Recensione Dead Island Definitive Edition

Tutti sanno che non si deve mai giudicare un libro dalla copertina. Altrettanto vero, però, dovrebbe essere il detto “non si deve mai giudicare un videogame dal trailer” e Dead Island è forse il caso più lampante degli ultimi anni. Sviluppato da Techland (divenuti famosi poi con Dying Light) e distribuito da Deep Silver nel 2011, Dead Island presentava un trailer dal forte impatto emotivo e narrativo, lasciando intendere che si trattasse di un prodotto con una determinata direzione artistica. Giunto poi nei negozi, il titolo si è dimostrato estremamente carente proprio da quello che sembrava essere il suo punto di forza, ma riuscendo comunque a divertire grazie ad un gameplay vario e ad un sacco di cose da fare all’interno del mondo di gioco. Sono passati 5 anni e i ragazzi di Deep Silver hanno deciso di riportare sugli scaffali Dead Island con una Definitive Edition, caratterizzata dalla presenza del titolo originale con l’aggiunta del “sequel” Dead Island: Riptide e dalla piccola perla pixellosa Dead Island Retro Revenge. Riusciranno i morsi degli zombie a contaminarci anche questa volta? Prima di scoprirlo nella nostra recensione, vi informiamo che Dead Island Definitive Edition è disponibile a 39.90€ in formato sia digitale che fisico e, per chi fosse interessato solamente ad uno dei due grandi titoli della raccolta, a 19,90€ l’uno.

Versione testata: PlayStation 4

Vacanze a Banoi
Nonostante garantisca molte ore di gioco, la trama non è certo il punto forte di questa raccolta
La trama di Dead Island ci vede prendere il controllo di uno dei 5 sopravvissuti ad un contagio zombie nella meravigliosa isola di Banoi, famosa per la sua bellezza e per le feste dal ritmo sfrenato. Dopo una notte di baldoria, infatti, il nostro protagonista si risveglierà nella sua camera dell’hotel e dovrà trovare un modo per rimanere in vita e, vista la sua particolare immunità al morso degli zombie, cercare di aiutare gli altri sopravvissuti alla terribile tragedia. Un avvertimento nel caso foste arrivati a leggere sino a qui dopo aver visto il tanto decantato trailer: la trama di Dead Island è quanto di più banale si possa avere nel filone narrativo degli zombie. I personaggi si comportano in modo estremamente stereotipato e la storia si evolve lentamente nel più classico dei modi, senza riuscire mai a stupire il giocatore. Discorso leggermente diverso per Dead Island: Riptide che, riprendendo la trama dove si era interrotta alla fine del primo capitolo, riesce a regalare momenti più convincenti e, soprattutto nel finale, a stupire grazie ad un paio di colpi di scena ben gestiti. Sia chiaro: non si tratta di un capolavoro in termini narrativi e siamo distanti anni luce dalla profondità di un The Last of Us, ma quantomeno il giocatore è invogliato a proseguire per scoprire il destino del proprio personaggio e dei molteplici comprimari della storia. Dead Island Retro Revenge, invece, non offre praticamente nulla a livello di trama, ma parte da una premessa estremamente folle e divertente: Max è un metallaro arrabbiato con il mondo che, quando vede il proprio gatto Rick Furry venir portato via da dei misteriosi rapitori, decide di scendere in strada e farsi strada a mosse di kung fu per recuperare l’adorato animale. Insomma: nonostante una qualità narrativa altalenante non si può certo dire che la raccolta targata Techland non offra ore e ore di cose da fare. Dead Island Definitive Edition, infatti, si presenta come un prodotto capace di garantire più di 50 ore di gioco contando solamente i due titoli più grossi della collection, il tutto con l’aggiunta di una ciliegina di pixel fornita da Dead Island Retro Revenge.

Crafta tu che crafto anche io
Il gameplay di Dead Island riesce, nonostante i suoi difetti, a divertire il giocatore sin da subito
Come anticipato nel paragrafo iniziale, il vero punto di forza di Dead Island (e, di conseguenza, di questa sua Definitive Edition) è il gameplay. In Dead Island e Dead Island: Riptide ci troveremo a vagare per luoghi paradisiaci alla ricerca di superstiti e di un modo per lasciare sani e salvi l’isola di Banoi. Sin da subito il titolo si presenta con una serie infinita di armi contundenti da raccogliere e utilizzare, ma già dopo la prima ora di gioco l’utente comincerà a capire quali oggetti prendere, quali lasciare direttamente sul terreno e quali mettere da parte per potenziare il proprio armamentario in un secondo momento. Essendo tutte le armi distruttibili, infatti, l’utilizzo dei banchi da lavoro diventa sin da subito fondamentale per riparare i propri oggetti e, una volta trovati i progetti, per creare nuove e potenti armi con le quali difendersi dalle orde di zombie pronte a mangiarci. Le missioni (principali e secondarie) sono inoltre studiate in modo estremamente preciso, ampliando poco a poco l’area di esplorazione e contribuendo in questo modo alla progressione del nostro personaggio, che si troverà tra le mani armi via via sempre più potenti e sempre una nuova missione da affrontare. Il ritmo di gioco, infatti, è uno degli elementi più curati del gameplay, tenendo il giocatore con le mani incollate al pad per ore e ore. Certo, a lungo andare la ripetitività è inevitabile, ma l’esplorazione dell’isola e i differenti luoghi riescono a mitigare il tutto. Il combat system, per quanto basilare e privo di particolari innovazioni, riesce comunque a divertire e permette di affrontare in svariati modi le diverse tipologie di avversari. Avversari che, per quanto vari, riescono a dare il loro meglio in Dead Island: Riptide, grazie ad una maggiore varietà e ad una conseguente maggiore difficoltà negli scontri. Nonostante i titoli siano perfettamente fruibili da soli, il multiplayer online è sicuramente il fiore all’occhiello della serie di Dead Island. Connettersi con gli amici è facile, veloce e capace di divertire e intrattenere per tutta la (lunga) durata del gioco, andando a portare un valore aggiunto alla produzione non indifferente. Discorso diverso per Dead Island Retro Revenge che, a differenza degli altri due episodi, si presenta come un picchiaduro a scorrimento dove il personaggio progredisce autonomamente e obbliga il giocatore a spostarlo su tre differenti livelli per evitare ostacoli e uccidere nemici, guadagnando così i punti per scalare le classifiche. Questa piccola perla in pixel art saprà fare sicuramente la gioia degli amanti dei giochi retrò, presentandosi sin da subito come un prodotto fortemente incentrato sulla competitività con i propri amici e sul continuo tentantivo di migliorare i propri punteggi per dimostrare a noi stessi (e a tutti gli altri) di essere i migliori. In definitiva la Dead Island Definitive Edition si dimostra una raccolta ricca di cose da fare e, soprattutto, estremamente divertente da giocare, sia nel caso siate da soli o (ancora meglio) in compagnia.

Stessa spiaggia stesso mare?
Tecnicamente Dead Island Definitive Edition non è male, pur rimanendo un titolo old gen
Come per ogni rimasterizzazione, eccoci giunti ad un punto chiave: il comparto tecnico. Dead Island Definitive Edition, pur non facendo miracoli e non riuscendo a nascondere la natura old gen del titolo, riesce a stupire grazie ad un comparto di illuminazione completamente rivisto e a delle texture decisamente più curate. Il risultato complessivo è sicuramente molto convincente e, in alcuni momenti, riesce a regalare scorci di Banoi davvero affascinanti e ancora di grande impatto. Come anticipato, però, è palese che si tratti di un titolo della scorsa generazione e queste salta chiaramente all’occhio quando si notano alcune animazioni e alcuni modelli poligonali dei personaggi (soprattutto di quelli secondari). Buono il comparto sonoro che, come nella versione originale, accompagna il giocatore per tutto il corso dell’avventura in modo dignitoso, ma senza riuscire mai a stupire veramente.

Verdetto
7.5 / 10
Cocco! Cocco fresco!!!
Commento
Dead Island Definitive Edition è un’ottima conversione di un titolo che, alla sua uscita, seppe dividere in due la critica. Il gameplay vario e curato, le numerose missioni e il ritmo di gioco sempre alto sono solo alcuni dei validi elementi che vanno a comporre questa raccolta, arricchita dalla presenza di Dead Island Retro Revenge e da un comparto tecnico rinnovato e ancora di grande impatto. Sconsigliamo l’acquisto, invece, a coloro che (soprattutto visto il trailer) si aspettano un titolo dalla grande regia o dalla sceneggiatura accattivante capace di tenere incollati al pad. Se non avete ancora avuto modo di provare il lavoro targato Techland (e il suo secondo “capitolo” Riptide) questa è l’occasione perfetta per recuperarlo, mentre se avete già giocato uno dei due titoli, la possibilità di poterli acquistare separatamente potrebbe permettervi di completare la collezione con una spesa davvero minima.
Pro e Contro
Banoi offre tante cose da fare
Gameplay funzionale e divertente
Prezzo contenuto
Valido aggiornamento tecnico

x Comparto narrativo scarno
x Alla lunga può diventare ripetitivo
x Natura old gen evidente

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