Il futuro porta sempre con sé tanti dubbi e altrettante speranze. Ogni essere umano, dal sognatore al più pragmatico si crea delle aspettative per il domani, spesso condizionate dal contesto in cui vive. Negli ultimi decenni il concetto di aspettativa si è sedimentato in modo molto più morboso rispetto al passato, prendendo il nome di “Hype Culture”, una terminologia ben nota trai medium odierni.

Cos’è l’Hype Culture?

A livello psicologico, l’Hype Culture è un interesse ossessivo, che sprigiona eccitazione e adrenalina, verso un prodotto non ancora rilasciato. Questa sensazione, che può arrivare a perdere ogni tipo di raziocinio, è al giorno d’oggi caratteristica di qualsiasi tipo di industria, da quella farmaceutica ai videogiochi.

Hype e Comunicazione: due facce della stessa medaglia

Le grandi aspettative per un prodotto non sono quasi mai auto-indotte, esse infatti derivano da un’attenta, e talvolta subdola, comunicazione da parte delle aziende. Entrando nel vivo del mondo videoludico, infatti, è facile individuare aggressive strategie di marketing che puntano a pompare il proprio titolo, montando presentazioni ad hoc non sempre fedeli al prodotto finale. Non a caso la traduzione letterale del termine “Hype” è “montatura” o “gonfiatura” che, nonostante si discosti dal significato attribuito nel gergo, risulta invece piuttosto calzante. Esistono numerosi case history che dimostrano che una sbagliata comunicazione e gestione delle aspettative del pubblico può portare danni di immagine irreparabili e una credibilità compromessa.

Il Caso Blizzard

Negli ultimi anni la Blizzard ha dimostrato per due volte consecutive di non saper gestire le aspettative del grande pubblico. Il Blizzcon è sempre stato per i fan dei titoli della Software House statunitense un “secondo E3”, un evento in cui sarebbero comparsi sul palco solo grandi annunci e importanti aggiornamenti. Questo fino al Blizzcon 2018; Blizzard confermò la presenza di Diablo sul palco e dei rumor parlavano di annuncio imminente di Diablo 4 (Che sarebbe invece arrivato al Blizzcon 2019). L’entusiasmo dei fan fu tale quanto la delusione per l’annuncio del titolo mobile Diablo Immortal.

Purtroppo Diablo Immortal non fu l’unico scivolone di quell’annata nefasta per Blizzard. Allo stesso evento venne annunciato anche Warcraft 3: Reforged, una presunta riedizione dell’acclamatissimo Warcraft 3 del 2002. L’annuncio fu accolto con estrema positività, ma nessuna promessa venne mantenuta. Il 28 gennaio 2020 il titolo fa il suo debutto ed è subito considerato persino peggiore del prodotto originale, piuttosto che una riedizione. La sfortunata riedizione detiene probabilmente il record per aver creato il più grande malcontento della storia videoludica, siglato dalla quantità di rimborsi effettuati e dal suo 0.6 in Metacritic.

Game Freak e il False Advertising

Freak Software L’esempio perfetto di come non si sviluppa un videogioco.
Abbiamo dunque appurato che da un punto di vista aziendale la gestione dell’Hype del grande pubblico è principalmente composta dalla comunicazione e dalla pubblicità. Chi è dunque l’esempio perfetto di una sbagliata comunicazione e di pubblicità ingannevole? Non poteva che essere Game Freak. Con grande rammarico bisogna ammettere che i creatori dei mostriciattoli tascabili hanno qualche problema di organizzazione negli ultimi anni. Sembra davvero che nemmeno loro sanno cosa stanno inserendo nei loro giochi. Gli esempi più calzanti iniziano nel 2017 con Pokémon Ultrasole e Ultraluna, dove venne basata un’intera campagna marketing sull’esplorazione dell’Ultramegalopoli, unica vera e propria aggiunta di spicco dei titoli. La nuova città si rivelò essere un brevissimo corridoio, con un’intensa Boss Fight che tuttavia non ne giustificò i riflettori.

L'immagine pubblicitaria dell'Ultramegalopoli rilasciata da GameFreak.
Purtroppo l’Ultramegalopoli si rivelò essere solo l’inizio di una serie di strafalcioni compiuti da Game Freak. A seguito dell’annuncio di Pokémon Spada e Scudo, la Software House nipponica rivelò il celeberrimo e controverso taglio del Pokédex Nazionale. Questa dichiarazione scaturì subito perplessità e un calo generale delle aspettative per il nuovo titolo, ma Game Freak rassicurava che questo taglio avrebbe permesso al team di dedicarsi alla creazione di animazioni di alta qualità e un prodotto, nel complesso, rifinito. Al lancio Pokémon Spada e Scudo risultarono tutt’altro che rifiniti e con animazioni approssimative, spaccando la community tra chi ne apprezzava comunque le novità aggiunte e chi li demoliva senza remore. Ad oggi, nonostante siano la terza coppia di titoli più venduta del franchise, Pokémon Spada e Scudo lasciano una macchia indelebile sulla credibilità di Game Freak e sulla fidelizzazione dei propri fan.

Lo stigma dei Pre-order

Se è vero che a ogni azione corrisponde una reazione, è vero anche che a una tendenza corrisponde sempre una controtendenza. Lo scopo dei trailer pomposi e del marketing subdolo è sempre stato, oltre a quello di creare aspettative, assicurarsi i preordini. Non serve che vi spieghi io che un preordine consiste nel pagare anticipatamente un titolo, anche solo parzialmente come avviene da GameStop. La disillusione generale delle proprie speranze, causata da promesse non mantenute e da innumerevoli titoli che hanno subito cambiamenti improvvisi o downgrade grafici, ha portato sempre più giocatori a praticare una vera e propria politica Anti-Preordine.

Maglietta con la scritta
Preordinare un titolo viene ormai visto da buona parte della community di videogiocatori come un eccesso di ingenuità, ma è sempre così? Se da una parte il pubblico si sta dimostrando sempre più cosciente delle pratiche di mercato, dall’altra l’eccessivo scetticismo sta rendendo sia il preordine che l’entusiasmo attorno a delle novità dei veri e propri tabù.

Non aspettarti nulla e non rimarrai mai deluso, è una vittoria assicurata

Quante volte vi è capitato di sentire questa frase quando siete stati genuinamente eccitati per qualcosa di nuovo? Io, personalmente, fin troppe volte. Non so voi, ma questa stronzata non me la bevo; è un’affermazione sterile e priva del lato umano di ognuno di noi, che suona un po’ come “Non metterti in gioco e non perderai mai.” Ma questo discorso sembra un po’ trascendere i giochini no? Forse sì, forse proprio perché stiamo sempre più crollando in un mondo di pessimismo e apatia dovremmo cercare di ritrovare positività almeno nei videogiochi, perché là fuori ci sono degli sviluppatori che se la meritano. Come dicevo all’inizio, siamo sempre proiettati verso il futuro con dubbi e speranze, e se dite di non averne, state mentendo a voi stessi.

Final Fantasy VII Remake: La magia dell’Hype si spezza al Day One

Un effetto collaterale comune dell’Hype Culture è quello, per molti, di non riuscire a godersi l’agognato prodotto una volta arrivato. Quanto sentite parlare di un videogioco prima che esca rispetto al periodo post-lancio? Sono veramente pochi i titoli che “sopravvivono” ai ritmi frenetici a cui siamo ormai abituati. Potrebbero essere portati numerosi esempi, ma il più recente e eclatante è sicuramente Final Fantasy VII Remake. Uno dei giochi più attesi degli ultimi anni, il titolo ha visto scomparire nell’arco di una settimana dal lancio gran parte delle discussioni a esso rivolte. Complici l’essere uscito in un periodo pieno di nuovi arrivi (aprile 2020) e l’essere solo una parte di un progetto più grande sicuramente non hanno giovato a Final Fantasy 7 Remake, che tuttavia rimane uno dei titoli più velocemente fagocitati dall’Hype Culture.

Leak e Rumor: mio cugino insider e le fonti “affidabili”

Notizie trafugate, voci di corridoio, tante cazzate e qualche verità su cui le community speculano per mesi o anni. Questa piaga appartiene più che mai all’industria videoludica, ma perché la possibilità di avere qualche notizia succosa in largo anticipo dovrebbe essere qualcosa di negativo? La diffusione prematura di informazioni confidenziali implica la violazione di un NDA (accordo di non divulgazione) e delle irreparabili conseguenze sulla schedule prefissata da un’azienda. Come ciliegina sulla torta abbiamo giornalisti che attorno a questi rumor creano storie completamente inesistenti, mentre su Twitter approdano nuovi “insider” pronti a prevedere che giorno sarà domani. La verità è che creare falsi leak è veramente facile, voi stessi potreste farlo, vi basterebbero 10 minuti, un pizzico di fantasia e un salto su reddit o 4chan. Morale della favola, eccitatevi per ciò che è ufficiale, lasciate il resto ai malati di ResetEra.

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