Redazione ILVG

Speciale Il Cesaricidio della Net Neutrality

Alla fine sta succedendo, dopo anni di complotti e attentati alla sua vita la Net Neutrality sta per morire pugnalata ventitré volte alla schiena, il mandante è Ajit Pai di certo non figlio della suddetta, ma presidente incaricato da Trump della FCC (Federal Communications Commision) un’agenzia governativa degli Stati Uniti d’America che si occupa di tutti gli utilizzi dello spettro radio.

Sia mai che da noi aboliscano Radio Maria

Che cos’è la Net Neutrality?
Cos’è la net neutrality? in pratica, quello che vi garantisce che il vostro provider non discrimini il vostro accesso alla rete
Ma cos’è la Net Neutrality? Non c’è nemmeno bisogno di lanciare definizioni, vi basti immaginare il web com’è ora: accendete il vostro computer/smartphone/tablet vi connettete e raggiungete ogni meta virtuale desiderata senza alcun problema di connessione o che nessuno ve lo impedisca (casi limite a parte). Questa ormai scontata libertà di accesso è garantita proprio dalla neutralità della rete, un principio secondo cui il provider internet nelle cui mani si affida la propria navigazione non possa discriminare in alcuna maniera il modo in cui surfate sull’internet, ovvero non può decidere a seconda di come si sveglia la mattina quale traffico dati limitare e quale no. Ora è da un po’ che se ne parla, e giusto il 14 Dicembre si è votato per la proposta di abolizione, e la maggioranza dei membri della FCC hanno deciso che è ora che gli americani facciano a meno di questo diritto, è quindi con una manciata di alzata di mani che l’America sta per salutare il web come lo ha sempre conosciuto.
Al momento in Europa e nel resto del mondo siamo ancora relativamente al sicuro, ma per quanto ancora? Più volte abbiamo potuto testimoniare di come trend (sia positivi che negativi) provenienti dagli U.S.A. siano giunti con l’immancabile ritardo anche nel vecchio continente, e quindi in Italia. Non è comunque escluso che l’efferato webcidio avvenuto ieri possa già influenzare direttamente o indirettamente anche noi, ancora dolcemente cullati dalla sicurezza di una rete libera in tutti i suoi aspetti.

Come funziona la Net Neutrality?
Di fatto finché la neutralità vige sovrana i provider internet non possono, come accennato sopra, avere il controllo sul traffico dati dei loro utenti. Questo in soldoni può voler dire una varietà di cose, e nella pratica gli esempi che balenano in mente fanno fede al fatto che i provider non hanno il potere di: bloccare contenuti, in qualunque formato media, a loro scelta (per esempio a tema politico, religioso, scientifico ecc…) o rallentare l’accesso a siti che utilizziamo quotidianamente (Google, YouTube, Facebook, Amazon ecc..). Ecco che quindi creato un disservizio artificiale per il cliente, e legale in assenza di neutralità, l’ISP di turno può prontamente offrirsi di sistemare tale disfunzionalità dietro al muro del pagamento addizionale, tenendo ostaggio una porzione della banda che abitualmente paghiamo con ricatti di questo genere:

Hai la fibra e navighi a 100 mega tranne che sui siti di intrattenimento? Aggiungi al tuo abbonamento mensile il pacchetto intrattenimento che per “soli” 5€ ti farà usufruire al 100% della tua banda, e non ci metterai più due ore a vedere quel video di dieci minuti su YouTube.

E questo ahimè non è nemmeno il peggiore degli scenari, ipoteticamente in assenza di una norma che non lo permetta il provider può decidere di tagliare del tutto l’accesso a determinati siti, magari concorrenti, per sempre o previa pagamento. È facile quindi con queste premesse immaginare una realtà in cui i fornitori di banda vendono un servizio base, al quale con l’aggiunta di denaro si può accedere a determinati “pacchetti di siti” un tempo disponibili a libera entrata (social, informazione, shopping, intrattenimento ecc..), proprio come accade con la TV satellitare.

 

Un opuscolo del genere potrebbe far parte di un futuro non troppo lontano.

 

Purtroppo questo sconfortante panorama non è applicabile solo all’utenza di massa ma anche a grandi e piccole aziende, alle quali gli stessi fornitori possono chiedere delle tassazioni per concedergli un trattamento di favore, soldi che difficilmente possono essere investiti da piccole realtà nascenti a cui vengono tarpate le ali ancora prima che l’utenza venga a sapere della loro esistenza, e privando quindi gli internauti di future piattaforme di successo che partite dal basso sarebbero poi potute diventare colossi di cui oggi non possiamo fare a meno (i quali guarda un po’, alcuni sono proprio quelli citati sopra: Google, Amazon, YouTube, Facebook ecc…).

 

Che significato ha la Net Neutrality per il gaming?
Lo stesso scenario descritto sopra è attualizzabile anche per i videogame, e le dinamiche spenna-polli  sono molto simili.
In tutto ciò come qualcuno può già immaginare nemmeno i videogiochi sono esenti dalle grinfie di aziende approfittatrici.
Lo stesso scenario descritto sopra è attualizzabile anche per i videogame, e le dinamiche spenna-polli  sono molto simili. Sul lato impresario immaginate un videogioco multigiocatore online nascente come poteva essere qualche anno fa League of Legends, in assenza di neutralità della rete probabilmente il titolo dei Riot Games oggi non sarebbe lo stesso o forse avrebbe smesso di esistere da tempo. O ancora, le software house che si affidano ai piattaforme di crowdfunding come Kickstarter per lanciare il proprio titolo, potrebbero pesantemente risentirne, non potendosi permettere di pubblicizzare in totale libertà la propria proposta (vittime di un nuovo sistema che favorisce solo chi tira fuori ingenti quantità di grana), vedendo quindi drasticamente diminuire i profitti derivanti dai finanziamenti. In quest’ottica titoli di straordinario successo come Shovel Knight o FTL oggi potrebbero non esistere, così come in futuro i videogiocatori potrebbero essere privati di esperienze originali e innovative, a causa di un web “di proprietà” in cui non viene data la possibilità di brillare a talentuosi e geniali studi indie.

 

Spostando l’attenzione sull’utenza di massa invece, i provider possono in tutta tranquillità piazzare dei simpatici due di picche a quest’ultimi, manipolando banda e pacchetti di rete a seconda del tipo di offerta a cui ci si abbona mensilmente e finendo per dividere i giocatori online in una sorta di piramide tra chi si può permettere di pagare per superare queste limitazioni, e chi invece si ritrova massacrato da lag e disconnessioni in modo molto più importante rispetto a quello odierno.

Così quando venite uccisi, oltre a dare la colpa al lag, potete prendervela anche con il vostro stipendio.

In questi termini la morte della net neutrality è uno scenario apocalittico e ai limiti del complottismo. Non è infatti detto (anche se ci crediamo poco) che questo tipo di cambiamenti avvengano o che si presentino con queste modalità, ciò che è certo è che non si attueranno dall’oggi al domani ma ci vorrà ancora qualche mese per ufficializzare il decesso della libertà americana su internet. Nel frattempo non possiamo far altro che stare a guardare cercando al contempo di sensibilizzare sulla materia chi sta intorno a noi, e sperare che un cataclisma del genere non approdi mai sui nostri lidi.

#LiveTheRebellion