Recensione Punch Quest

Quello che da sempre manca a Google Play, il “negozio” delle applicazioni di Android, rispetto al diretto concorrente (l’App Store di iOS) è una ludoteca di pari livello. Con il passare del tempo però la differenza va assottigliandosi sempre di più ed è quasi normale vedere diversi giochi compiere la “traversata” da una piattaforma all’altra. Punch Quest rientra in questa schiera di titoli dal 2 Maggio di quest’anno, data che lo vede arrivare oltre che su Google Play anche sull’App Shop di Amazon. Un po’ Ghosts ‘n Goblins ,un po’ Jetpack Joyride ed un po’ Double Dragon, il gioco si presenta apparentemente come uno dei tanti endless runner che affollano gli scaffali digitali degli store… Ma siamo sicuri che sotto questa superficie che odora di “già visto” non ci sia qualcosa di più complesso ed articolato?

Versione testata: Android

L’occhio (nero) che vuole la sua parte

Il titolo ad opera di Rocketcat Games e Noodlecake Studios si mostra, una volta avviato, in una veste grafica tutta a base di pixel art, dove appare quasi palese il richiamo a Ghosts ‘n Goblins per quanto concerne l’ambientazione ed il character design dei nemici, rappresentati come zombie, scheletri, orchi ed altre creature demoniache. Pur presentandosi (come detto nell’introduzione) come un endless runner, Punch Quest in realtà da questo “genere di appartenenza” eredita il minimo sindacale, offrendo di fatto un’esperienza molto più vicina ad un picchiaduro a scorrimento stile Double Dragon in cui la componente di side scrolling (ovvero l’avanzamento del personaggio) viene gestita “in automatico” come avverrebbe appunto in un Jetpack Joyride o in un Monster Dash. Il risultato è quello di un’esperienza divertente ed adatta alla fruizione su dispositivi mobile, e che nonostante la presenza di in-app purchase non costringe il giocatore a scegliere tra il “piegarsi” a questo sistema e l’avanzare a piccoli passi (con l’unica eccezione a questo rappresentata dalla Spartan Mode). In linea di massima comunque è abbastanza giustificato il coffee price richiesto per l’acquisto nonostante la presenza delle microtransazioni.

Boss, scagnozzi e tirannosauri laser

I controlli di base appaiono molto simili a quelli dell’ultimo titolo nominato, con il lato sinistro del display dedicato all’esecuzione dei salti (a cui viene accompagnato un montante per poter colpire i mostri volanti) e il lato destro sfruttato per far scagliare pugni al nostro personaggio. Lo scopo del gioco è quello di avanzare il più possibile attraverso il dungeon, eliminando qualunque creatura mostruosa si metta sulla nostra strada a forza di pugni e sfruttando quando possibile oggetti presenti sullo scenario o parti degli stessi nemici per infliggere ulteriori danni ai loro compagni. Particolarità dei livelli di Punch Quest è una singolare struttura a bivi, che permettono al giocatore di scegliere quale biforcazione del percorso seguire anticipandogli (o a volte no) cosa si troverà davanti sulle due diverse strade disponibili. Questa scelta d’impostazione permette l’introduzione di “variazioni sul tema” rispetto al gameplay di base, intervallandolo con mini giochi e boss fight in cui il protagonista si ritrova a fare i conti con un solo e più grande mostro. Se sulla carta (e durante le prime partite) la scelta si rivela azzeccata ed in grado di regalare “boccate di aria fresca” ad un gameplay solido ma abbastanza ripetitivo, a lungo andare questa si scontra con le limitate alternative implementate a livello di gioco, con pochi boss e ancora meno minigiochi ad alternarsi (ad esempio uno in cui il nostro personaggio si trasformerà in uno gnomo e dovrà eliminare i nemici, mutati in api ed alveari, oppure un altro in cui dovrà eliminare dei triceratopi in groppa ad un dinosauro armato di cannone laser). Un peccato, perché con più alternative di questo tipo il pericolo di annoiarsi (sempre dietro l’angolo quando si parla di giochi endless) sarebbe stato se non allontanato del tutto quantomeno scongiurato per un periodo di tempo ed un numero di partite maggiore.

I pugni nelle mani

A dare più spessore al gameplay troviamo tre livelli di abilità (denominati Power 1 skill, Power 2 skill e Super Move, quest’ultima “upgradabile” ad Ultra Move tramite alcuni potenziamenti per il personaggio), che possono essere scelte ed acquistate tramite il negozio del gioco scambiandoli con le monete raccolte durante il gioco, i punchos, oppure tramite in-app purchase usando euro “veri”. Una volta equipaggiata una di queste per utilizzarla sarà necessario colpire i nemici che compaiono a schermo per riempire la barra di caricamento (divisa in tre sezioni, una per ogni abilità) fino al corrispondente livello. Ulteriore aggiunta atta a raffinare il sistema di progressione è quella dei potenziamenti, sbloccabili con le stesse modalità delle abilità ma a differenza di queste ultime sempre attivi (e tutti insieme) una volta avvenuto l’acquisto. L’impatto che questi upgrade hanno sull’economia del gioco è a tutto tondo e riguarda praticamente ogni aspetto del titolo, partendo dalle ovvie aggiunte e migliorie a livello di gameplay (come la possibilità di parare gli attacchi dei nemici) fino ad arrivare all’influenzare il drop rate di oggetti, monete e dei potenziamenti temporanei raccoglibili in alcune aree, passando per l’aggiunta di nuovi collezionabili e bonus che fanno il paio con le abilità equipaggiabili (ad esempio il potenziamento della Super Move in Ultra Move). Non manca la possibilità di comprare altri boost da “una botta e via” utilizzabili solo una volta, unico altro aspetto ereditato dal genere endless runner, e la possibilità di modificare e personalizzare l’aspetto del personaggio cambiandone i colori ed aggiungendo degli accessori (alcuni disponibili già in-game, altri da pagare a parte tramite acquisto in-app).

Il tour di Sparta è decisamente costoso

Un ulteriore extra rispetto all’offerta fin qui descritta è rappresentata dalla Spartan Mode, aggiunta postuma tramite aggiornamento per la versione iOS ed ovviamente disponibile al lancio per Android dato l’anno abbondante di ritardo rispetto all’edizione per iPhone ed iPad. In questa modalità, sbloccabile tramite pagando in moneta di gioco (o con valuta reale, “convertendola” con dei punchos) , presenta lo stesso scheletro di base descritto precedentemente, con la differenza della totale assenza iniziale di abilità e potenziamenti. Questi andranno infatti raccolti man mano che si prosegue attraverso l’orda di mostri e creature oscure, distruggendo alcune “lastre antiche” che li contengono. Come detto poco sopra l’unico difetto di questa modalità è rappresentato dal suo costo elevato (sono richiesti 150 mila punchos per l’unlock), scelta che fa un po’ storcere il naso dato che rappresenta l’unico neo ad una gestione delle microtransazioni altrimenti sempre intelligente e assolutamente non invasiva.

Verdetto
8 / 10
Pugni nelle mani
Commento
Punch Quest è, tirando le somme, un titolo mobile complessivamente riuscito ed in grado di intrattenere l’utente. Il gameplay solido e ricco di sbloccabili, la struttura a bivi e la presenza di modalità extra come le boss fight e le sezioni bonus ne estendono sicuramente la longevità rispetto ad altri endless runner, ma nonostante la buona resa qualitativa peccano dal punto di vista della quantità, tendendo a ripetersi sempre più spesso al crescere del numero di partite giocate. Rimane comunque un gioco in grado di “fare il suo” nonostante questi difetti, complice anche una gestione degli in-app purchase tutto sommato oculata, Spartan Mode a parte.
Pro e Contro
Originale e divertente
Tante abilità e power up
Acquisti in app inseriti in modo oculato...

x ... Spartan Mode a parte
x Alla lunga, come tutti gli endless, può annoiare
x Pochi boss e mini giochi

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