Dino Cioce

Speciale La vera guida introduttiva a Division 2

Ok, è appena finito il filmato introduttivo di Division 2. Tra me e la casa bianca ci separano solo 500 dannati metri. Arrivare fin qui non è stato facile, maledetti reietti. E adesso che sono a un passo dal mio primo obiettivo non mi fermerò, non mi farò uccidere come un cane. Mi muovo tra i ripari cercando di non fare rumore e mi avvicino piano a una pattuglia; non sono corazzati per cui con il mio P416 custom posso sfruttare il bonus arma che aumenta del 29% il danno alla salute. Purtroppo non mi accorgo che i miei proiettili attirano due pattuglie di un avamposto lì vicino: davanti a me si schiera un esercito. Quando ormai tutto sembrava perduto, ecco un suono, una luce, una scia luminosa nel cielo. Un razzo segnalatore, il segnale della speranza: arrivano i nostri, arriva la Divisione.

Non un gioco, una filosofia

Prima di iniziare devo fare una doverosa premessa: in questo speciale non troverai riferimenti al gameplay, pareri sulla grafica, contenuto del season pass ed altre cose commerciali. Queste cose cercale da un’altra parte, qui perdi solo tempo. Io ti racconto una storia fatta di sensazioni ed emozioni, in cui traspare la mia passione per questo gioco. Io non devo venderti nulla, devo solo farti capire quello che gli altri non hanno voglia di spiegarti.

Fare i paragoni con il fratello maggiore è pressoché normale, anche se mi accorgo subito che fare dei confronti non ha alcun senso. Tom Clancy’s The Division 2 eredita tutto quello che di buono è stato fatto nel primo capitolo. Ricordo che quando uscì The Division, nel marzo del 2016, l’attesa per questo gioco era tanta: la campagna mediatica creata attorno a questo titolo, creò uno tsunami chiamato “hype” che si schiantò il giorno della festa della donna.

Dopo qualche mese, però, l’hype si trasformò prima in delusione e poi in rabbia. La community non era soddisfatta dal titolo e chiedeva risposte alla Ubisoft Massive, sviluppatore del gioco. L’interazione con la community iniziò lentamente e, tra alti e bassi, patch sbagliate e ricorrette, buff e nerf, si è arrivati ad oggi: la software house svedese ha un canale twitch su cui trasmette ogni settimana lo State of the game, un live della durata di circa un’ora in cui si racconta e si parla del gioco e di tutto il mondo attorno ad esso.

Vedere Tom Clancy’s The Division 2 solamente come un gioco è riduttivo, c’è tutta una filosofia di base che un giocatore deve comprendere prima di capire a cosa sta giocando. Purtroppo mi rendo conto che questo rappresenta un grande limite per questo titolo perché si rischia troppo velocemente di saltare a conclusioni sbagliate ed accantonarlo per giocare ad altro.

È un’esperienza che va vissuta ogni momento, meglio se in compagnia di qualcuno che è già dentro la “Vision di The Division” e sa spiegare le meccaniche base che ruotano attorno al gioco. In questo speciale cercherò di descriverti queste filosofie, le fondamenta su cui è stato costruito Tom Clancy’s The Division 2 .

Uno tsunami chiamato “hype” che si schiantò il giorno della festa della donna.

Il dogma della build

A volte rimpiango PSM, Console Mania ed il vecchio TGM, riviste che mi hanno visto crescere e far innamorare del mondo dei videogames. I redattori, nelle loro pagine, non provavano a venderti il gioco ma te lo spiegavano senza alcun pregiudizio. Il tempo è passato, le riviste hanno chiuso i battenti per lasciare spazio ai siti di settore e, purtroppo, al male assoluto chiamato Youtube. Centinaia di Youtuber, che per lavoro giocano migliaia di ore a Tom Clancy’s The Division 2, postano i loro video in cui fanno vedere la loro build e quanto il loro TTK (Time to kill, tempo di uccisione) sia basso.

Se volessi parlare la mia lingua madre, vi direi che una build non è altro che un algoritmo decisionale ciclico e/o condizionale tale per cui ogni elemento del sistema genera delle condizioni positive e negative. Capito no?! Va bene dai ci riprovo.

Il risultato è quello di veder centinaia di migliaia di player che provano ad imitare i loro idoli, senza nemmeno capire cosa stanno facendo ed il significato di quello che hanno appena visto. Ma non è un problema, il mio compito è anche quello di provare a migliorare il mondo del gaming, per cui cominciamo con la prima domanda: cosa si intende per build?

Una build non è altro che l’insieme dei bonus e dei talenti presenti nel gioco che vengono attivati dal tuo equipaggiamento e dalle tue armi, al verificarsi di determinate condizioni, siano esse positive o negative. Questo sistema risponde a dei particolari stimoli per poter essere attivato, per cui quanto più è reattivo tanto più è efficace in battaglia.

Non esiste una regola generale per creare una build in Tom Clancy’s The Division 2: occorrono solo tanta inventiva, studio (quasi a memoria) del funzionamento di base del gioco, conoscenza delle condizioni di attivazione e degli effetti dei bonus/talenti presenti negli equipaggiamento/armi.

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A domanda, risposta

Ho sempre odiato la matematica e la logica quando andavo a scuola. Preferivo mettermi in ginocchio sui ceci piuttosto che sedermi sulla sedia a risolvere un’equazione. Giocando a Tom Clancy’s The Division 2 mi sono pentito di non essermi mai applicato ed appassionato a queste materie. Gran parte del gioco si basa su calcoli matematici, dall’attivazione dei talenti al calcolo dei bonus passando per il calcolo del danno arma (il tanto odiato/amato DPS). Per capire la complessità e la bellezza di questo gioco vi illustro quali saranno i meccanismi logico/matematici che avvierete nel momento in cui premerete il tasto R2 (o per tutti gli altri, il pulsante riferito al grilletto):

Stai sparando ad un nemico elite > hai un bonus danno elite? Se sì, ti aumenterà il danno arma base; Il nemico è fuori da un riparo > hai un bonus danno nemici fuori dal riparo? Se sì, ti aumenterà il danno arma base; Hai appena ucciso un nemico > hai per caso qualche talento che incrementa il danno base ad ogni uccisione?.

Ok, non siete ancora entrati in Matrix. Questa è solo un infinitesimale estratto della logica di base del gioco. Sì è vero, si tratta di un looter shooter per cui è normale che sei agevolato se “droppi” oggetti “rollati” bene, ma la bravura del player sta nel creare una build che cerchi di rispondere positivamente a quante più domande possibili: a quante più domande rispondi, tanto più il danno aumenterà nel tempo.

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La controversa questione del DPS

Nel paragrafo precedente ho concluso la mia frase dicendo “tanto più il danno aumenterà nel tempo” : questo concetto in Tom Clancy’s The Division 2 è racchiuso nell’acronimo DPS, Damage per second. Youtube è pieno zeppo di video di gente con DPS numericamente mostruosi e, in questa gara di protagonismo, in pochi hanno l’umiltà e la voglia di spiegare nel dettaglio come si sviluppano questi numeri.

Ricordate prima il discorso della matematica? Bene, sta per ritornare nuovamente. Il DPS è il risultato di una mera e semplice formula matematica: partendo dal danno base della vostra arma, si sommano una serie di importanti bonus offensivi tra cui la probabilità di generare un colpo critico con il relativo danno maggiorato e il danno causato da un colpo alla testa.

Trattandosi di un valore generato in un lasso di tempo è molto importante la cadenza di fuoco della vostra arma: più questo valore è alto, più danno riesco a generare in poco tempo. Quindi potremmo riformulare il termine DPS in tanto danno in poco tempo. Non commettere l’errore di pensare che il danno viene originato solo dall’arma in uso; il danno è creato dalla build, cioè dall’insieme di bonus e talenti presenti nel tuo equipaggiamento e nella tua arma. Ecco l’importanza della build, la sua filosofia di base e la sua essenza. Se comprendi questo meccanismo e lo fai tuo, potrai gestire al meglio ogni situazione di gioco ad ogni livello e difficoltà.

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Il segreto del successo è la diversità

Terminati i discorsi filosofici (e noiosi) parliamo del problema della ripetitività. Gli open world, i looter shooter e le avventure in terza persona sono fantastici e bellissimi durante le prime due settimane di gioco; poi la curva del divertimento comincia a diventare come la prima discesa del Katoon di Mirabilandia ed arriva la noia e la ripetitività. I ragazzi della Ubisoft Massive lo sanno bene e in Tom Clancy’s The Division 2 hanno cercato di evitare questo problema inserendo, nella mappa di gioco, una mole infinita di attività secondarie e segrete che difficilmente vi annoieranno, da giocare sia in PVE (singolo o cooperativo) che in PVP (la tanto amata odiata Zona Nera).

L’immensità della mappa di gioco permette una varietà grafica degli scenari tale che avrete il piacere ad esplorare luoghi ed edifici sconosciuti (se c’è una porta aperta entrate, ci sarà un motivo se è aperta). Il motore grafico Snowdrop migliora sensibilmente l’esperienza videoludica e interagisce attivamente con le meccaniche in game. Vi è differenza tra il giorno e la notte, il cielo sereno e il temporale, l’aria pulita e la tempesta di sabbia perché vi sono enormi riflessi nel gameplay e gli scontri possono diventare difficili e talvolta letali.  

... poi la curva del divertimento comincia a diventare come la prima discesa del Katoon di Mirabilandia ed arriva la noia e la ripetitività.

Ok, e quindi?!

Come ti dicevo in premessa, ti ho raccontato il mio pensiero, le mie sensazioni, le mie emozioni, insomma la mia passione per Tom Clancy’s The Division 2. Spero di non averti annoiato con questi discorsi filosofici e matematici ma era dal 2016 che avevo voglia di dire a qualcuno come la penso. Puoi essere o non essere d’accordo con me, la cosa importante e che dimostri sul campo quanto vali. Ci vediamo a Washington, agente.

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