Guido Avitabile

Speciale Captain America: Civil War

Questa non è la recensione che state cercando“. Così inauguravo la rubrica “Il videogiocatore al cinema” lo scorso Dicembre, in occasione dell’anteprima italiana di Star Wars VII: il Risveglio della Forza (che nel frattempo è uscito anche in bluray). A quattro mesi di distanza torno a parlarvi di un film in anteprima, questa volta dedicato ai supereroi di casa Marvel: giovedì scorso infatti, ospite di The Walt Disney Company Italia a Milano, ho visto in anteprima Captain America: Civil War. Torno quindi a parlare di film di pancia, senza scendere troppo nel dettaglio tecnico e dandovi un parere unicamente personale su questa seconda pellicola Marvel Studios diretta dai fratelli Russo, un’altra non-recensione che spero vi dia comunque un’idea sul film. Ovviamente come accaduto per Star Wars VII cercherò di limitare a zero gli spoiler sul film, che vi ricordo sarà in tutte le sale a partire dal prossimo 4 Maggio.

Gli Accordi di Sokovia
Captain America: Civil War riparte qualche mese dopo gli eventi di Age of Ultron. Steve Rogers (Chris Evans)  sta guidando i suoi Avengers contro un gruppo di terroristi capitanati da Crossbones (Rumlow, già visto in The Winter Soldier- interpretato da Frank Grillo) e già dai primi minuti la seconda pellicola dei Russo si dimostra dinamica e ricca d’azione. I Vendicatori di Cap sono ben affiatati e approfittano dell’introduzione del film per mostrare nuove tecniche e gadget, facendo la gioia dei fan delle controparti cartacee. Ovviamente la calma non dura a lungo  e la situazione degenera, riportando sugli schermi Marvel Studios il Generale Ross (l’ultima volta  lo avevamo visto in The Incredible Hulk sempre interpretato da William Hurt) diventato Segretario di Stato e che ora vuole mettere un freno ai disastri causati dagli Avengers: per farlo propone a tutti gli eroi di firmare gli Accordi di Sokovia, un’iniziativa che  permette alle alte sfere del governo di decidere se e quando gli eroi possono intervenire durante un conflitto. Davanti a queste carte ha inizio il primo grande scisma tra gli eroi Marvel Studios.

#TeamIronMan
Sono passati otto anni da quando Tony Stark (Robert Downey Jr.) ha rivelato al mondo di essere Iron Man (nell’omonimo film di Jon Favreau), lasso di tempo passato realmente anche nel Marvel Cinematic Universe, come ci ricorda Visione (Paul Bettany) durante la proposta degli Accordi di Sokovia. E con l’aumentare degli eroi, sono cresciuti anche i pericoli per i  cittadini comuni: gli Avengers riescono sì a salvare  la maggior parte delle persone, ma non senza qualche perdita sia tra i civili sia tra le loro fila, come ha insegnato Age of Ultron. Tony Stark non può proteggere tutti, e gli Accordi di Sokovia potrebbero essere la soluzione non giusta ma necessaria. Decide quindi di firmare  e di cercare di convincere anche il suo compagno d’armi Steve Rogers a fare lo stesso, sia con le buone maniere, sia  con ferrosi cazzottoni. Al suo fianco oltre al già citato Visione, il migliore amico WarMachine (Don Cheadle), la letale Vedova Nera (Scarlett Johansson) e le due new entry che rubano  i riflettori agli eroi già menzionati.

 

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Spider-Man e Pantera Nera, le due new entry, convincono
Il principe del Wakanda T’challa: la Pantera Nera (Chadwick Boseman) con la sua tuta fatta di vibranio, riesce  a trasmettere ad ogni scena d’azione la furia e la velocità del personaggio, regalando una delle migliori interpretazioni del film: convincendo sia fisicamente che caratterialmente. Ma il vero protagonista, quello che ruba le luci della ribalta e che  regala i migliori trenta minuti sulle complessive due ore e mezza è lui, il figliol prodigo, tornato in casa Marvel grazie ad un accordo con Sony: Spider-Man. Tom Holland riesce a dare, in un minutaggio ridotto, tutto ciò che un fan dell’arrampica-muri  vorrebbe dalla controparte cinematografica del suo eroe preferito: non solo le battute  o le movenze, ma il senso di responsabilità che si trasmette durante il primo dialogo tra Tony Stark e Peter Parker. Sicuramente il punto più riuscito del film e uno dei fattori che rendono Spider-Man: Homecoming (il prossimo lungometraggio dedicato al Bimbo Ragno) una delle pellicole più attese dal sottoscritto.

#TeamCap
Captain America non vuole firmare: non agire se davanti ai suoi occhi viene commesso un crimine va contro ogni ideale in cui crede e  contro il concetto vero e proprio di supereroe. Al suo fianco l’inossidabile Falcon (Anthony Mackie), vera spalla comica del film, la giovane Wanda Maximoff (Elizabeth Olsen),  Ant-Man (Paul Rudd), che  finalmente si unisce al cast di prime donne dopo il riuscito film in solitaria , e un Occhio di Falco (Jeremy Renner) che si era ritirato nel ranch di famiglia dopo gli eventi di Age of Ultron, e che ci è sembrato il più fuori luogo dell’intero gruppo a stelle e strisce.

 

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Cvil War non è un Avengers 2.5: il focus è sempre su Cap
Fin qui il film sembra a tutti gli effetti una pellicola corale, una sorta di Avengers 2.5 in attesa di Infinity  War: non potreste essere più nel torto. Sebbene l’alta presenza di eroi (ognuno con uno spazio quasi sempre ben calibrato a differenza di altre produzioni) il focus principale è sempre su Captain America e sulle sue scelte (giuste o sbagliate che siano, ma ci arriveremo tra poco).
La squadra di Steve ha un altro obiettivo: scoprire cos’è successo a Bucky (Sebastian Stan) e chi vuole incastrarlo per degli eventi accaduti nel corso degli anni. Queste indagini nascoste causeranno uno dei tanti scontri tra i due team, e la famosa scena dell’aereoporto intravista nei due principali trailer della pellicola dei Russo. Proprio questa scena è una goduria per gli amanti degli eroi Marvel  e l’esiguo numero di combattenti non si dimostra un difetto come pronosticato dagli scettici, ma un pregio che permette ai registi di focalizzarsi su ogni mossa e tag team. L’intera sequenza  (che dura circa una mezz’ora) è probabilmente la cosa più bella accaduta in un film Marvel dai tempi di Guardiani della Galassia.

Divisi Cadiamo
La prova corale riesce a far brillare tutti gli eroi presenti, con l’eccezione di Occhio di Falco
Parlavamo poco fa delle scelte di Steve Rogers nel corso del film: i fratelli Russo sono riusciti a dirigere una trama più semplice e prevedibile rispetto a The Winter Soldier, ma senza dimenticare dei punti climatici veramente riusciti, che  in due occasioni particolari dividono veramente lo spettatore tra il dare ragione a Captain America o schierarsi dalla parte di Tony Stark. Lo scisma dei Marvel Studios, sebbene non sia su impatto globale come nell’opera cartacea, riesce a colpire e convincere, uno scontro di ideali che si evolve man mano chela pellicola prosegue, arrivando ad una risoluzione finale  non del tutto positiva, ma non distruttiva come quella del fumetto. Nelle due ore e mezza di film, i fratelli Russo sono riusciti a dare lo giusto spazio ad ogni eroe, sebbene alcune scene risultino più veloci ed altre fin troppo lente, Captain America: Civil War intrattiene e difficilmente  annoierà i fan delle pellicole Marvel Studios. Anthony e Jay Russo  sono riusciti lì dove la concorrenza  ha fallito: sono riusciti a gettare nel calderone lo stesso ammontare di “roba”, introducendo perfino nuovi personaggi, ma hanno lasciato intatta l’iconicità degli eroi già presentati regalando le giuste tempistiche (e il momento per brillare) ad ognuno di loro (Tranne ad Occhio di Falco, che a sto giro poteva starsene a casa).

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United we Stand
 

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No, non questa

 

Il Marvel Cinematic Universe non vuole e non deve riproporre 1:1 l’universo cartaceo
Siamo arrivati al momento cruciale, il distruggere ogni speranza di coloro che volevano una controparte 1:1 del cross-over cartaceo Marvel: la Civil War dei fratelli Russo non richiama praticamente mai (se non in un punto visivo più che contenutistico) la guerra dei supereroi per la registrazione della propria identità segreta. Coloro che in questi mesi si sono lamentati dei pochi eroi a schermo, o che volevano (e ancora vogliono) lo smascheramento pubblico di Peter alla sua prima apparizione nel MCU  (o anche solo il costume da Iron Spidey), o le  conseguenze che ci sono state su carta nel post-Guerra  Civile si mettano il cuore in pace o ne usciranno delusi. Se dopo otto anni non avete ancora capito che i sottotitoli dei prodotti Marvel Studios sono solo indicativi il problema non è di Kevin Feige, anche se non mi ricordo rivolte per la diversità di contenuti tra l’Age of Ultron cartaceo e cinematografico.

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Scene di vita veramente accadute

La Civil War dei fratelli Russo è un conflitto d’ideali, una faida tra due amici  che collaborano da quasi otto anni e che riesce a dividere anche lo spettatore in più di un’occasione. Una lotta tra dieci eroi che scuoterà comunque le fondamenta dell’universo cinematografico e che porterà sicure ripercussioni nella prima parte di Infinity War. Ho volutamente deciso di non soffermarmi su alcuni personaggi che saranno il cardine di alcuni eventi ( tra cui un Daniel Brühl che interpreta un giovane Zemo completamente differente da quanto visto nei fumetti) per non rischiare di rivelare troppo della pellicola e lasciarvi trascinare da un’altra pellicola riuscita dei fratelli Russo, che ormai si sono guadagnati la mia fiducia anche per i loro prossimi progetti.

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