Redazione ILVG

News The Outer Worlds e l’affaire “open world”

Non abbiamo ancora fatto in tempo a mettere le mani sull’ultima fatica di Obsidian Entertainment che già si parla del suo seguito.

In un’intervista a Leonard Boyarsky (co-direttore del gioco) e Nitai Poddar (che ricopre il ruolo di narrative designer all’interno della software house), entrambi si dicono d’accordo sul fatto che il seguito di The Outer Worlds non sarà necessariamente un titolo open world, come già non lo è il primo capitolo della saga (se di saga si può parlare prima ancora del suo inizio).

Il motivo è presto detto: “[The Outer Worlds] è un’opera spaziale viscerale, dove si impersona un tizio o una tizia che vola da un posto all’altro esplorando un sistema solare. Avere una singola mappa enorme va contro questo principio”.

Un altro punto su cui entrambi concordano è il vantaggio di avere uno studio di piccole dimensioni, che permette, tra le altre cose, di avere un maggiore controllo creativo sul gioco: “Sono sempre stato scettico riguardo a questa idea secondo la quale un titolo tripla A debba essere open world come standard” dice Poddar.

“Penso che sia molto facile esaurirsi nei giochi open world perché tendono a essere dispersivi, imponenti, ma in fondo si finisce sempre per fare le stesse cose: vai lì, raccogli quello, osserva quel punto sulla mappa. Ritengo che sia di grande valore un gioco con ambienti aperti, ma che si concentrano in alcuni livelli ben individuati”.

The Outer Worlds uscirà fra meno di quarantott’ore su Pc, Ps4 e Xbox One e in data da definirsi anche su Switch. Rimanete su ILoveVideogames per la recensione dettagliata del gioco.

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