Il Giappone è una terra tanto lontana quanto risulta affascinante agli occhi di chi sta oltreoceano. Lo è così tanto che (opinione personale) ho sempre creduto tendessimo a mistificarla dipingendola molto migliore di quanto non sia.

La cosa di per sé non sarebbe nemmeno grave, finché non ci si becca il cosiddetto reality check. O finché non iniziamo ad averlo così a cuore che lo sentiamo nostro. Talmente nostro che abbiamo il diritto di difenderlo a spada tratta da qualsiasi invasore o malintenzionato, o così pensiamo. Un po’ come facciamo con i videogiochi e le menti creative alle loro spalle, dimenticando che stiamo difendendo una parte che le tasche strabordanti di soldi e che quindi se ne fa poco della nostra difesa. Come quando si faceva scudo con il corpo a Game Freak contro il plagio cattivo, ricordate?

Quindi il Giappone doveva parlare per sé prima o poi, riguardo la questione Assassin’s Creed Shadows. E lo ha fatto: “il gioco va cancellato perché storicamente inaccurato“.

Una scusante che ovviamente i fan occidentali hanno usato per coprire altro, questione di cui non voglio disquisire qui perché questo vuol essere un approfondimento sulle controversie.

Prima le controversie

La controversia di Yasuke

Non ne abbiamo parlato troppo estensivamente come I Love Videogames, perché come sottolineavo nell’ultimo reel il sottoscritto ritiene abbastanza sterili le polemiche iniziali sul protagonista. Come premessa, la mia opinione è che tutto più o meno scaturisce da un fondamentale errore di Ubisoft – l’aver peccato di arroganza trattando chi gioca come uno zombie che sta lì solo per giocare. Ma spiego più nel dettaglio in breve.

C’è una parola che mi viene in mente per descrivere le polemiche su Yasuke, ma per evitare i voli pindarici mi limito a raccontare che il focus era posto molto sul come lui non fosse mai stato davvero un samurai. Si sottolineava come ci fossero molte altre scelte più appropriate piuttosto che l’unico uomo la cui definizione come samurai fosse una zona grigia della storia giapponese.

Che poi Edward ERA un Assassino Un tentativo di pubblicità cross-mediale di Ubisoft finito male, in cui solo a un libro è relegata la responsabilità di confermare che Edward entra nell’Ordine dopo gli eventi del videogioco.
Una situazione simile, se ricordate, a quella intrapresa con Edward Kenway di Asssassin’s Creed Black Flag, un pirata che ottiene abiti da Assassino dopo una colluttazione vinta con un membro dell’Ordine. Già al tempo si scatenò un polverone di modesta portata, perché “Edward non è un Assassino, li ha incontrati ma non è uno di loro, quindi non ha senso che questo sia Assassin’s Creed”. Poi accadde ancora con la coppia di videogiochi immediatamente successiva (Unity e Rogue), perché in realtà Shawn tradisce gli Assassini per passare nelle fila nemiche.

Può un Templare essere protagonista di un gioco che si chiama Assassin’s Creed? La risposta è sì, letteralmente perché lo hanno deciso loro. Può non piacermi un gioco che si macchia di un’incongruenza così imperdonabile? La risposta, anche qui, è assolutamente sì – ma probabilmente la soluzione è tenere il portafogli a bada, non fare stalking online e minacciare di morte il team creativo.

Una risposta che con molta diplomazia il team di Ubisoft si prende il tempo di dare, in un post in cui chiarisce la propria posizione.

Ci teniamo anche a precisare che nonostante ci siamo consultati con molte persone durante il processo di sviluppo, queste non sono da ritenere in alcun modo responsabili delle decisioni creative prese dal team per quanto concerne il gameplay. Di conseguenza vi chiediamo umilmente di non esporre le critiche ai nostri collaboratori, interni o esterni che siano.

E ancora:

Yasuke è presentato come samurai in Assassin’s Creed Shadows, seppur siamo al corrente di come la questione sia oggetto di studio e discussione. Questo sarà parte integrante della narrativa, e grazie all’altra protagonista, la shinobi giapponese Naoe – di uguale importanza nel gioco – i due protagonisti offriranno a chi gioca stili di combattimento diversi tra loro.

Passaggio evidenziato che, tradotto in soldoni, significa “se ti dà così fastidio l’incongruenza di Yasuke puoi sempre giocare Naoe”. Il che chiude pressoché la questione “Yasuke è un errore” con un elegantissimo piatto di copium (per parlare in internettese).

Lo stendardo Sekigahara Teppotai

Se da un lato la polemica di cui sopra può essere ritenuta, appunto, sterile, un approccio più accurato è necessario per la questione che ha più di recente scatenato gli animi.

Sekigahara Teppotai Tradotto 1:1, più o meno “archibugieri di Sekigahara”. Lungi da me sminuire, ma sono un gruppo di rievocazioni storiche.
Il pomo della discordia è la bandiera rossa che figura nella concept art di cui sopra. Il margine di dubbio che sia la stessa o meno è molto, molto basso – anche la scritta sembra proprio identica, e riporta “Sekigahara Teppotai”. A fugare qualsiasi ulteriore dubbio interviene proprio il gruppo che di quello stendardo fa uso, che dopo giorni di discussioni interne rivendica educatamente su Twitter la proprietà della bandiera e l’inaccuratezza storica dell’averla utilizzata in una concept art. (n.d.r.: ci sono voluti giorni, addirittura…)

Inaccuratezza, e non solo – perché alla fine oltre che un falso storico è anche utilizzo improprio di un asset altrui. Lascio fuori da qui discussioni come “dovrebbero almeno pagargli l’utilizzo”, perché non sono un professionista in queste cose. Ubisoft, però, ha espresso doverose scuse per la situazione nello stesso aggiornamento di cui parlavo più sopra, riportando che:

[…] siamo a conoscenza del fatto che alcuni dei materiali promozionali hanno causato preoccupazione nella community giapponese, e porgiamo loro le nostre più sentite scuse. Ogni materiale audiovisivo fa riferimento alla versione in sviluppo del gioco, che continuerà ad evolversi fino al lancio. Faremo del nostro meglio fino a quel momento e anche oltre, basandoci sulle critiche costruttive ricevute da voi.

Difficile avere la certezza di cosa implichi internamente questo stralcio di testo, ma la speranza è che oltre a prendere atto del problema quelle bandiere spariscano sul serio dalla circolazione. Le scuse, come molte testate fanno notare, non sono bastate alla community giapponese, e non vedo perché dovrebbero.

Si tratta sicuramente di una questione più che preoccupante, perché solleva il dubbio (che per molte persone era più una certezza) che l’accuratezza storica puntualmente millantata da Ubisoft in ogni nuovo titolo del franchise sia fondata su basi non solide quanto sembra. Ecco, questa critica posso sicuramente condividerla: in un mondo in cui si può contestare quasi qualsiasi cosa scritta (e giacché si può probabilmente qualcuno lo farà), è un grosso azzardo non prendersi la briga di confermare almeno il minimo indispensabile che salterebbe per forza di cose agli occhi di chi gioca.

Meglio ribadire lo stato attuale dei fatti: la petizione Change ha quasi raggiunto le 100 mila firme (al momento della scrittura). Chi firma lamenta una rappresentazione distorta della cultura giapponese e dell’epoca scelta da Ubisoft, e richiede che l’uscita venga annullata a beneficio di un più approfondito studio della cultura.

E in parte hanno anche ragione. A dispetto di quanto ho detto e dirò in questo articolo, sono fermo sostenitore del fatto che il Giappone abbia una cultura spaventosamente bella e di cui sappiamo spaventosamente poco, pur con le sue sbavature che personalmente non ho mai gradito (ad esempio, l’eccessiva dedizione al proprio lavoro). È abbastanza inaccettabile, specie per chi fa orgoglio delle proprie millantate ricerche storiche, rappresentarla usando immagini stock (dello stendardo di qualcun altro) e prodotti promozionali che richiamano pesantemente qualcosa di esistente.

Perché, in tutto questo, vien fuori che la spada di Yasuke “assomiglia pesantemente” alla Sandai Kitetsu di Zoro.

Ma c’è altro da aggiungere: come moltissime persone hanno sottolineato, Assassin’s Creed non è un franchise storicamente accurato. Non lo è già dai tempi di Altair ed Ezio, in cui due personagi di assoluta finzione si muovono in una storia di assoluta finzione in un luogo che invece è molto reale. Sta tutto qui il problema: l’accuratezza storica del franchise non è mai stata intesa come da applicare a ogni singolo pixel del franchise, quanto piuttosto ad alcuni elementi di carattere generico. L’epoca in cui si sviluppano le vicende, i personaggi realmente esistiti in quell’epoca, gli equilibri geopolitici che tessevano il mondo di allora.

Non mi risulta di aver mai visto il Papa imbracciare un bastone magico e schiavizzare i fedeli radunati al Vaticano. Almeno credo. Ma non mi esprimo per quanto riguarda il personaggio di un’opera di finzione che maneggia la spada del personaggio di un’altra opera di finzione, che per quanto la mia ignoranza in materia giuridica mi consenta di speculare può esser giustificato come una spada “dall’aspetto terribilmente simile, ma una spada diversa”.

Le aspettative diventano facilmente presunzioni.

La mia opinione sulla questione è che è più che legittimo chiedere a gran voce che castronerie come lo stendardo o la spada vengano rettificate il più in fretta possibile. Lo è in funzione del fatto che esistono nel nostro mondo, e sono proprietà altrui. Non dovrebbe passarne inosservato (e impunito) l’utilizzo scriteriato che se ne fa, e che apre inoltre il vaso di Pandora su quanti altri elementi della realtà Ubisoft abbia utilizzato con troppa leggerezza nel franchise.

Poche sembrano le spiegazioni possibili, e la più plausibile è forse che si siano cercate immagini stock di stendardi giapponesi. E sai, lì c’è proprio una scritta in giapponese, quindi top. Ma a questo punto tanto valeva usare le bandane con scritto “vincere” che vendono al festival dell’Oriente, no?

Come al solito una situazione di “ragione nel mezzo”, in cui va anche bene far notare un vero problema ma le aspettative partivano da un po’ troppo sopra le righe. La polemica sterile sull’utilizzo di un personaggio “non davvero giapponese” o “non davvero samurai” non regge per via dei precedenti già settati dal franchise, che ai non-Assassini ci ha abituato da un po’. Ugualmente non regge molto la polemica al realismo storico, che raramente si è applicato a ogni singolo personaggio od ogni singolo aspetto del gioco.

A.C.S. – Aspettative (vistose) Come Stendardi

“Per favore, non usarlo” Commento personale a mo’ di battuta: mi prefiguro questi esperti giapponesi millantati da Ubisoft che gli sconsigliano educatamente di usare lo stendardo, e il direttivo occidentale che “ok, grazie, lo terremo in considerazione” e poi se ne fotte.

Dalla vicenda di Shadows emerge molto di quanto già sappiamo, dunque. La leggerezza con cui le case tripla A trattano i propri prodotti non è una novità ed è lamentata già da Assassin’s Creed Mirage. Forse era vero anche prima di allora, ma la questione ha ottenuto molta meno attenzione e il motivo – banalmente – è che all’occidente in generale delle rappresentazioni non perfette al dettaglio. D’altronde “nessuna pubblicità è cattiva pubblicità”. Del Giappone, in compenso, ci importa anche troppo, tanto che vogliamo ergerci a difenderlo quando è capacissimo benissimo da solo, e fondamentalmente dovrebbe pensarci da sé proprio come ha fatto.

Ciò detto resta disarmante la superficialità Ubisoft, molto rappresentativa del trattamento che le tripla A riservano alle proprie accanite community che pure peccano di un altro tipo di arroganza: quello di credere che spendere soldi per un gioco conferisca in automatico il diritto di aver parola sulle scelte creative altrui. Un diritto che tutto sommato esiste anche, in situazioni come quella del Sekigahara Teppotai che ha visto un proprio simbolo utilizzato senza consenso.

Se qualcosa va storto allora posso sempre lamentarmi. Posso prendere chi la pensa come me e aprire una petizione perché le cose cambino, perché ho il diritto di farlo. Che a parer mio è un ottimo approccio, se non fosse applicato in questo caso alla situazione sbagliata. Non possiamo stupirci che l’unica attenzione del governo giapponese alla questione sia stata la risposta-template “indagheremo su qualsiasi cosa mini l’ordine pubblico o la morale”.

La questione Shadows dimostra con sufficiente chiarezza quanto, spesso e volentieri, l’essere umano pecchi di arroganza. Al punto da convincersi che “se sto spendendo soldi, allora ho voce in capitolo su tutto”, o al punto da ergersi a difendere una cultura di cui si sa meno di quanto si creda (e che non è nemmeno la propria). Che siano indicati due occidentali come principali sostenitori della petizione la dice lunga, su come punto primo pecchiamo di arroganza nel ficcarci in questioni culturali altrui e punto secondo su quanto ci sia molto di più sotto alla volontà di “make Japan great (in the game)“.

Davvero, non voglio dilungarmi su cos’altro c’è sotto la questione Yasuke e non voglio convincere nessuno a cambiare idea e farselo piacere. Spero solo che ci riflettiate un po’ su, e che se ne possa riparlare civilmente a mente fredda.

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