Redazione ILVG

Speciale Jumanji Goes Wild

Qualsiasi visore di realtà virtuale è nulla confrontato a quello che è capace di fare Jumanji, un videogioco che sa trasportar chi questo mondo vuol lasciar.

PlayStation VR ha sicuramente ottenuto il risultato di portare i videogiocatori all’interno di mondi virtuali più o meno interessanti, realizzando così il sogno di tutti coloro che sono cresciuti a pane e Tron. Tutto questo, però, è nulla confrontato a quello che è capace di fare Jumanji, un videogioco che sa trasportar chi questo mondo vuol lasciar e che, dal 1996, non è più stato utilizzato da nessuno ed è finito nel polveroso scantinato di una scuola superiore. Questo sino a quando Spencer, Anthony, Bethany e Martha non decidono di avviare la misteriosa console durante un momento di comune punizione dettato dal preside del liceo. In un modo molto più realistico di qualsiasi visore di realtà virtuale, il gioco cattura i quattro ragazzi e li proietta all’interno del videogame per vivere un’avventura tanto divertente quanto pericolosa. Jumanji: Benvenuti nella Giungla è un film del 2017 diretto da Jake Kasdan (Bad Teacher, Sex Tape), seguito del film culto degli anni Novanta con protagonista un mai abbastanza elogiato Robin Williams. Ma potrà la marcata vena ironica riuscire a conquistare il pubblico, oppure ci troviamo di fronte a una mera operazione di marketing per guadagnare più soldi possibile grazie al famigerato effetto nostalgia?! Come al solito l’unico modo per saperlo è andare al cinema a vedere il film, ma se siete curiosi di sapere la nostra opinione non dovete far altro che continuare a leggere!

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Mettiamolo in chiaro sin da subito: Jumanji: Benvenuti nella Giungla non ha assolutamente nulla a che fare con il primo film del 1995
Mettiamolo in chiaro sin da subito: Jumanji: Benvenuti nella Giungla, a parte qualche citazione, non ha assolutamente nulla a che fare con il primo film del 1995. Dimenticate la tensione delle sabbie mobili, i disturbanti ragni giganti, il pericolo di rimanere per sempre mezzi scimmia e il “complicato” rapporto tra Alan e suo padre (tanto da riconoscerlo nei panni del terribile cacciatore). In Benvenuti nella Giungla non ci sono momenti di vera e propria tensione, nessun approfondimento psicologico degno di nota (tranne una pizzico nel finale) e nessuna doppia lettura di situazioni e/o personaggi. Ma (ed è un “ma” bello grosso) c’è una cosa da dire: si ride davvero tanto. La trama sempliciotta passa in secondo piano rispetto alla splendida chimica tra i personaggi e ai siparietti comici che vi faranno piegare in due sulla poltrona per più volte nel corso dell’ora e 59 di durata del film. Questo perché i quattro ragazzi, una volta raggiunto il mondo di Jumanji, utilizzeranno gli avatar decisi nel menù di gioco, permettendo così al timido nerd Spencer di vestire i panni del gigantesco The Rock, allo sportivo Anthony di diventare il piccolo Kevin Hart, alla riluttante Martha di mettersi negli striminziti short di Karen Gillan e alla reginetta della scuola Bethany di diventare il sempre più “demenziale” Jack Black. Questo meccanismo è il fulcro principale di tutta la produzione, con situazioni che definire deliranti è essere gentili (Jack Black che insegna a Karen Gillan ad atteggiarsi in modo sexy vale da solo il prezzo del biglietto) e con un continuo susseguirsi di battute che sicuramente sapranno stupirvi e divertirvi per tutta la durata del film. La scelta di ambientare tutta la vicenda all’interno di un mondo virtuale, inoltre, ha permesso agli sceneggiatori di giocare con qualche stereotipo classico dei videogames. Nulla di particolarmente dettagliato, ma abbiamo apprezzato l’utilizzo del sistema di vite, delle abilità e, soprattutto, degli NPC che popolano il mondo di gioco. Una menzione particolare per la presenza di Nick Jonas, che interpreta degnamente la sua parte e si dimostra utile in termini narrativi per l’unica parte “emotiva” del film; uno spreco, invece, Bobby Cannavale che impersona un antagonista solo vagamente accennato e del quale abbiamo dimenticato il nome trenta secondi dopo averlo sentito nominare.

 

Jumanji: Benvenuti nella Giungla ha tanti difetti oggettivi, ma che spariscono di fronte a una raffica di gag continua
Pur senza stupire con trovate geniali, il regista Jake Kasdan dimostra di trovarsi a suo agio alla direzione di un film ricco d’azione, riuscendo a gestire in modo sapiente inseguimenti e scazzottate, senza mai dimenticare la vena comica che contraddistingue tutto il film. Peccato per la CGI non esaltante che, in alcuni casi, non riesce a passare inosservata e che, soprattutto nella scena della carica dei rinoceronti, mette in evidenza tutti i limiti tecnici imposti da un budget non certo elevato (90 milioni di dollari). Insomma: Jumanji: Benvenuti nella Giungla ha tanti difetti oggettivi, ma che spariscono di fronte a una raffica di gag continua che riesce a divertire lo spettatore per ogni singolo minuto del film. Ovviamente se vi aspettate un Jumanji 2 potreste venirne delusi, ma sono certo che metà dei puristi del primo film probabilmente non sanno nemmeno che la pellicola di Joe Johnston è tratta da un romanzo del 1981, quindi smettetela di fare gli altezzosi e prendete il film per quello che è: due sane ore di ca**ate senza pensieri.

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