Una delle cose che mi fa più ribrezzo di quella fellatio reciproca tra ultracapitalisti del videogioco chiamata TGA è il suo dipingere l’industria videoludica come un’oasi piena di arcobaleni ed unicorni ignorando completamente le problematiche che colpiscono i lavoratori del settore. Purtroppo quegli arcobaleni sono in realtà color merda e gli unicorni in fronte hanno un dildo con cui incularti senza vasellina e senza permesso. Ma quest’anno finalmente uno spiraglio di luce, un cenno alle decine di migliaia di persone che ci hanno rimesso le penne lavorative negli ultimi anni.

E sapete che vi dico? Preferivo quando le ignoravano perché la bile che mi hanno causato basta per farcire tutti i pandori del mondo.

The Game Changer Award

Andiamo con ordine. Quest’anno è stato istituito il TGA Game changer award, un premio per chi contribuisce a rendere l’industria un posto migliore. È andato meritatamente ad Amir Satvat, un analista che lavora in Tencent Games ma che si occupa di valutare le aziende per potenziali investimenti o acquisizioni. Dunque non direttamente impiegato nel management di un qualsiasi studio di sviluppo, ma un grande appassionato che assistendo alla perdita di innumerevoli posti di lavoro ha deciso di mettere su una piattaforma gratuita con un foglio di calcolo excel da compilare che aiuta le persone a trovare o ritrovare lavoro all’interno dell’industria grazie al suo database di annunci molto semplice da usare. Non entro nel merito del funzionamento o la validità del sistema perché non lo conosco ma è stato dichiarato che ad oggi più di tremila persone siano state aiutate.

Quindi nel dubbio grazie Amir – poi che un foglio di calcolo riesca dove dei manager pagati fior di milioni falliscono dovrebbe farci porre altre mille domande su questa gente.


E’ una cosa bella, quindi vi chiederete dov’è il problema? E io vi dico che non c’è un problema, ce ne sono molti di più:

1) Se ad impegnarsi a rendere il settore videoludico un posto migliore dev’essere una persona relativamente esterna e per puro altruismo, vuol dire che all’interno dell’industria non c’è nessuno che lo faccia – ditemi voi se è normale.

2) L’elite capitalista del videoludo con una mano loda l’iniziativa e con l’altra la sfrutta per deresponsabilizzarsi, demandando l’onere di risolvere i problemi da loro creati a chi ne è vittima, mentre loro continuano a godersi il settore immuni a qualsiasi crisi e continuando a licenziare lavoratori in nome di una sostenibilità che serve solo a fare in modo che i dividendi degli investitori abbiano lo stesso numero di zeri ogni anno, invece di intervenire su processi produttivi antieconomici frutto di management scellerato che continuano a triturare portafogli e vite di chi si spacca la schiena ogni giorno (e a volte anche notte) per portare a casa risultati di cui sono i capoccia a godere.

3) I content creator che si riempiono la bocca di moralismo ed etica durante l’anno che poi viene messa puntualmente sotto al tappeto quando c’è da attaccarsi al fallo del capitalismo videoludico per beccarsi qualche schizzo di visibilità, di contenuto e per i più fortunati di dindini. Da chi streamma i TGA dalla sua cameretta a chi affitta addirittura cinema per fare il cosplay del Geoff wannabe per masturbarsi l’ego, creator che evidenziano le storture del sistema facendo contenuti su anticapitalismo e lotta di classe salvo poi piegarsi ogni volta che si rischia davvero di rimetterci qualcosa. Badate bene non parlo di non coprire i TGA perché purtroppo c’è chi non può permettersi di non farlo, ma almeno di analizzarli secondo paradigmi diversi da quelli che detta il capitale, invece di avere lo stesso entusiasmo spensierato di chi nel sistema ci sguazza. Gioire per un annuncio gradito è cosa buona e giusta, ma se il dibattito inizia e finisce lì non è accettabile. Le reazioni ai TGA sono come le recensioni dei tripla A: tutte uguali.

4) Per ultimo il pubblico, che è vittima e parte del problema. Non intendo il pubblico mainstream che non sa nemmeno cosa siano i TGA e che a parte comprare il tripla A del momento se ne sbatte del settore – parlo di noi nicchia di appassionati che viviamo la nostra passione e l’industria con più interesse e nonostante questo ignoriamo o facciamo finta di non vedere le sue criticità limitandoci ad applaudire il carrozzone di Geoff perché qualche annuncio ci ha fatto ingrossare le mutande, senza nessuno spirito critico e fregandocene di tutto, salvo poi farci arruffare il pelo quando qualcuno dall’esterno demonizza il videogioco etichettandolo con i soliti stereotipi e nel frattempo applaudiamo chi invece lo sta distruggendo dall’interno.

Se Balatro è indie io sono Spiderman.

Nota a margine, abbiamo assistito all’ennesima vittoria di un indie non indie perché Balatro di LocalThunk è pubblicato da Playstack, una società che fa parte di una holding da decine di milioni di dollari.

Please wrap it up Ogni anno sempre peggio, come ci raccontava Matteo nel 2023
Ma la magia del capitale è di riuscire a normalizzare anche questo, non lasciando nemmeno più le briciole a chi davvero sviluppa dal basso. È vero che ci ha lavorato una sola persona, ma ha avuto sicuramente più mezzi di team composti da molte più persone che però campano con le loro sole forze. Lungi da me criticare la validità del gioco, ma è il deturpamento capitalista delle etichetta indie che mi fa ribollire il sangue.

Insomma Amir sarà un grande, ma non è di sicuro un innovatore perché fa quello che si fa da quando esiste il capitalismo, cioè poveri che aiutano altri poveri a risolvere i problemi creati dai ricchi. Però un appunto ad Amir lo devo fare: quando è salito su quel podio di fronte a tutta quella gente che è proprio la principale responsabile della situazione in cui si trovano le persone che lui sta cercando di aiutare (già questo per me è disturbante e distopico) prima di quel YOU invece di THANK avrebbe dovuto dire FUCK.

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