Guido Avitabile

Speciale Black Panther – Lunga vita al Re Nero

Potere Nero

 

Dal quattordici Febbraio (in alcune sale sarà disponibile già da domani), Marvel Studios ci trascina  in Wakanda per l’ultima tappa pre- Infinity War, al fianco del neo re T’challa, uno degli aspetti più riusciti di Captain America: Civil War. Un viaggio di più di due ore nel mondo tecnologico del Marvel Cinematic Universe, un film diametralmente opposto alla commedia forzata vista in Thor Ragnarok. Con alcuni messaggi sociali molto forti e due tra i cattivi più riusciti dell’intera collezione di cinecomics Marvel Studios.

Abbiamo visto Black Panther di Ryan Coogler in anteprima, grazie come di consueto a The Walt Disney Company Italia, e giusto in tempo per l’uscita ufficiale  vi raccontiamo senza alcun tipo di spoiler cosa dovete aspettarvi da questo nuovo Cinecomic.

Il potere della Pantera
sapiente uso dei flashback
Black Panther si pone temporalmente  post- Civil War, gli eroi sono ancora divisi, non sanno della minaccia di Thanos che incombe su di loro, e T’challa (Chadwick Boseman) deve affrontare la perdita del padre T’chaka e la conseguente incoronazione, rimanendo però invischiato in un colpo di stato e nel ritorno di Klaue (Andy Serkis) dopo la fugace apparizione in Age of Ultron.
Grazie ad un sapiente uso dei flashback e ad una scrittura che non perde mai la via nel corso delle due ore di film, riusciamo ad assaporare il motivo dei poteri di T’Challa, l’importanza della pantera e del vibranio per la nazione Wakandiana e perfino il conflitto su cosa è giusto e cosa è invece sbagliato  nella visione da Re dell’eroe e del suo avversario. 
Un cambio netto di registro rispetto a Thor: Ragnarok , in Black Panther ci sono sì  alcune battute, ma non onnipresenti e soprattutto ben dosate dai momenti più cupi e seri.
Coogler solletica temi sociali, tra cui il razzismo, ma non li banalizza, rendendoli invece i leitmotiv di tutto il film.

Once you go black
 

Ottimo cast
Gran spazio al dramma  familiare, con un cast praticamente all-black che riesce a brillare senza  cadere nel troppo politically correct.  Unici punti bianchi nel mare nero,  il già citato Andy Serkis e Martin Freeman, che riprende il suo ruolo di  agente CIA dopo i fatti di Civil War, dando decisamente più spessore al proprio personaggio di quanto visto nel terzo lungometraggio dedicato a Captain America.

Ma la parte del leone, o meglio delle pantere, la fanno Boseman e Michael B. Jordan.

Se Boseman ci aveva già colpito ai tempi della sua apparizione, confermandosi uno dei casting più riusciti  dei Marvel Studios per l’eroe vestito di Vibranio, Jordan esordisce nel Marvel Cinematic  Studios come l’ennesimo villain più curato (Dopo l’Ego di Russel, l’Avvoltoio di Keaton e il sempiterno Loki di Hiddleston) un attore che dopo essersi scottato con il reboot dei Fantastici 4, ha avuto il suo riscatto in Creed e ora con Black Panther riesce a redimersi anche agli occhi degli appassionati di Cinecomics.
Il Killmonger di Jordan è ottimo, con delle motivazioni indovinate, giustificate alla perfezione con un ottimo escamotage iniziale. Se ci pensiamo a fondo, non sono neanche così malvagie, tanto da far passare i protagonisti come veri nemici.

Ottima anche la prova del cast femminile: da Lupita Nyong’o, che interpreta l’interesse amoroso e la spia del Wakanda Nakia; alla guardia imperiale Okoye, portata a schermo ancora una volta da Danai Gurira (la Michonne di The Walking Dead). Mentre a fare la spalla comica, nel modo giusto, la tecnologissima Shuri (Letitia Wright) che nella versione cartacea è la seconda Pantera Nera, oltre ad essere ovviamente la sorella di T’challa.

Non un solo colore
Ed è proprio col fumetto che, in perfetto stile Marvel Studios, il film di Coogler si prende qualche  momento per citare diversi momenti della storia dell’eroe felino, compresa la parte mistica e onirica della run di Hickman. 

Coogler dirige molto bene le scene d’azione tra cui citiamo sicuramente l’inseguimento in Korea. Un crescendo di colpi di arti marziali e armi bianche, che danzano sui paesaggi dai colori caldi sullo sfondo. Non siamo ai livelli dei fratelli Russo, tuttora i migliori nel Marvel Cinematic Universe quando si tratta di scene di combattimento, ma in ogni caso

Black Panther funziona. E funzionerà ancora meglio negli Stati Uniti.

I brani musicali di Kendrick Lamar, trova il suo giusto posto come sottofondo Wakandiano,  soprattutto durante i combattimenti fisici e non che costellano l’avventura di T’challa.

A rafforzare ulteriormente l’atmosfera, l’uso dei colori caldi e freddi nel momento più ideale in grado di stregare in pieno effetto Re Leone. Ovviamente è solo una similitudine marginale, ma l’intera storia affrontata in Black Panther ricorda l’Amleto e di conseguenza, il famoso e amato classico Disney.
Il ritmo tra scene d’azione e dialoghi è  incalzante e una volta superati i titoli di coda  ci si alza soddisfatti dalla poltrona, o almeno in parte.

Black Panther è un ottimo Origin Movie, ma soffre dell'uscita ravvicinata con  Avengers Infinity War.

Perché i collegamenti con il prossimo grande evento cinematografico Marvel sono ridotti all’osso (è uno solo), nessun accenno alle gemme dell’infinito o a Thanos. Un film che è possibile godersi anche in solitaria, senza per forza aver visto i precedenti,  dato che il collegamento con Civil War viene spiegato esaustivamente nella prima metà.
Black Panther è un ottimo origin movie, ma se siete travolti dal figurativo treno dell’hype per Infinity War, non troverete fermate dedicate. 

 

Se metterete in conto questo, vi godrete molto di più Black Panther.

#LiveTheRebellion