In questa puntata di Gameromancer:


gameromancer 24 indie killed the radio starIl podcast videoludicamente scorretto, ormai dovreste saperlo, non si fa problemi ad essere… Beh, videoludicamente scorretto. Gameromancer inietta nell’etere una puntata senza peli sulla lingua, che non si fa problemi a scavare nel rapporto un po’ diavolo e un po’ acqua santa tra indie e tripla A, grandi pubblisher e piccoli studi. In un mondo proiettato verso i giocoservizi, che ha sconfitto online-pass e finali a pagamento per poi trovarsi a fare i conti con microtransazioni e loot box, è davvero stato il mercato indie ad uccidere la famigerata “terra di mezzo” e davvero questo piccolo Davide può uccidere anche i Golia del profitto?

Se ne parla assieme alla solita banda composta da Pietrodevo fare tutto ioIacullo, l’onnipresente FilippoVoiNonSieteUnC*zzoVeschi e l’ormai membro (e non è un termine scelto a caso) Stefanodue anni per capire che Transistor è GesùCalzati. L’ospite? Questa volta il danno si fa in compagnia di un figuro che ne sa a pacchi, Stefano Cozzi – direttamente da Ignition Publishing passando per Blizzard, Riot Games e insomma stiamo prima a linkarvi il suo profilo LinkedIn invece che fare copincolla. Ampio spazio al mercato italiano, grossa marchetta ad Okunoka (apripista del  nuovo formato di #GiochiCopertina) e molti interventi interessanti su quello che manca, qui in Italia, quando si parla di sviluppo di videogiochi. Perché si, al di là delle infrastrutture e delle solite cose di cui ci lagnamo abitualmente su queste pagine, manca anche una certa cultura lato sviluppatori.

#LiveTheRebellion