Cyberpunk 2077 non smette di far parlare di sé, finendo di nuovo alla gogna sui social. Questa volta, il capo di imputazione è un poster in-game che raffigura una modella transgender, con un vistoso e protuberante…ehm…quello. La condanna su Twitter è stata veloce ed imparziale, invitando gli utenti della piattaforma a non acquistare il gioco.

“Se compri Cyberpunk, mi devi 70 euro”

No, non è un’avviso molto curioso che si può trovare sulla pagina dello store di CD Projekt Red, bensì le parole di un utente transgender su Twitter, che ha commentato in questo modo la scelta di pubblicare uno dei poster in-game che decoreranno le strade di Night City, chiamato “Mix it Up”. Sostenendo di parlare a nome dell’intera community, questo utente, uno tra i tanti, ha raccolto la torcia di una nuova campagna di protesta che ha attraversato Twitter. La campagna invita, se si acquista Cyberpunk 2077, a donare 70 dollari alla community transgender.

CDPR è stata spesso definita una compagnia “transfobica, cioè che tratta con disprezzo o superiorità le figure transgender, ma in questo caso il bersaglio della campagna è un poster in-game, che raffigura un individuo transgender. In puro stile “Night City” infatti, l’individuo ritratto nel poster è provocante, provocatorio e senza filtri, mostrando per l’ennesima volta un futuro in cui il corpo umano è merce e target delle mega-corporazioni.

Tutto è merce, tutto è denaro

Il poster in questione è stata definita da alcuni membri della community transgender, infatti, come un’oggettificazione e una mercificazione dell’immagine di una persona transgender, trasformando la poderosa silhouette del pene del* modell* in uno strumento di marketing.

Anche Kasia Redesiuk, l’artista che ha disegnato questo poster, è d’accordo con questa osservazione. Al contrario di quanto sostengono gli utenti su Twitter, però, Kasia evidenzia come la mercificazione sia messa in atto dalle corporazioni che governano Night City, e non da CDPR.

“Mi piace l’aspetto di questa persona. […] Ciononostante, questo modelli – ed il loro bellissimo corpo – sono utilizzato per scopi corporativi. Sono messi in mostra esclusivamente come un oggetto, e questa è la parte terribile di tutto ciò”

– Kasia Redesiuk, disegnatrice del poster “Mix It Up”
Una denuncia vera e propria, quindi, quella di CDPR e di Cyberpunk 2077, che mostrano come il consumismo sfrenato e il capitalismo senza filtri governino il futuro non tanto distante di Cyberpunk. Eppure, anche in un futuro in cui CDPR ha assicurato che sarà possibile vestire i panni di un individuo di qualsiasi genere, la vista di un modell* transgender ha suscitato un enorme clamore.

Non è il futuro troppo avanti, siamo noi troppo indietro.

Lo scopo di CDPR era ovvio: provocare e far parlare di sé. Il modo in cui ha raggiunto egregiamente questo obiettivo, però, dice più a riguardo dello spettatore, che di CDPR. Persino nella community transgender, che avrebbe dovuto applaudire una rappresentazione così diretta e senza vergogna di una persona transgender, qualcuno ha reagito malamente. Eppure, non è più la rappresentazione “di sponda” dell’individuo transgender; non è la coppia omosessuale sullo sfondo di “Alla ricerca di Dory”, che lascia la libertà a qualcuno di dire “sono solo amiche” tappandosi le orecchie.

E' una rappresentazione che non lascia spazio ad equivoci, e non lascia dubbi. Eppure, non siamo pronti

La realtà, purtroppo, è che una community che ha fatto dell’opposizione, della denuncia, dell’indignazione la sua voce, non è più in grado di parlare nessun’altra lingua. In un luogo in cui il volume con cui parli è dettato direttamente da quanto scalpore fa quello che dici, parole di plauso, e di comprensione, suonano come dei sussurri.

Si sarebbe potuto dire che era una scelta coraggiosa, soprattutto da parte di una software house polacca, rappresentare senza filtri un individuo transgender. Si sarebbe potuta applaudire la scelta artistica, che ricorda tanto la pop-art di Andy Warhol, che al suo tempo mostrava la brandizzazione e la mercificazione della donna.

Eppure, no – di fronte ad un immagine così schietta – abbiamo fatto quello che CDPR si aspettava per certo che avremmo fatto: ci siamo scandalizzati.

Scusaci, Cyberpunk, e scusaci 2077. Oggi siamo nel 2020, e una donna con il pene fa ancora paura. Chissà, un giorno potremo vedere anche noi un cartellone del genere – come i milioni di cartelloni che mostrano il corpo seminudo di una donna – andando al lavoro. E magari, quel giorno, non penseremo “TRANSGENDER!!!!”, ma penseremo “ho proprio voglia di una bibita”.

#LiveTheRebellion