Pasquale Murano

News+ Bleem da emulatore torna come marketplace di Rom

Pinko Interactive riesuma un vecchio emulatore per Playstation 1 ma stavolta cambiando le carte in tavola.

Bleem era un emulatore per Playstation 1 commerciale (cioè in vendita). Il progetto venne chiuso nel 2001 per un’azione legale nei confronti degli sviluppatori da parte di Sony. Ma attenzione, la causa non venne vinta da Sony, ma le spese per il processo furono cosi alte che i programmatori di Bleem si ritrovarono senza fondi. Bleem, all’epoca dei fatti, era il miglior emulatore in circolazione in quanto programmato in Assembly. Grazie alla programmazione nel linguaggio macchina, gli sviluppatori crearono un emulatore molto fedele e che non ha bisogno di plug in per funzionare.

Torniamo ai giorni nostri. Da poco tempo Piko Interactive ha riesumato il marchio Bleem per farne il primo store digitale al mondo di Rom. La potenza di questa notizia sta nel fatto che è una delle prime possibilità per poter uscire da “quella zona grigia di legalità” di chi utilizza gli emulatori.

Nel sito, infatti, è possibile leggere che l’intento degli sviluppatori è quello di offrire una licenza commerciale all’utente finale. Quindi potrete acquistare le rom direttamente dallo store in maniera del tutto legale.

Il diritto d’autore nei videogiochi

Linguaggio Assembly Un linguaggio Assembly è un linguaggio di programmazione che permette di lavorare a livello macchina, senza ricorrere al codice binario.
Sorprendentemente in Italia il diritto d’autore sui videogiochi non esiste. O meglio, per poter parlare di diritto d’autore nei videogiochi dobbiamo far riferimento all’articolo “Legge 14 novembre 2016, n. 220“. Nell’articolo si menziona che “qualsiasi forma multimediale con immagini in movimento” è coperta da diritto d’autore. Questa sentenza ha fatto si che, in forma molto sottile, i videogiochi venissero equiparati al cinema.

Inoltre, il diritto d’autore viene concesso non dallo sviluppatore ma a chi li distribuisce. In pratica gli sviluppatori, se rilasciano il gioco sotto un publisher, non vedranno nessun soldo da parte di Sony. Anzi, la proprietà va al publisher che può beneficiare come vuole dell’IP! Di conseguenza i diritti morali dell’opera (paternità dell’opera, idea dell’opera), vengono inglobate dal publisher e rivendicate come proprie. Teniamolo a mente quando ci ricordiamo gli autori quando è il momento di criticare, piuttosto che pensare che delle loro opere non vedranno il becco di un quattrino.

Questa sentenza ha fatto si che, in forma molto sottile, i videogiochi venissero equiparati al cinema.

Bleem e il futuro radioso del retrogaming

Quindi, ben venga l’idea di Bleem. Poter comprare una rom, o un set di rom, ha un doppio valore. Il primo, come ribadito più volte, è far si che l’emulazione non venga vista più come una questione di pirateria. Il secondo, quello di preservare la memoria storica del medium. Poter avere a disposizioni romset facilmente scaricabili e visibili, ma soprattutto conservabili, non può che farmi felice.

E si spera che un’iniziativa del genere non venga contrasta dai publisher. Molte, forse troppe volte, abbiamo assistito a strike da parte di Nintendo per violazione del diritto d’autore. Ed è una delle tante incognite che un progetto del genere può avere.

Quindi, come ogni cosa, solo il tempo ci dirà, per il resto non ci rimane che stare nella nostra zona grigia.

#LiveTheRebellion