Immaginate se poteste arrotondare lo stipendio facendo quello che vi piace di più. No, chiudete Twitch e Youtube, non sono necessari. Pensate ad esempio di collezionare carte o catturare creature tascabili (un po’ come i Pokémon), ritagliandovi qualche momento di tempo libero. Immaginate, insomma, di guadagnare con i videogiochi – e di avere un’esclusiva solo vostra, meglio ancora di The Last Of Us. Non meglio perché sia più bello: meglio perché sia letteralmente vostra e vostra soltanto.
Bitcoin: questo è un nome che forse avrete sentito ogni tanto, chiedendovi magari cosa fosse. Vogliamo andare presto al succo del discorso, quindi sappiate che Bitcoin è una criptovaluta, un “soldo digitale” insomma, e in quanto tale di banconote o monete non ne vedrete mai. Di criptovalute ne esistono più di una, tendenzialmente chiunque può crearne. La tecnologia che sta alla base di queste monete digitali è appunto blockchain – una catena di blocchi, all’interno di ognuno dei quali vengono registrate transazioni (scambi, azioni tra utenti). Un sistema sicuro per effettuare qualsiasi tipo di azione, anche scambio di valuta, sicuri dell’affidabilità di ciò che sta accadendo. Blocchi e transazioni finiscono poi registrati in un grande registro condiviso, consultabile da tutti ma immutabile un po’ come le leggendarie tavole dei comandamenti.
La tecnologia è piuttosto recente rispetto a molte altre, ancora in fase di studio (e, in Italia, di ricerca). Nemmeno il tempo di crearla per Satoshi, che ecco arrivare l’applicazione pratica in campo videoludico. Vi presentiamo dunque i videogiochi decentralizzati.
Immaginate di marchiare a fuoco i vostri Pokémon.
Non a caso scelgo il gioco di mostri tascabili di casa Game Freak. Avete presente come si possa dare un soprannome ai Pokémon appena catturati o ottenuti? È un simpatico modo (come un altro) per darvi l’idea che quell’esemplare sia vostro – “ha un nome deciso da me, nessun altro lo ha”. I videogiochi in blockchain come CryptoKitties portano questo concetto all’estremo. Considerati capostipite e rappresentante della categoria tra i videogiochi blockchain, i criptogattini ad esempio vengono generati sul momento. Ciò è fatto combinando caratteristiche, o “gattributi”, in modo che ogni generazione sia unica al mondo, e al neonato felino viene assegnato un codice univoco che lo rende ancora più unico. Come, appunto, se lo aveste marchiato a fuoco.
Che cosa c’entra la storia del guadagnare con i videogiochi?
Molti di questi “crypto games” si basano su Ethereum, una criptovaluta, e vi permettono di scambiare i vostri gattini/Pokémon vendendoli in cambio di valuta. Con il progredire in questi videogiochi potrete guadagnare Ethereum, da spendere per comprare nuovi personaggi o oggetti utili – come accade in EOS Dynasty, un RPG. Le criptovalute inoltre possono essere convertite quasi tutte in moneta reale.
Come lato negativo, per iniziare i crypto games è necessario caricare un fondo minimo di criptovaluta nel proprio portafoglio virtuale per comprare il vostro primo compagno – e fatevelo dire, Ethereum non è economico. Nelle blockchain basate su Ethereum, infatti, è necessario utilizzare valuta per effettuare qualsiasi transazione: un éscamotage pensato come misura di sicurezza negli scambi. “Se non hai soldi non sei nessuno”.
E se un'esclusiva potesse essere vostra esclusiva?
È chiaro che per alcuni le esclusive impattano molto la scelta di una nuova console e anche la propria psiche. No, i videogiochi blockchain non vi possono offrire un gioco che sia solo vostro – ma un’esperienza che lo sia, questo sicuramente sì. C’è tutto quello che volete in questo tipo di giochi, dalla collezione al multiplayer ad un’esperienza tanto personalizzata da essere unica. Comprate due gattini, generatene uno unico nel suo genere e scambiatelo con un altro per crearne un altro unico, da poter vendere per comprarne un altro ancora. E anche se vendeste una carta in Gods Unchained sarà per sempre stata vostra. La storia dietro qualsiasi oggetto virtuale sarà immutabile, avrà il vostro nome (ben cifrato) scritto sopra e chiunque saprà da dove e chi viene.
Il mondo dei crypto games è tutto da scoprire. Dietro le complicazioni si nasconde del potenziale, in grado di arricchire il giocatore sia a livello di esperienza che di portafoglio. Guadagnare con i videogiochi è un po’ il sogno di tutti noi. Il bello è che non è nemmeno tutto qui: qualsiasi nostro investimento su un personaggio, Ethermon, carta, qualsiasi traguardo verrà registrato in una tavola di pietra che tutti possono consultare ma nessuno può modificare. Il nostro nome resterà nella storia in un modo o nell’altro, insieme alle nostre scelte. Da queste tutti potranno trarre insegnamento e consiglio allo stesso tempo. Il senso di videogioco distribuito è anche questo: non c’è un vero centro, non una ownership, niente licenze. Tutto è di tutti, ma ogni cosa è prima di tutto del singolo.
D’altronde non è quello che vogliamo?
Dei videogiochi decentralizzati, senza le compagnie tripla A che ti costringono a comprare DLC per stare al passo. Ma soprattutto un riconoscimento ai nostri sforzi, senza dover necessariamente sfociare negli esports. Vogliamo giocare in PvP nel tempo libero, arrotondando lo stipendio e magari spendere qualcosa in quell’item super figo o super forte, e dopo aver speso ricordare che non è stato vano. Aprire la storia di quell’oggetto mesi dopo, e leggere che lo hai comprato con gli sforzi in-game e che ti è valso ben più di una vittoria, prima di finire nel baule. Vogliamo un futuro in cui paghiamo lo sforzo altruj, ma ci guadagnano anche noi in proporzione. Vogliamo entrare in un negozio e sentirci dire che parte di quel che paghiamo va in un portafoglio virtuale, e che potremo usarlo per la build iniziale.
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