Hideo Kojima, l’ideatore dell’attesissimo Death Stranding, ha raccontato a 4players.de come ha scelto di ambientare la sua opera in un open world.
“Beh, dopo aver giocato ad un videogioco d’azione open world, semplicemente non puoi tornare indietro. Questo è quello che ho pensato. La parola chiave è interattività. Certamente ci sono altri modi di creare un gioco. Un gameplay lineare, ad esempio. Comunque, io non sono potuto tornare indietro dopo aver avuto l’esperienza di un mondo su larga scala in un gioco. Il problema è la tecnologia. Ovviamente è difficile tecnicamente creare un open world. Il giocatore ha la più ampia libertà possibile. Quindi, non hai mai la certezza di cosa un giocatore potrebbe fare. In questo contesto, lo storytelling è la sfida maggiore. Più aumenta la libertà, più c’è il rischio che la storia principale venga interrotta da distrazioni.”
Kojima ha affermato che se lasciasse entrare i fan nel processo di sviluppo e nelle decisioni creative, ciò non gli permetterebbe di provare cose nuove. Ha anche detto di voler creare un nuovo genere piuttosto che creare un gioco di un genere già esistente.

“Così in Metar Gear Solid V: Phantom Pain ho cominciato una specie di esperimento, iniziando con un gameplay lineare. Una volta che il mondo si apre, la storia si dissolve. Alcuni fan non sono stati contenti che la storia passasse in secondo piano, ma ciò era stato fatto consapevolmente. Ecco la più grande sfida e il più grande ostacolo di Death Stranding: è un open world ma allo stesso tempo non volevamo ridurre l’importanza della storia. Così i fan di Hideo Kojima non sarebbero stati delusi.”
Questa è quindi la differenza rispetto all’ultimo lavoro di Hideo Kojima: open world sì, ma con una trama principale ben definita.

Per valutare personalmente se Kojima sia davvero riuscito a creare un nuovo genere non resta che aspettare l’8 novembre, data di uscita di Death Stranding per PlayStation 4.

Fonte: Dualshockers.

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