A meno che non abbiate vissuto in un bunker per gli ultimi 20 anni, avrete sicuramente sentito parlare almeno una volta di Giorgio Vanni e Max Longhi, coloro che hanno reso le sigle italiane dei cartoni animati un vero e proprio fenomeno mediatico.

Grazie ai Press Cafè, piccoli incontri organizzati con gli autori presso Lucca Comics & Games, abbiamo potuto fare quattro chiacchiere con questo duo frizzante e divertente in compagnia di altri colleghi giornalisti.

Nel corso dell’incontro è emerso un tema fondamentale, ossia la profonda trasformazione dei mezzi di informazione dagli anni novanta al giorno d’oggi. In particolare, il baricentro dell’attenzione si sta spostando prepotentemente dalla televisione a Youtube. Una delle maggiori cause sembra essere l’attuale palinsesto, che pare non voler dedicare nemmeno un piccolo spazio ai giovani, come invece è accaduto per i figli della generazione 80/90.

Di seguito riportiamo alcuni dei punti salienti dell’intervista:

Ho visto che di recente hai fatto diverse collaborazioni con Youtuber, per esempio per la sigla di Adrian o Bruco Gianluco. Cosa ti ha portato a cercare o accettare collaborazioni con Youtuber?

Giorgio: […] Mi affascina molto il mondo degli Youtuber. Non mi piace tutto, assolutamente. Abbiamo deciso di fare alcune collaborazioni, ad esempio con Mark The Hammer che oltre ad essere un super musicista, è il direttore artistico della tournée di J-Ax, uno Youtuber e un pirla come me, per cui lui [ndr. Max] mi ha detto “Ok, puoi farlo”.

Max: C’è sempre una connessione che ci lega allo Youtuber perché sennò sarebbe una “macchietta”.

Giorgio: tutti gli Youtuber, quelli “forti” dai 18 ai 25-30, sono fan delle sigle dei cartoni; per cui o ci chiamano, oppure incontrano la nostra media manager con le loro proposte.[…] Lo Youtuber che scegliamo, ci da anche una mano per quanto riguarda l’esposizione e la visibilità. C’è uno scambio, però ovviamente dobbiamo andarci d’accordo… ad esempio i Pantellas sono fortissimi, mio figlio me li ha fatti conoscere e sono fortissimi, siamo super amici adesso. I Pampers, Andrea e Luca, ma anche Alessio e Alessandro dei The Show fanno della roba fortissima, perciò abbiamo detto “Si dai cavoli, lo facciamo!” Insomma, facciamo una cernita ovvio, però è vero che c’è un grande piacere a collaborare e c’è anche il fatto che la mia faccia non è stata vista in televisione: sono conosciuti il nostro prodotto e la mia voce, quindi è un mezzo forte per arrivare a più ragazzi e per fare più spettacoli possibile perché a me piace un casino, è il nostro lavoro. È la mia natura stare sul palco, mi piace, ed è la sua natura [di Max ndr] dirigere, organizzare, e in generale delineare un po’ tutto lo spettacolo. La mia natura è salire sul palco e dare e ricevere energia. Per cui lo facciamo perché è un piacere, è una figata, però lo facciamo con “quelli giusti“, che hanno qualità.

Ultimamente ho visto sul tuo profilo Facebook che fai molti post riguardanti il Giappone con l’hashtag “scopriilgiappone”. Com’è nato questo interesse per il Giappone?

Giorgio: sono molto affascinato dall’Oriente e dal Giappone in particolare. Questo episodio specifico è nato perché ho fatto da testimonial alla JNTO, l’agenzia dell’ente del turismo giapponese, in occasione del campionato mondiale di Rugby. […] È stato bello perché io per primo vorrei saperne di più sull’oriente e sul Giappone.

Max: dobbiamo anche dire che la fascinazione per il Giappone arriva dal fatto che noi abbiamo prodotto una cantante giapponese anni fa, con la quale avevamo scritto questo brano che si chiamava Banzai, che è stato un successo in Giappone. Successivamente a lei abbiamo prodotto anche una boy band giapponese, che si chiama W-inds. Quindi col Giappone abbiamo sempre avuto una connessione anche in termini lavorativi.

Giorgio: è vero è vero. […] E’ stata un’occasione professionale ma anche molto gradita anche perché ragazzi… cioè… noi facciamo le sigle dei cartoni animati.

Max: la cosa assurda è che noi non siamo mai stati in Giappone.

Giorgio: però tramite questa cosa ci stiamo organizzando e probabilmente porteremo qualcuno di voi in Giappone, e faremo un bel giro.

Le tue sigle sono conosciute soprattutto grazie alla TV. E adesso colossi come Dragon Ball sono messi in secondo piano nel palinsesto. Volevo sapere cosa ne pensi di questa scelta e se c’è qualche cartone che ora va in onda in tv che ti sembra interessante e di cui magari potresti fare la sigla.

Giorgio: mah… guarda… sai una cosa? Chissene frega.

Max: ieri sera in un punto dell’intervista che era abbastanza cazzuta e scherzosa, c’era questa domanda, “non ci sono più le sigle in tv adesso” e difatti e questa è una cosa abbastanza preoccupante, nel senso che comunque si voglia la sigla dava un valore al cartone. Perché comunque la sigla era la cosa per cui molti lo guardavano e lo faceva riconoscere. Il fatto che abbiano tagliato le sigle, che magari ne mandano in onda 5 secondi.. non ne vale più neanche la pena. La sigla è un’opera musicale, vive di una struttura, di un’introduzione di una strofa e di un ritornello, non si può tagliare con la mannaia […] e quindi questa cosa che i cartoni non ci sono più o molto meno e non sono supportati dalle sigle [… ]. Il nostro primo esperimento con la produzione di una sigla non ufficiale per un cartone è stato Dragon Ball Super. Abbiamo voluto provare a vedere cosa sarebbe successo facendola comunque noi, anche se nessuno ce l’aveva commissionata.

Giorgio: in realtà all’inizio ce l’avevano commissionata, ma purtroppo non è potuta andare in porto… comunque chissene frega. […] Ci sono dei cartoni di cui ci piacerebbe fare le sigle.

Max: su due ci stiamo già lavorando…

Giorgio: le facciamo. Che non sono più sigle, attenzione, abbiamo detto sigla di Dragon Ball Super ma in realtà non è la sigla. E comunque spacca più delle altre.

Potete anticipare qualcosa? Di una delle due magari?

Giorgio: allora c’è un… quaderno. Nero. Se io metto il tuo nome lì… no io no perché non sono cattivo… E molto probabilmente ci saranno altre collaborazioni su queste cose qua, per esempio con Mark The Hammer, in particolare. Noi siamo proprio legati, ci siamo conosciuti, siamo andati d’accordo, abbiamo fatto una bella cosa e continueremo a farne.

Max: se stiamo ad aspettare la televisione ragazzi…

Inoltre, durante l’intervista ci siamo potuti togliere un dubbio che ci tormentava da un po’, ossia perché nel suo ultimo singolo “Toon Tunz” è presente il verso “Non rimpiango i Digimon“. La spiegazione è molto semplice: si tratta di una sorta di piccola protesta poiché la gente gli chiede continuamente di cantare la sigla dei Digimon, da lui per inciso apprezzata, non sapendo assolutamente che non sia sua.

Per concludere, ecco un video dell’esibizione improvvisata da Giorgio quando Max lo ha “accusato” di fare uso dell’autotune:

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