Never Alone, conosciuto anche con il sottotitolo
Kisima Ingitchuna, è un titolo indie ispirato alla cultura, alle leggende ed alle tradizioni del popolo
Inupiat, una delle popolazioni native dell’Alaska che, assieme ai cugini Inuit e Yupik, siamo soliti definire eschimesi. Il titolo era già uscito nello scorso Novembre su PC, PlayStation 4 ed Xbox One (
qua trovate la recensione della versione PS4), mentre la versione Wii U che andiamo oggi ad analizzare è disponibile sul Nintendo eShop dal 9 Luglio.
Nuna e la volpe
Never Alone ci mette nei panni di
Nuna, giovane ragazzina Inupiat in viaggio per scoprire l’origine delle costanti bufere di neve che tormentano senza sosta il suo villaggio. Assieme ad una
volpe artica che si unirà nel corso delle prime fasi di gioco dovremo quindi affrontare un
platform/adventure 2D, caratterizzato dal costante riferimento al mondo ed alle leggende Inupiat. Di volta in volta esploreremo infatti i ghiacci perenni e le gallerie all’interno del corpo di una immensa balena; saremo alle prese con un ostinato orso bianco così come dovremo evitare gli “abitanti del cielo”, esseri che si suppone provengano dalle luci dell’aurora boreale e che tenteranno di rapirci. Ma le creature mitologiche della tradizione Inupiat non saranno solo ostili. La volpe artica potrà infatti
comunicare con spiriti benevoli, in maniera tale da creare o spostare piattaforme per favorire l’avanzata di Nuna. Tutto il gioco si regge sulla
continua collaborazione tra i due co-protagonisti. La volpe sarà infatti in grado di comunicare con gli spiriti e di raggiungere luoghi inaccessibili a Nuna, mentre quest’ultima potrà utilizzare l’unica arma a sua disposizione, le Bolas, per distruggere ostacoli ed aprire nuove vie. La particolare natura di Never Alone rende il titolo adatto ad essere giocato in
cooperativa: affidando il controllo della volpe ad un secondo giocatore (
su Wii U è supportato ogni controller possibile ed immaginabile, dal Wiimote al Classic Controller Pro, passando per per il Pro Controller) ed interagendo verbalmente con esso al fine di risolvere i vari enigmi ambientali è davvero possibile tirare fuori il massimo dall’esperienza offerta da Never Alone. Non che sia impossibile affrontare il gioco in singolo, ma emergono alcune criticità che rendono l’esperienza meno gradevole. Giocando da soli sarà possibile
switchare in tempo reale da un personaggio all’altro con la pressione di un tasto, affidando il compagno alle cure dell’
intelligenza artificiale. Quest’ultima, purtroppo, lascia molto a desiderare: a volte si bloccherà in un punto, dimenticandosi di seguirci; altre volte ci seguirà senza prestare attenzione a baratri ed ostacoli facilmente evitabili, causando un gran numero di morti superflue. A venirci incontro sarà per fortuna la
generosa distribuzione dei check point, che renderà ogni morte più tollerabile e meno fastidiosa.
Tra divertimento e cultura
In Never Alone si muore piuttosto spesso, tanto in singolo che in cooperativa. Al di là degli evitabili errori dell’intelligenza artificiale, la natura stessa del gioco si basa su di un intenso
trial and error. Gli enigmi ambientali che ci troveremo di fronte saranno spesso di non immediata risoluzione e richiederanno più di un tentativo per essere superati. A questo va aggiunta anche una fisica dei salti scarsamente precisa ed un certo ritardo nella risposta dei controlli. Ne deriva che in Never Alone, più che del gameplay vero e proprio, in realtà non particolarmente brillante, a colpire il giocatore sia l’atmosfera,
l’immergersi nella cultura del popolo Inupiat, lo scoprire costantemente nuovi aspetti e tradizioni della vita di questa incredibile popolazione. Ad accompagnare l’esperienza di gioco troviamo inoltre una serie di collezionabili sotto forma di gufi. Questi sbloccheranno dei mini-documentari realizzati intervistando ben 50 “
anziani” Inupiat. Never Alone è quindi un
esperienza estremamente affascinante e quasi “culturale”, al limite tra videogioco e software educativo. La longevità del titolo non è elevata: è possibile completarlo nel giro di 2 – 3 ore ed è difficilmente un gioco che rigiocherete, se non per recuperare uno o due gufi mancati nel corso della prima passata. Per questo motivo, per quanto possa essere affascinante il lavoro di
Upper One Games, il prezzo proposto di
14,99 € pare forse un po’ troppo elevato, considerando anche i mesi di ritardo che l’uscita ha collezionato rispetto alle altre versioni.
Le bellezze dell’Alaska
Dal punto di vista grafico il gioco stupisce per l’eccellente stile visivo adottato, che riesce in pieno a catturare l’essenza delle
opere d’arte dei nativi dell’Alaska. Allo stesso modo contribuisce all’atmosfera la decisione di adottare una
narrazione in lingua Inupiaq, perfettamente accompagnata da dei sottotitoli in italiano. Dal punto di vista tecnico emergono invece alcuni piccoli problemi. Il framerate non è sempre stabile, vi sono alcuni glitch occasionali e soprattutto
la gestione delle collisioni non è sempre ottimale. Nuna e la volpe di tanto in tanto restano bloccate su qualche piattaforma oppure vi passano attraverso, in maniera del tutto casuale (ma più frequente quando sono controllate dall’intelligenza artificiale). Non sono certo queste piccole magagne a invalidare la bontà generale della presentazione del titolo, ma appare chiaro che Upper One Games ha preferito concentrare i suoi sforzi più sul lato artistico che non su quello strettamente tecnico. Piacevoli, seppur non memorabili, le musiche che accompagnano il tutto.
Verdetto
7 / 10
Meglio di Piero Angela
Commento
Pro e Contro
✓ Fa scoprire la bellezza della cultura Inupiat
✓ Atmosfere ottime
✓ Giocato in cooperativa è molto soddisfacente
x Intelligenza artificiale pessima
x Fisica dei salti e collisioni imprevedibili
x Eccessivamente corto in confronto al prezzo
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