Il Giappone è una terra tanto lontana quanto risulta affascinante agli occhi di chi sta oltreoceano. Lo è così tanto che (opinione personale) ho sempre creduto tendessimo a mistificarla dipingendola molto migliore di quanto non sia.
La cosa di per sé non sarebbe nemmeno grave, finché non ci si becca il cosiddetto reality check. O finché non iniziamo ad averlo così a cuore che lo sentiamo nostro. Talmente nostro che abbiamo il diritto di difenderlo a spada tratta da qualsiasi invasore o malintenzionato, o così pensiamo. Un po’ come facciamo con i videogiochi e le menti creative alle loro spalle, dimenticando che stiamo difendendo una parte che le tasche strabordanti di soldi e che quindi se ne fa poco della nostra difesa. Come quando si faceva scudo con il corpo a Game Freak contro il plagio cattivo, ricordate? Quindi il Giappone doveva parlare per sé prima o poi, riguardo la questione Assassin’s Creed Shadows. E lo ha fatto: “il gioco va cancellato perché storicamente inaccurato“. Una scusante che ovviamente i fan occidentali hanno usato per coprire altro, questione di cui non voglio disquisire qui perché questo vuol essere un approfondimento sulle controversie.Prima le controversie
Ci teniamo anche a precisare che nonostante ci siamo consultati con molte persone durante il processo di sviluppo, queste non sono da ritenere in alcun modo responsabili delle decisioni creative prese dal team per quanto concerne il gameplay. Di conseguenza vi chiediamo umilmente di non esporre le critiche ai nostri collaboratori, interni o esterni che siano.E ancora:
Yasuke è presentato come samurai in Assassin’s Creed Shadows, seppur siamo al corrente di come la questione sia oggetto di studio e discussione. Questo sarà parte integrante della narrativa, e grazie all’altra protagonista, la shinobi giapponese Naoe – di uguale importanza nel gioco – i due protagonisti offriranno a chi gioca stili di combattimento diversi tra loro.Passaggio evidenziato che, tradotto in soldoni, significa “se ti dà così fastidio l’incongruenza di Yasuke puoi sempre giocare Naoe”. Il che chiude pressoché la questione “Yasuke è un errore” con un elegantissimo piatto di copium (per parlare in internettese).
[…] siamo a conoscenza del fatto che alcuni dei materiali promozionali hanno causato preoccupazione nella community giapponese, e porgiamo loro le nostre più sentite scuse. Ogni materiale audiovisivo fa riferimento alla versione in sviluppo del gioco, che continuerà ad evolversi fino al lancio. Faremo del nostro meglio fino a quel momento e anche oltre, basandoci sulle critiche costruttive ricevute da voi.Difficile avere la certezza di cosa implichi internamente questo stralcio di testo, ma la speranza è che oltre a prendere atto del problema quelle bandiere spariscano sul serio dalla circolazione. Le scuse, come molte testate fanno notare, non sono bastate alla community giapponese, e non vedo perché dovrebbero. Si tratta sicuramente di una questione più che preoccupante, perché solleva il dubbio (che per molte persone era più una certezza) che l’accuratezza storica puntualmente millantata da Ubisoft in ogni nuovo titolo del franchise sia fondata su basi non solide quanto sembra. Ecco, questa critica posso sicuramente condividerla: in un mondo in cui si può contestare quasi qualsiasi cosa scritta (e giacché si può probabilmente qualcuno lo farà), è un grosso azzardo non prendersi la briga di confermare almeno il minimo indispensabile che salterebbe per forza di cose agli occhi di chi gioca. Meglio ribadire lo stato attuale dei fatti: la petizione Change ha quasi raggiunto le 100 mila firme (al momento della scrittura). Chi firma lamenta una rappresentazione distorta della cultura giapponese e dell’epoca scelta da Ubisoft, e richiede che l’uscita venga annullata a beneficio di un più approfondito studio della cultura. E in parte hanno anche ragione. A dispetto di quanto ho detto e dirò in questo articolo, sono fermo sostenitore del fatto che il Giappone abbia una cultura spaventosamente bella e di cui sappiamo spaventosamente poco, pur con le sue sbavature che personalmente non ho mai gradito (ad esempio, l’eccessiva dedizione al proprio lavoro). È abbastanza inaccettabile, specie per chi fa orgoglio delle proprie millantate ricerche storiche, rappresentarla usando immagini stock (dello stendardo di qualcun altro) e prodotti promozionali che richiamano pesantemente qualcosa di esistente. Perché, in tutto questo, vien fuori che la spada di Yasuke “assomiglia pesantemente” alla Sandai Kitetsu di Zoro. Ma c’è altro da aggiungere: come moltissime persone hanno sottolineato, Assassin’s Creed non è un franchise storicamente accurato. Non lo è già dai tempi di Altair ed Ezio, in cui due personagi di assoluta finzione si muovono in una storia di assoluta finzione in un luogo che invece è molto reale. Sta tutto qui il problema: l’accuratezza storica del franchise non è mai stata intesa come da applicare a ogni singolo pixel del franchise, quanto piuttosto ad alcuni elementi di carattere generico. L’epoca in cui si sviluppano le vicende, i personaggi realmente esistiti in quell’epoca, gli equilibri geopolitici che tessevano il mondo di allora. Non mi risulta di aver mai visto il Papa imbracciare un bastone magico e schiavizzare i fedeli radunati al Vaticano. Almeno credo. Ma non mi esprimo per quanto riguarda il personaggio di un’opera di finzione che maneggia la spada del personaggio di un’altra opera di finzione, che per quanto la mia ignoranza in materia giuridica mi consenta di speculare può esser giustificato come una spada “dall’aspetto terribilmente simile, ma una spada diversa”.
Le aspettative diventano facilmente presunzioni.
“Per favore, non usarlo” Commento personale a mo’ di battuta: mi prefiguro questi esperti giapponesi millantati da Ubisoft che gli sconsigliano educatamente di usare lo stendardo, e il direttivo occidentale che “ok, grazie, lo terremo in considerazione” e poi se ne fotte.
Dalla vicenda di Shadows emerge molto di quanto già sappiamo, dunque. La leggerezza con cui le case tripla A trattano i propri prodotti non è una novità ed è lamentata già da Assassin’s Creed Mirage. Forse era vero anche prima di allora, ma la questione ha ottenuto molta meno attenzione e il motivo – banalmente – è che all’occidente in generale delle rappresentazioni non perfette al dettaglio. D’altronde “nessuna pubblicità è cattiva pubblicità”. Del Giappone, in compenso, ci importa anche troppo, tanto che vogliamo ergerci a difenderlo quando è capacissimo benissimo da solo, e fondamentalmente dovrebbe pensarci da sé proprio come ha fatto. Ciò detto resta disarmante la superficialità Ubisoft, molto rappresentativa del trattamento che le tripla A riservano alle proprie accanite community che pure peccano di un altro tipo di arroganza: quello di credere che spendere soldi per un gioco conferisca in automatico il diritto di aver parola sulle scelte creative altrui. Un diritto che tutto sommato esiste anche, in situazioni come quella del Sekigahara Teppotai che ha visto un proprio simbolo utilizzato senza consenso. Se qualcosa va storto allora posso sempre lamentarmi. Posso prendere chi la pensa come me e aprire una petizione perché le cose cambino, perché ho il diritto di farlo. Che a parer mio è un ottimo approccio, se non fosse applicato in questo caso alla situazione sbagliata. Non possiamo stupirci che l’unica attenzione del governo giapponese alla questione sia stata la risposta-template “indagheremo su qualsiasi cosa mini l’ordine pubblico o la morale”. La questione Shadows dimostra con sufficiente chiarezza quanto, spesso e volentieri, l’essere umano pecchi di arroganza. Al punto da convincersi che “se sto spendendo soldi, allora ho voce in capitolo su tutto”, o al punto da ergersi a difendere una cultura di cui si sa meno di quanto si creda (e che non è nemmeno la propria). Che siano indicati due occidentali come principali sostenitori della petizione la dice lunga, su come punto primo pecchiamo di arroganza nel ficcarci in questioni culturali altrui e punto secondo su quanto ci sia molto di più sotto alla volontà di “make Japan great (in the game)“. Davvero, non voglio dilungarmi su cos’altro c’è sotto la questione Yasuke e non voglio convincere nessuno a cambiare idea e farselo piacere. Spero solo che ci riflettiate un po’ su, e che se ne possa riparlare civilmente a mente fredda.
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