Su Minecraft esiste una libreria proibita che testimonia quanto i videogiochi possano aiutare la libertà di stampa
Possono i videogiochi diventare un’arma nella lotta per la libertà di stampa? Quando nel 2008 l’associazione Reporters Without Borders istituì la giornata mondiale contro la censura digitale probabilmente non si aspettava di trovarsi a gestire un server di Minecraft. Eppure la realtà dei fatti è questa. Minecraft è riuscito ad andare oltre la censura, ed al suo interno è nata The Uncensored Library. Si tratta di una biblioteca virtuale in cui è possibile consultare articoli di giornalisti censurati dal proprio paese di natale.
Giornalisti provenienti da Vietnam, Messico, Egitto, Arabia Saudita e Russia hanno ottenuto uno spazio virtuale in cui raccogliere i propria articoli oscurati dai governi interessati. Minecraft va oltre il videogioco e si trasforma in una piattaforma di divulgazione della libertà di stampa e di pensiero. La biblioteca, infatti, è suddivisa in cinque aree differenti, ognuna dedicata ad uno dei paesi sopracitati, e all’ingresso di ognuna di queste sezioni tematiche è presente un libro che documenta la censura nel rispettivo stato. L’iniziativa è importantissima e dimostra come anche i videogiochi possano davvero fare la differenza nella lotta per la libertà di stampa.
The Uncensored Library mette in stretto rapporto Minecraft, libertà e divulgazione, andando ad aggirare un punto cieco della censura di molti paesi. Gli stati infatti restringono l’accesso ai siti d’informazione ma non ai server dell’applicazione di Mojang. Questa “falla” è stata sfruttata per creare un rifugio virtuale per tutti i giornalisti e i lettori desiderosi di conoscere la reale situazione politica del proprio paese di nascita. La biblioteca, nello specifico, è stata costruita in soli 14 giorni da Blockworks e DDB Berlin. Blockworks, in particolare, è un collettivo che ha sempre utilizzato Minecraft come strumento di divulgazione. A questa iniziativa si affiancano infatti altri esperimenti basati su Minecraft, che esplorano il rapporto tra videogiochi e libertà, educazione e addirittura storia.
Videogiochi e libertà sono strettamente legati. Il nostro è un medium in crescita vertiginosa, e negli anni si è evoluto al punto di poter rappresentare un baluardo per la libertà d’espressione nel mondo. Gli ambienti virtuali di videogiochi come Minecraft, World of Warcraft e GTA hanno permesso la nascita e la proliferazione di community in cui la libertà è un principio fondante. Hanno cambiato il modo di esprimerci, sono una valvola di sfogo per i più deboli e hanno dato vita ad iniziative virtuose di ogni tipo. Basti pensare alla ricostruzione di Notre Dame dopo l’incendio propiziata da Ubisoft o alla possibilità offerta ai cittadini di Hong Kong di protestare in rete evitando gli scontri in piazza.
La sfida di oggi è però tra le più impegnative: rendere il videogioco una roccaforte della libertà di stampa, diritto fondamentale negato ai cittadini di troppi paesi nel mondo. È ironico che, molto spesso, sia proprio la stampa generalista ad indicare i videogiochi come un pericolo più che come un’opportunità di crescita.
Nella guerra contro la censura oggi abbiamo un’arma in più: i videogiochi.
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