Se sentivate la mancanza del ciclo bretone su grande schermo e delle gesta eroiche del leggendario Re Artù, siete “più o meno” stati ascoltati ed accontentati. King Arthur: Il potere della spada (King Arthur: Legend of the Sword) vi ripotertà in una Gran Bretagna d’altri tempi come non l’avete mai vista.

 

La scorsa settimana, ospiti della XIX edizione del Napoli Comicon (di cui torneremo a parlarvi nei giorni a venire), abbiamo avuto la possibilità di partecipare all’anteprima di King Arthur: Il potere della spada, diretto da Guy Ritchie. La pellicola, la prima di una lunga serie di sei film, ricalca le vicende di Re Artù in modo abbastanza diverso da come siamo stati abituati in passato tra le varie opere letterarie, cinematografiche e videoludiche che più o meno tutti conosciamo.

 

Maghi assetati di potere
Come appena anticipato, le vicende che hanno come protagonista Artù non corrispondono esattamente a ciò che la materia di Britannia ci ha raccontato. Scopriremo sin da subito, infatti, che i maghi, guidati dal malvagio stregone Mordred, consapevoli del proprio straordinario potere, entreranno in guerra per sottomettere i popoli non dotati di magia. L’unico regno degli uomini rimasto in piedi e che ancora resiste è quello di Camelot, che, con la guida di Re Uther Pendragon (Eric Bana) e della sua leggendaria spada Excalibur, riuscirà a tenere testa agli oppressori dai quali otterrà una tregua. In questo punto della storia Artù è ancora un bambino che si ritroverà inaspettatamente ad assistere alla morte dei propri genitori, architettata ad arte dal fratello del Re: Vortigern (Jude Law). Mentre lo zio usurpa il trono di Camelot, il giovane principe fugge a bordo di una barca, trovando asilo e rifugio a Londinium, dove trascorrerà la propria infanzia ed adolescenza. Durante questi anni imparerà a prendersi cura di sé e a combattere, proprio come ci si aspetterebbe da un erede al trono, ma lo vedremo anche protagonista di scorribande varie. Ci viene così data una visione fortemente atipica rispetto a quella a cui siamo stati abituati a percepire del virtuoso Re Artù e che sarà predominante per buona del film. Il nostro protagonista, interpretato da Charlie Hunnam, rifiuterà spesso e volentieri di prendersi le proprie responsabilità, anche dopo aver estratto dalla roccia la leggendaria Excalibur e dopo aver assistito alla crudeltà e alla sete di potere dello zio.

Artù come non lo avete mai visto prima
Nelle circa due ore della pellicola, vedremo quindi un percorso di crescita personale per il protagonista, aiutato e guidato da membri della Resistenza – un gruppo di rivoluzionari che lotta in favore del legittimo erede al trono. Tra i personaggi secondari che supporteranno il nostro principe, troviamo interpreti importanti come Aidan Gillen (noto per la sua partecipazione ne Il Trono di Spade) e Djimon Hounsou tra i tanti.

L’intero sviluppo della storia non ha particolari colpi di scena, che spesso risultano anche prevedibili, ma riesce comunque a garantire una visione godibile e mai noiosa. Complici di ciò sono sicuramente i continui siparietti comici che aiutano a spezzare, senza risultare inopportuni, la tensione, ma anche l’ottima interpretazione degli attori protagonisti. Si sente però la mancanza di personaggi celebri, come Merlino, che viene semplicemente citato in più occasioni e che probabilmente troverà spazio nei restanti film della saga. Le “strane” relazioni tra i protagonisti del ciclo arturiano danno così un’ulteriore prova del distacco che la pellicola vuole prendere dalla leggenda.

Il percorso di crescita di Artù, che inizierà dal momento in cui riuscirà ad estrarre Excalibur dalla roccia, avrà fine con il duello contro Re Vortigern nelle battute finali del film. Durante tutto questo tempo assisteremo ad un continuo susseguirsi di fatti, a volte utili a comprendere i retroscena della storia, ma altre quasi fini a se stesse. Nonostante un ritmo non sempre adeguato, dal momento che alcuni passaggi avrebbero meritato più spazio di altri e viceversa, il pathos e la tensione verso l’atto finale sono ben costruiti in un crescendo che, nel nostro caso, è culminato letteralmente in “brividi”.

 

Ambientazioni uniche e suggestive per tutti i gusti
Nella visione di King Arthur ci ritroveremo ad assistere ad una discreta quantità di ambientazioni differenti, tutte capaci di emozionare e suggestionare gli spettatori. La natura selvaggia e spesso crudele sarà uno degli elementi preponderanti, ma non mancheranno certamente luoghi abitati che in qualche modo rispecchiano gli usi e i costumi della Britannia medievale. Decisamente buona è anche la resa degli effetti speciali con cui sono stati realizzati tanto gli incantesimi quanto alcune scene di combattimento.

 

King Arthur è quindi un’interpretazione piuttosto differente di quello che dovrebbero essere le vicende di re Artù, di Merlino e dei cavalieri della tavola rotonda. Prendendo il film singolarmente e non come inizio di una saga, si potrebbe quasi dire che l’unico collegamento che esiste è dato dai nomi e dalle ambientazioni. Per noi questo non è stato necessariamente un problema, essendo anzi del parere che si tratti di un lodevole punto di vista, capace di suscitare interesse e curiosità. Siamo altresì curiosi di vedere come, nei successivi capitoli, saranno utilizzati altri elementi celebri come il Sacro Graal o la coppia di Tristano ed Isotta. Insomma, il nostro giudizio è più che positivo e vi consigliamo caldamente di recarvi in sala per la visione.

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