Antonino Lupo

Speciale The Model – Il Demone al Neon che non funziona

Ci sono capolavori e ci sono film meno riusciti. Ci sono produzioni con buone idee e storie che si perdono in un bicchier d’acqua. E poi c’è The Model, che semplicemente fa male. Un po’ tutto, e un po’ dappertutto.

 

Il 2016 è stato apparentemente un anno florido per i film sulla moda. In Estate, Nicolas Winding Refn (Drive) ha deliziato le nostre retine e i nostri intelletti con The Neon Demon, un opprimente (in senso buono) spaccato sul mondo della moda in tutta la sua crudezza. Non è certo questa la sede per parlare del film di Refn, che pure con il suo stile squisitamente moderno ha dato un buon esempio di cinematografia e della forza del montaggio. The Neon Demon ha dimostrato con eleganza e maestria che, anche nella società postmoderna del consumo rapido e condensato, non è necessario un ritmo incalzante per raccontare una bella storia, a patto di dar prova di un sapiente uso dell’arte cinematografica (e dei suoi linguaggi). Prima ancora di The Neon Demon, tuttavia, c’è stato The Model.

The Model, diretto da Mads Matthiesen, è un film danese degli inizi del 2016, che affronta il tema della progressiva “corruzione” nel mondo della moda, specie quando vi si entra a un’età troppo prematura. Le modelle minorenni che mentono sulla propria età reale non sono certo una novità degli ultimi anni, e sono indubbiamente uno dei problemi del business, che si basa storicamente su “giochi di alleanze” con personalità in vista e sul “sapersi vendere” (non necessariamente in senso sessuale, anzi) alle persone giuste al momento giusto. Problemi e tendenze senza dubbio dannose per una fetta dei coinvolti, e che The Model si ripromette di denunciare… Nel modo meno efficace possibile.

 

 

Tentazioni & Occasioni
Tutti abbiamo un sogno nel cassetto. C’è chi sogna una famiglia, chi una carriera, chi un perfetto equilibrio tra famiglia e carriera; alla base di ogni desiderio, tuttavia, sta sempre la piena soddisfazione del proprio sé e della propria personalità. Emma (interpretata da Maria Palm) sogna di sfondare nel mondo della moda, di diventare una modella e di sfilare a Parigi per conto di Chanel; per riuscirci, la giovanissima ragazza dovrà scendere a compromessi con se stessa e financo con la sua vita sentimentale, in una lenta ma inesorabile discesa verso l’oscurità che passa dal sesso prima che da tutto il resto.

Una volta giunta a Parigi dalla Danimarca, Emma si troverà nelle condizioni di dover impressionare le personalità più in vista del mondo della moda, nonostante sia ancora troppo immatura per riuscire a sciogliersi come una “vera” modella. Il suo cammino la porterà a sedurre Shane White (Ed Skrein), che, innamoratosi di lei, le darà più di un aiuto per scalare le vette delle riviste di moda più prestigiose, con servizi fotografici di volta in volta più importanti. Piccolo dettaglio: Emma ha lasciato a casa un fidanzato, con cui sta da due anni e che sembra amare sinceramente, come testimonia nientemeno che la scena di apertura del film stesso (dopo la schermata del titolo).

Una trama indubbiamente vista e rivista, con la classica modella protagonista che si ritrova a sfruttare il suo corpo per avere successo in tutti i modi possibili, anche incontrando personalità piuttosto deprecabili. Un’evoluzione narrativa ai limiti del prevedibile, dunque, anche perché (a differenza della piccola perla di Refn) non è affatto difficile prevedere la piega che prenderanno gli eventi fino alla fine del film. Anche se, a dover essere sinceri, neanche chi scrive si aspettava l’ampiezza e la progressiva tragedia cui la “povera” Emma sarà sottoposta. Le banalità narrative, infatti, non sono che all’inizio.

 

The Model

 

Emma & “Friends”
Emma arriva a Parigi con tutti i buoni propositi; ma non le va molto bene
Partiamo da un presupposto: l’età di Emma non viene svelata nel corso del film se non intorno alla fine, quando un improvviso colpo di scena (non solo del tutto inutile, ma anche basato su un implicito che non è mai stato costruito adeguatamente) rivelerà che la protagonista è in realtà di due anni più giovane di quanto lei stessa non professi. La sedicenne Emma arriva a Parigi con tutti i buoni propositi possibili, e un sogno ben preciso: diventare una modella famosa e sfilare per Chanel. Per farlo, lascia indietro il fidanzato con cui inizia una relazione a distanza, riceve le prime batoste e, durante una serata in discoteca con la compagna di stanza (un personaggio che definire “inconsistente” è davvero una gentilezza), decide di sedurre il fotografo che la aveva “scacciata” durante la sua prima giornata di lavoro. L’ennesimo esempio di una ragazza che usa se stessa come strumento per il successo? Sì e no, perché non passerà molto prima che lo spettatore si renda conto che Emma si è realmente innamorata del fotografo (secondo dinamiche non meglio definite) e che la sua relazione col giovane Frederik, in Danimarca, si fa sempre più fredda e instabile.

Emma, una ragazzina immatura con un sogno, non avrà mai il coraggio di mollare Frederik, e, anche quando il povero ragazzo sarà messo di fronte all’evidenza, sarà effettivamente lui a piantarla in asso, lasciandola a vivere con il fotografo (non senza doversi prima sorbire l’espressione mortificata di Emma – ma davvero?). La vita con Shane White prosegue tranquilla, fino alla sera in cui, per una ripicca (che si rivelerà essere immotivata), Emma tradirà impulsivamente anche lui con un certo “Sebastièn”, che si professerà essere un grosso rappresentante di Chanel. Al secondo tradimento nel giro di pochi minuti, appare evidente che Emma è proprio una gran baldr non sembra avere la personalità e la pudicizia più incisive del mondo.

 

Emma è una ragazzina immatura con un sogno, priva del coraggio necessario per affrontare le sue scelte

 

Ma le cose peggioreranno ancora: incapace di cavarsela da sola, Emma arriverà a fingere una gravidanza con il fotografo per riaverlo indietro, dopo avergli confessato il tradimento ed essere stata lasciata. I due si riappacificheranno (e anche Shane, comunque, è volubile come un fuscello e non si può negare), ma il film non ha ancora finito di dispensare le sue abbozzate idee di sceneggiatura: nel giro di pochi minuti, Emma sembrerà avere tendenze suicido-omicide che si concretizzeranno molto casualmente, sedurrà un evidente maniaco sessuale con conseguenze immediate (intelligentissima, lei) e tornerà in Danimarca solo per non aver imparato assolutamente nulla sulla sua esperienza a Parigi.

E il film è sostanzialmente, tutto, così: un susseguirsi di scelte discutibili da parte di Emma, irrazionali o mal costruite, che contribuiscono a (non) costruire un personaggio dalla personalità del tutto assente e attorno cui ruota l’intero film. Circondata da personaggi mal ideati almeno quanto lei (con l’evidente eccezione del fotografo Shane che, per quanto volubile, ha comunque una personalità e una sfera di emozioni ben precise), Emma sarà protagonista di una lenta discesa in un’oscurità che avrebbe benissimo potuto evitare fin dall’inizio, diretta conseguenza di una serie di scelte che non fanno mai (e sottolineiamo: mai) crescere il personaggio in alcun modo, e che, al contrario, saranno fonte di altre scelte tanto sbagliate e illogiche da essere palesemente assurde.

 

The Model & il Rischio
Un vortice di “coerente incoerenza”, con personaggi sottili e troppa carne al fuoco
The Model è questo, senza troppi giri di parole: un vortice che trascina Emma fino al suo centro con una velocità di volta in volta più rapida, un vortice in cui ogni azione è potenzialmente più dannosa della precedente ma Emma la compie comunque, un vortice in cui l’inadeguatezza della protagonista (in quanto personaggio intero) è più fastidiosa che interessante, al punto che, intorno alla fine, sembra semplicemente che il reparto sceneggiatura abbia iniziato a tirar fuori (e approvare) idee ridicole una dopo l’altra; idee che, piuttosto che potenziare il personaggio, non hanno fatto altro che insabbiarne lo spessore ancora di più.

Emma è una ragazzina immatura, evidentemente estranea a un mondo che non è ancora pronta ad affrontare, ma The Model mette semplicemente troppa carne al fuoco (e in modo troppo poco elegante) perché questo aspetto riesca a trasparire in una prima battuta. La giovane danese presenta una “personalità” così malleabile da essere quasi inesistente, disposta a piegarsi ovunque soffi il vento e priva di un qualsivoglia principio, ben lontana dalla bionda protagonista di The Neon Demon, la cui coerenza e “involuzione” erano ben chiare in ogni passaggio chiave del film. Emma è l’opposto: nella sua coerente incoerenza, la protagonista di The Model non farà altro che piangere sul latte versato, maturando delle idee che, se solo fossero state ben costruite, avrebbero anche potuto suggerire un buon ritratto del personaggio ideato dagli autori. Emma, al contrario, ignorerà sempre e comunque la sua coscienza, non troverà mai la forza di ribellarsi per davvero se non nei momenti meno opportuni, e la sua “involuzione” verso l’oscurità sarà così repentina, così invisibile, così mal comunicata che il tutto risulta semplicemente inefficace.

 

The Model

 

Anche sul lato registico, The Model non si distingue certo per splendore. Il suo punto di riferimento sembra essere il Cinema della Modernità, quello di Jean-Luc Godard e della Nouvelle Vague (ma solo sul piano del montaggio: l’enfasi sui tempi morti è del tutto assente), con frequenti jump-cut e infrazioni delle regole dei raccordi (hard-cut) che, per quanto evidenti sul lato estetico, conferiscono al film un ritmo che non gli si compete, e vengono spesso utilizzati a sproposito come se il reparto di montaggio avesse improvvisamente deciso di dar sfogo alla sua fantasia. Certo, è fuor di dubbio che l’effetto spiazzante sia evidente, e questo è oltremodo significativo in un film che fa del destabilizzare uno dei suoi concetti chiave; tuttavia, il discorso filmico e la messa in scena stridono di continuo, e ogni tentativo di catturare l’attenzione dello spettatore svanisce senza rimedio nel fallimento inevitabile.

 

The Model non rischia mai; o, perlomeno, rischia nelle direzioni sbagliate

 

In definitiva, The Model non rischia mai, o, perlomeno, “rischia” nelle direzioni più sbagliate: arrivati alla fine, il fondo del barile si è già iniziato a raschiare da un pezzo, e l’unico divertimento rimasto risiede nel tentativo di indovinare tutte le terribili trovate della storia. Questo perché il film è imprevedibile al ribasso: lo spettatore non sa mai cosa lo aspetta perché crede che il peggio sia passato da un pezzo, senza sapere che un’altra, pessima scelta di Emma lo attenderà comunque prima della fine. Ogni tentativo di risollevare il personaggio fallisce miseramente o viene del tutto ignorato, e, come coronazione della deprecabile esperienza complessiva, l’unica occasione per dare un minimo di spessore (e senso) a quanto visto svanisce con un taglio sul nero, in un finale semi-aperto che dimostra una semplice verità: posta di fronte a una scelta importante e a discapito delle sue disavventure, è possibile che Emma non abbia imparato assolutamente un ca nulla di utile.

 

Il Film & l’Empatia
Aggiungete a ciò un simil-lieto fine che sembra voler negare qualunque cosa sia mai successa a Emma nel corso del film in un buonismo generale, e il pasto è pronto: The Model è un film che difficilmente riuscirete ad apprezzare, così come Emma è un personaggio con cui ben pochi potrebbero empatizzare, semplicemente per il (terribile) modo in cui è costruita dall’inizio alla fine. E, considerato che il film ruota quasi interamente intorno alla sua figura, quest’ultimo è un difetto da non sottovalutare. Nondimeno, non escludiamo che chi non ha apprezzato The Neon Demon possa trovare qualcosa di piacevole in questa pellicola danese.

E, purtroppo, anche volendo vedere The Model come una pellicola volutamente spiazzante, destabilizzante e “da scandalo”, anche volendolo caratterizzare come “un film della modernità”, il tentativo è comunque destinato a fallire: in fondo, in pochi potrebbero negare che i grandi “anti-eroi” della modernità (Michel Poiccard, da “Fino all’Ultimo Respiro”, e Thomas da “Blow-Up”, per dirne solo un paio) avessero una loro identità e una peculiare evoluzione. Emma, semplicemente, non ce l’ha; e visti i temi affrontati dal film (che comunque passano quasi in secondo piano rispetto al dramma di Emma), non neghiamo che è un vero peccato.

 

 

Dettagli prodotto
  • Attori: Maria Palm, Ed Skrein, Yvonnick Muller
  • Formato: Blu-ray, PAL
  • Audio: Italiano, Inglese
  • Lingua: Italiano, Inglese
  • Sottotitoli: Italiano
  • Regione: Regione B (Maggiori informazioni su Formati Blu-ray.)
  • Numero di dischi: 1
  • Studio: Koch Media
  • Data versione DVD: 9 feb. 2017

#LiveTheRebellion