Rockstar tra suffragette, KKK e polemiche. Ovvero: Red Dead Redemption 2 e il politicamente corretto

Chiunque si informa anche saltuariamente sulla cronaca nazionale (lo so che leggete solo I Love Videogames, ma seguitemi) si sarà reso conto che il tema Razzismo e Diritti delle Donne è all’ordine del giorno. Si deve partire da qui, prima di affrontare la questione tra Red Dead Redemption 2 e il politicamente corretto.

Come viene condotto questo dibattito? Nel peggiore dei modi, una gara sterile a chi ha più ragione.

 

Non ve la prendete, ma tifare una parte rispetto un’altra non rende giustizia a nessuno e si inquina il dibattito con una mole di stupidità dura da smaltire. In questo marasma di disinformazione e di livellamento verso il mediocre l’arte subisce le opinioni politiche (non la Politica) ed è relegata al ruolo indecoroso di Intrattenitore. Tutti vogliono poter dire la propria e vogliono dire così tante cose da non avere il tempo per conoscere l’argomento di cui devono parlare, anche se non interrogati espressamente.

 

Quando la libertà di parola si sposa con la libertà di idiozia ecco che nascono le streghe, gli untori, i videogiochi violenti, si stava meglio quando si stava peggio e Francia o Spagna basta che se magna.

red dead redemption 2 e il politicamente corretto magazine

 

Chiunque si informa di videogiochi (grazie a I Love Videogames, ovviamente) avrà percepito il tumulto che Red Dead Redemption 2 ha generato. Quando poi la corsa a puntare il dito ha come campo di battaglia una nuova IP videoludica ecco che nasce il mostro. La competizione si fa cruenta e le accuse di razzismo, sessismo, violenza si sprecano. Cos’hanno in comune dei temi così duri da affrontare e il videogioco che sta spopolando in questi giorni? Il traffico dei tweet? L’indignazione di chi è laureato all’università della vita?

 

Nossignore.
L’ambientazione storica.

 

Rockstar ha intrappolato su disco un mondo preciso
Un periodo segnato da scoperte e lotte storiche che hanno portato profondi cambiamenti culturali e prese di coscienza impensabili. Red Dead Redemption 2 è ambientato negli ultimi anni dell’800. Nel 1863, in virtù del programma di emancipazione del Presidente Lincoln, le truppe nordiste liberavano gli schiavi man mano che conquistavano i terreni del Sud. Milioni di persone non erano più una proprietà. Il capolavoro di Rockstar è ambientato più o meno 30 anni dopo. 20 anni prima, invece, del Suffragio universale che ha garantito finalmente la libertà di voto alle donne. Un lasso di tempo breve e un’ambientazione storica che reclama la sua identità con tutte le sue brutture. Era inevitabile che Red Dead Redemption 2 e il politicamente corretto andassero a braccetto.

Ora arriviamo al punto, alla spiegazione di come un videogioco, un’opera d’arte possa affrontare di petto un argomento per farlo sentire nelle vene di chi partecipa, e a come tanta irruenza possa generare tumulto in un’opinione pubblica disabituata all’arte e complice di forme espressive mediocri che drizza il pelo alla minima variazione su tema.

 

Chi è avvezzo alle espressioni artistiche avrà già capito cosa si intende: l’arte è rivoluzione, sfida e tumulto.

 

Il videogioco si appresta ad imporsi come ottava arte, quella forse più propria del ventunesimo secolo. Questo avviene in un momento di iper-informazione e scarsità conoscitiva.

 

Ovviamente un gioco di Rockstar non può che prestarsi alla shitstorm dei pressapochisti.

Primi tra tutti Vice, che qui espone in chiaro tono allarmistico le loro preoccupazioni in merito al messaggio del gioco, come se una produzione debba essere considerata per un suo messaggio univoco (cosa impossibile!) e non per la sua valenza tecnica che le permette l’incontro con il soggetto partecipante e attivo. La reazione della testata Vice mette sul rogo il nostro Red Dead Redemption 2 insieme al video Youtube del canale di Shirrako, quel video dove si picchia la femminista intenta in opera di sensibilizzazione in Saint Denis.

Ovviamente i giornalisti di  hanno approfondito il videogioco e non hanno esplorato il canale Youtube incriminato, perché si sarebbero resi conto (con vergogna) che in realtà nel gioco il nostro protagonista Arthur Morgan può combattere i membri del Klu Klux Klan e aiutare le femministe, dimostrandosi interessato alla loro protesta. Quindi l’intento di Rockstar è chiaro.
A Saint Denis incontriamo questa donna, una suffragetta che con le sue grida richiama la nostra attenzione. Dopo aver già aiutato la protesta a favore per il voto femminile (ma questo non è ricordato dai detrattori) possiamo interagire con questa esponente chiassosa del voto femminile.Il rapporto tra Red Dead Redemption 2 e il politicamente corretto è franco:

 

Possiamo interagire come vogliamo, secondo lo spirito del gioco e di quella porzione di mappa.

 

è la libertà di scelta, che passa anche da questi estremi
Servirebbe un altro articolo di critica a Rockstar, ma è tangibile come Saint Denis sia un GTA5 in scala 1:1. Si perde la magia del West e in effetti siamo in linea con le sensazioni di smarrimento di Dutch e Arthur. Che Saint Denis sia l’antesignano delle future città di GTA? Non usciamo di strada ma qui è percepibile come il modello della nostra libertà di azione sia caratteristico di un altra serie, per molti dediti alla sperimentazione e alla goliardia, al contrario di Red Dead Redemption 2 che è stato preso subito molto sul serio. Non facciamo aspettare le donne e torniamo dalla nostra suffragetta. Possiamo parlarle? Possiamo picchiarla? Darla in pasto ad un coccodrillo? Si! Non è frutto di un piano losco da parte della Casa di Produzione del software per danneggiare le nostre menti. È un’opportunità per sperimentare, scoprirsi in abiti che non sono i nostri. È un’opportunità di libertà. Possiamo biasimare un’azione, non la libertà di compiere, di volere.

 

 

Cos’ha portato in video Shirrako?

Semplicemente ha espresso la potenziale libertà del titolo. Roleplay.

 

Sei un bruto di fine ottocento? Ti comporti come tale. Pensate veramente che le suffragette abbiano avuto vita facile? Qui una serie di vignette demonizzanti il loro movimento e qui le violenze subite veramente, nella realtà che si è fatta storia. I perbenisti da quattro soldi dimenticano le sofferenze di chi ha prodotto una evoluzione nella società.

Attenzione, non stiamo dicendo che l’adattamento di Rockstar sia sostituibile ai libri di storia, ma che può dare certamente una mano a vivere delle dinamiche altrimenti passate inosservate, oltre a dare uno spunto di riflessione e addirittura a far conoscere le proteste per il Suffragio universale (anche ai più somari).  Red Dead Redemption 2 non risparmia colpi a quell’America che deve fare ancora molti conti con il passato, ma anche al resto del Mondo, che non è innocente ed esente dalle stesse colpe.

 

E come possiamo parlare di razzismo di fine ottocento senza parlare della piaga della schiavitù?

 

Era inevitabile, come dicevamo, che ci fosse questo rapporto simbiotico tra Red Dead Redemtpion 2 e il politicamente corretto.

 

Miss Tilly fa parte della banda di fuorilegge di Dutch, come il nostro protagonista Arthur Morgan. Miss Tilly è afroamericana. Nelle prime ore di gioco accompagniamo le ragazze della banda in città, perché loro vogliono rendersi utili alla sopravvivenza economica della combriccola e così cercano di carpire informazioni su colpi facili. Salvo poi mettersi nei guai ma questo è un must dei componenti della nostra banda di furfanti. Miss Tilly è importunata da un malintenzionato che troveremo anche più avanti in veste di rapitore della ragazza, che salveremo entrambe le volte. La prima quest è ambientata nella parte centrale della mappa, nel nostro primo rifugio dalla fuga di Blackwater. La seconda quest invece partirà dopo aver messo le tende più a Sud della mappa.
Io, totalmente inconsapevole dell’importanza geografica degli spostamenti non mi sarei mai aspettato di aver sbloccato un dialogo così potente. Miss Tilly attira la mia attenzione per lamentare lo spostamento troppo a Sud. Arthur la consola dicendo che per dei fuorilegge non importa dove andare, basta sia un posto sicuro e che ci penserà lui a proteggerla.

Lei ora sgancia la bomba.
Siamo nel Sud!

Mia madre è stata una schiava fino all’età di quindici anni. Arthur fa una brevissima pausa e si ripropone di proteggerla. Come ha già fatto. Ora: come molti dei lettori anche io non avrei fatto caso alla componente cardinale e neanche Arthur! Piccola nota sulla bellezza e profondità dei dialoghi: gli attori/personaggi in campo non sanno già cosa pensano gli altri. Lo scoprono. Arthur che è un uomo semplice, non sempre di cuore, un brigante e bianco cade dalle nuvole. Lui e la sua famiglia, entrambe le sua famiglie (biologica e criminale) non hanno vissuto sulla loro pelle la schiavitù. Non avevano forse neanche degli schiavi. Come criminali vivevano fuori dalla legge, anche quando la legge consente oscenità imperdonabili. Della banda infatti fanno parte altre persone follemente sgradite dalla brava gente. Appunto neri e meticci che trovano casa e famiglia tra le braccia del buon vecchio Dutch. Miss Tilly è terrorizzata. Sa cosa l’attende. Sua madre le avrà raccontato.

 

Questo è lo spunto di discussione che voglio cogliere.

 

Non voglio essere un giocatore distratto e compulsivo, ma cosciente e consapevole. Ho studiato anni fa di Lincoln. All’università ho studiato di come la politica imperialista e coloniale abbia insozzato per sempre le mani degli Stati con lo schiavismo. Ho letto delle giustificazioni di ogni natura, anche religiosa, per giustificare questa atroce tratta. Viviamo in Europa dove la schiavitù in epoca classica e medievale aveva qualche differenza.

 

Nulla di cui andare orgogliosi dunque, ma non voglio divagare: per ogni approfondimento vi rimando qui.
La posizione di Rockstar nei confronti del razzismo è emersa qualche giorno fa con la notizia e il tam tam sui social della possibilità di uccidere gli appartenenti al Klu Klux Klan senza perdere Onore, una qualità che coltiviamo in base ai nostri interessi di Gameplay. Ovviamente saremo inseguiti dalla Legge e avremo una Taglia, ma il nostro Onore resterà integro.

 

È chiaro cosa si pensa in casa Rockstar di certa gentaglia.

Questo però fa parte di un processo di comprensione e crescita posteriore ai fatti.

 

Con il dialogo secondario/terziario di Miss Tilly abbiamo una testimonianza di chi ha paura perché sa che nonostante l’abolizione della schiavitù ci sono ancora molte persone che non mandano giù il progresso. Lei non ha paura dei fuorilegge o degli sceriffi. Ha paura della brava gente che non esiterebbe ad incatenarla. Il dialogo non è paragonabile ai colpi al cuore ricevuti da film come questi, ma ricordiamo essere un dialogo secondario, se non casuale.

 

La profondità del gioco è tale da consentire un dibattito così profondo con qualche secondo di scambio di battute.

 

L’importanza della voglia di imparare, a prescindere dal medium
L’operazione messa in campo da Rockstar è coraggiosa. In un panorama dominato dal Politicamente corretto a tutti i costi non hanno timore ad essere schietti nel loro messaggio e coraggiosi dei loro contenuti. La protesta di PETA contro di loro non fa che confermare la loro posizione contro ogni perbenismo spicciolo. La protesta era montata quando si è venuto a sapere che il processo di scuoiamento degli animali cacciati era tra i più realistici in circolazione, in ambito videoludico. l’associazione animalara ha imposta a Rockstar la censura, pena ripercussioni legali. la casa di produzione è andata dritta verso la sua strada. tra l’altro dopo aver visto la scena incriminata mi è passata ogni voglia di andare a caccia. Non dirò in questa sede che i videogiochi sono educativi, come non lo sono le canzoni, le danze, i film e i libri presi singolarmente. Ognuna di queste espressioni ha la sua importanza e meritano tutte una possibilità.

 

Quello che veramente è educativo è la voglia di imparare.

Si può apprendere e comprendere anche con un videogioco che permette di camminare dentro un’epoca storica passata.

Rilanciamo poi che la bellezza di Red Dead Redemtpion 2 non risiede nei pugni dati alla femminista di Saint Denis ma nella libertà che si respira nelle praterie ancora non pienamente civilizzate e nella sensazione di morsa che da la grande città nascente. L’intento degli sviluppatori è riuscito (non senza problemi da trattare in altra sede) ma certamente non possiamo rilevare un problema di messaggio. Non possiamo supportare posizioni meramente critiche da parte di chi sorvola un argomento e si erge a maestro. Moriremo di politicamente corretto, moriremo appiattendoci verso il basso. la paura di scontentare minoranze violente o aggressive già fa sentire il lezzo della stagnazione.

Proprio per questo dovremmo essere grati a Rockstar, e a come ha affrontato il rapporto tra Red Dead Redemption 2 e il politicamente corretto.

#LiveTheRebellion