tutte più “semplici. Agire nell’ombra, rispetto all’aprirsi la strada sputando piombo sui nemici ci mette in una posizione di vantaggio, permettendoci di agire in libertà e di pianificare con calma le nostre mosse. D’altro canto un’azione deliberatamente più audace può essere sbrigativa e talvolta più appagante. Sarà quindi obbligatorio avere ben chiaro in mente quale strada intraprendere, e per farlo sarà necessario scegliere con attenzione su quali potenziamenti investire i Kit Praxis (ottenibili al raggiungimento di un certo quantitativo di punti esperienza) che serviranno ad acquistare nuove funzioni per gli impianti, aprendoci la strada a possibilità altrimenti inaccessibili. Essendo questo un seguito e avendo già dall’inizio tutti i potenziamenti sbloccati, Eidos Montreal è riuscita a gestire bene l’ingresso dei poteri all’interno del gioco.

Infatti, terminata la prima missione a Dubai che funge da tutorial e ritornati a Praga, verranno alla luce i nuovi potenziamenti che, essendo sperimentali, metteranno a dura prova la resistenza del nostro impianto, obbligando Adam, e a sua volta il giocatore, a scegliere a seconda dei casi quali attivare per non mandate in tilt il sistema. Questo influenzerà gran parte del gioco, almeno fino a quando superata la metà dell’avventura ci verrà fornita la possibilità (completando una determinata sub quest) di perfezionare il nostro sistema così da avere pieno controllo di ogni singolo componente, sfruttando al 100% il nostro potenziale. Ritroveremo quindi i vecchi impianti che a seconda del grado di potenziamento ci offriranno più o meno vantaggi, da quelli dedicati all’hackeraggio (sempre attraverso il minigioco nel quale dovremo impadronirci dei nuclei di sistema), agli upgrade fisici della potenza o della vista, che aumenteranno la percezione dell’ambiente fornendoci preziose informazioni sui nemici, o ancora quelli che miglioreranno l’uso delle armi in battaglia. A questi si aggiungono i nuovi impianti sperimentali, che non stravolgono l’esperienza ma la perfezionano. Ad esempio potremo violare a distanza telecamere di sicurezza o torrette, mettendole fuori uso tramite un minigioco basato sul tempismo, oppure sfruttare corazze impenetrabili o armi non letali per mettere fuori gioco i nemici senza che possano avere il tempo di reagire, rendendo ancora più personalizzabile l’intero gioco.

1 2

#LiveTheRebellion