C’è molto da imparare dall’ultima live di Ubisoft. Più di quanto il polverone che ne è conseguito dia a vedere.

È strano pensare che si possa organizzare un’ora e mezza di chiacchierata per dirsi tutto e fondamentalmente nulla. Fa ancora più strano pensare che il tutto venga “mascherato” dietro la voglia di festeggiare l’anniversario di un franchise titanico come Assassin’s Creed. O forse no: forse tutto sommato era solo questione di tempo.

Da non crederci, ma è da una lama a doppio taglio che è nata una situazione del genere. Situazione che poi non porta nemmeno tante novità, a conti fatti.

La diretta è stata un’esperienza stressante, con quei tre o quattro annunci e un’ora di chiacchiere. Annunci tra l’altro nemmeno interessanti né troppo nuovi.

Ma che si è detto di così controverso?

Novel, fumetti, web toon, supporto ad Origins e Valhalla (ma dov’è Odyssey?) per circa altri vent’anni. Cosa c’è di nuovo? Nulla, assolutamente. Tutte cose già avvenute in passato, peraltro senza nemmeno bisogno di un’ora e mezza di sproloqui. Se ve le foste persi, le informazioni clue sono il supporto ai 60 FPS per Origins e un weekend in cui ottenere il gioco gratuito su PC – nonché uno sconto di circa l’85% sullo stesso titolo fino a metà luglio. Chiude il tutto un’espansione gratuita per Valhalla in stile roguelite.

Tutto qua. Parlarne in un’ora e mezza di diretta è effettivamente eccessivo – anche se, opinione personale, il punto di vista di chi ci ha messo il nome non è mai sgradito. Di sicuro è apprezzabile come la serie abbia preso una piega leggermente diversa dai vecchi tempi, e non solo come tempistiche di rilascio. 

I nuovi Assassin’s Creed hanno un ciclo vitale assurdo paragonati ai vecchi titoli della serie. Assurdo quanto il costo delle espansioni non gratuite, considerato che “L’Alba del Ragnarok” da sola pesa 40 euro sonanti. Ma ancora non ce la facciamo a rivitalizzare la modalità multiplayer vera e propria, magari in modo che non distrugga un intero gioco.

Ma tornando a noi, c’entriamo qualcosa con questo ossessivo bisogno di comunicare informazioni?

Resta il fatto che per quanto eccessivamente lunga, la diretta di pochi giorni fa sotto sotto risponde a un bisogno. Risponde alla necessità compulsiva di informarsi, di sapere tutto fino in fondo, immediatamente. 

Chiaramente questo bisogno non è nato mica dal nulla. Nel 2022 le informazioni sono ormai super reperibili, indipendentemente dal volersi effettivamente sforzare a reperirle oppure no. L’esistenza di guide complete di un gioco e i cosiddetti “leak” mesi e mesi prima dell’arrivo su scaffale ne sono la prova.

Ed è d’altro canto il grande pubblico che vuole tutto questo, ne ha quasi necessità perché deve vedere per credere, deve sapere per decidere se acquistare oppure no. Sarà anche giusto così – non posso acquistare un gioco Pokémon a 70 euro senza sapere prima che i disegni di mio cugino di 7 anni sono una forma d’arte più godibile.

Una “necessità del nuovo millennio” che dà vita al famoso troppo che storpia.

In alcuni sensi è proprio questo che è successo: una necessità nata da un’abitudine ha portato al proverbiale troppo che storpia. Una live di una buona ventina di minuti, con nemmeno 7 minuti di informazioni interessanti e un’altra ora e mezza di amabile chiacchierata. 

Che poi diciamocelo: gli Assassin’s Creed gratuiti non sono nemmeno così tanto una novità. È un posto d’onore che capita a tutti prima o poi, una forma di pubblicità (tra l’altro soggettivamente molto azzeccata) affiancata dalla parolina magica del 21esimo secolo: “gratis”. 

La necessità di fare marketing versus la necessità di sapere tutto: chi vince?

Da un lato la necessità del pubblico di sapere, dall’altro la necessità (risposta) dell’editore di comunicarsi. Anche quando non c’è un granché da dire e poteva benissimo bastare un annuncio sui social. Questo sì, poteva essere forse più adeguato. Un po’ come quelle riunioni in remoto a lavoro che potevano benissimo essere ridotte a una mail di due righe.

Siamo abituati a sapere tutto il più in fretta possibile, e a far sentire questa necessità a gran voce. E Ubisoft, di contro, ha dimostrato di volerci dare l’impressione che la nostra opinione/necessità conti davvero qualcosa. Insomma: Assassin’s Creed stesso è cambiato radicalmente, passando da un gioco annuale fatto di attacchi automatici a un GDR di cadenza circa biennale. 

“Cosa succede dietro le quinte? Come sarà il prossimo Assassin’s Creed? Dove e quando, e con chi?

Ubisoft come molti altri producer si è piegata a domande come queste, facendo il possibile per rispondere prontamente ed esaustivamente il più possibile. Anche quando proprio non ce n’era bisogno. Perché diciamocelo, stavolta non se ne sentiva il bisogno – e di nuovo, quella riunione di un’ora e mezza poteva essere ridotta a un post di due righe.

D’altro canto ritengo che ogni tanto faccia bene guardare quelle facce, e ricordarsi che c’è qualcuno dietro operazioni di marketing così grosse.

Se non altro per sapere chi incolpare se i videogiochi spesso sono soggiogati a una macchina da soldi.

#LiveTheRebellion