Quando l’Apocalisse arriva e la benzina perde il suo potenziale volatile, non farti trovare impreparato: usa il tuo vicino!

 

Wyrmwood: Road Of The Dead è un film trash. Tremendamente trash, a dire il vero, e come tale va giudicato in una categoria del tutto estranea alla norma; se questi concetti non vi sono nuovi, potete anche continuare con la lettura. In caso contrario, non aspettatevi un elogio da capolavoro del cinema; perché Wyrmwood, giusto per fugare ogni dubbio in apertura, non lo è affatto. Ed è fiero di non esserlo.

Da che mondo è mondo (o più precisamente da qualche decennio), gli zombie sono fonte inesauribile di ignoranza artistica e di situazioni al limite del paradossale, che non devono necessariamente essere giustificate dalla trama. The Walking Dead di Robert Kirkman insegna che non importa quale sia la causa della piaga, fintanto che i personaggi e le loro vite vengono messi nel primo piano di un dramma; partendo da questo principio (utile, se non altro, a stimolare la curiosità dello spettatore), la sospensione di incredulità può portare ad accettare potenzialmente qualunque premessa, e Wyrmwood (scritto e diretto da Kiah Roache-Turner nel 2014) non ha certo la pretesa di costruire un quadro credibile intorno a sé. Per motivi che vedremo fra pochissimo.

 

L’Assenzio che uccide
Sfruttando una formula ormai più che collaudata, Wyrmwood inizia in medias res, letteralmente “nel mezzo delle cose”: un gruppo di uomini pesantemente e ignorantemente corazzati spara su un mucchio di zombie con uno stile di ripresa dinamico, e un montaggio che gioca sulle potenzialità dello slow-motion per mostrare la spettacolarità dei colpi andati a segno. Alcuni di loro, nel frattempo, agganciano un camion con un uncino, e si preparano a tirarlo dentro un capanno.

E questa è la primissima scena del film: casinista, dinamica, piena di zombie, parolacce e fucili che fanno esplodere testa e arti dei non-morti malcapitati. Con un inizio del genere, è difficile aspettarsi che la raffinatezza intellettuale della pellicola aumenti nel corso delle scene successive; e va benissimo così.

Si prosegue con dei titoli di testa tamarrissimi, e subito dopo un salto indietro nel tempo: i protagonisti parlano di sé intorno al fuoco, e a questo punto il regista ne approfitta per introdurre il loro passato. Benny (Leon Burchill), un omone di colore che ha dovuto sparare al fratello dopo essere stato seguito per ore; Barry (Jay Gallagher), un giovane barbuto (vagamente somigliante al Max di Mad Max, e siamo sicuri non sia un caso) che ha dovuto uccidere la propria famiglia… E poco altro. Perché la struttura a “flashback” si interrompe dal momento in cui seguiamo Barry, il barbuto protagonista del film, che si lancia attraverso le campagne con moglie e figlia per raggiungere la sorella Brooke (una splendida Bianca Bradey) in un’altra città.

A questo punto del film, poche cose sono chiare; pare però che un agente patogeno si sia immesso nell’aria dopo una misteriosa pioggia di comete (e ci chiediamo se c’entri Ansem in tutto questo), trasformando in zombie l’intera popolazione con pochissime eccezioni. Più avanti scopriremo che, per qualche misterioso motivo, solo il gruppo sanguigno A negativo sarà immune al virus presente nell’aria, anche se i classici morsi degli altri zombie non fermeranno di certo la trasformazione.

In tutto questo, una misteriosa squadra paramilitare governativa tende a rapire i soggetti sani per compiere esperimenti su di loro. E, con questa frase, si può ritenere conclusa la parte “sana” del film.

Si scoprirà poco dopo, grazie a uno dei personaggi più riusciti del film (Frank, interpretato da Keith Agius), che la pioggia di comete è una manifestazione dell’Apocalisse biblica: quando l’Angelo suonerà la terza tromba, una stella chiamata Assenzio discenderà sulla terra, portando morte e distruzione; i buoni andranno in Paradiso, i malvagi all’Inferno, e un manipolo di persone resterà in mezzo per essere sottoposto a una prova. Questa, almeno, è la visione di Frank, che comunque verrà contrastata solo dalla spiegazione scientifica dei paramilitari relativa al gruppo sanguigno. Fino a prova contraria, dunque, Frank avrebbe anche potuto avere ragione.

 

Dottori & Telepatia
I personaggi di Wyrmwood sono tendenzialmente poco incisivi; e va bene così
Il problema è che uno dei soggetti sani rapiti dal governo è proprio Brooke, la sorella di Barry / Mad Max, che si ritrova a dover subire soprusi da un eclettico scienziato (Berynn Schwerdt, noto nei titoli di coda come “Il Dottore”) con la passione per la musica e gli esperimenti umani. Uno dei personaggi indubbiamente più riusciti e divertenti dell’intera pellicola, evidentemente psicopatico e sadico fino allo stremo, che strapperà più di una risata amara per via delle sue movenze e dei suoi “scherzetti”.

Il resto dei personaggi di Wyrmwood, Barry compreso (tendenzialmente taciturno, ma non per questo paragonabile al Simon di Vampire), avrà uno spessore quasi inconsistente e a tratti irrilevante, ridotto a mero strumento della regia per portare avanti la propria ignoranza. Benny, ad esempio, sarà il classico personaggio di colore volgare che non riesce a completare una frase senza dire una parolaccia, e tuttavia è perfettamente in armonia coi toni adottati dal film per tutta la sua durata.

Un’eccezione sarà Frank, un (forse?) meccanico cattolico con la passione per il fai-da-te, che vanterà effettivamente un carattere e uno spessore in grado di far empatizzare lo spettatore. Nota di merito per Brooke, la già citata sorella stragnocca di Barry, che si ritroverà spesso a recitare più con lo sguardo che con il resto del corpo, con risultati a dir poco soddisfacenti: gli occhi penetranti della ragazza bucheranno lo schermo più di una volta, e la sua capacità di controllare gli zombie col pensiero (sì, lo abbiamo appena detto) sarà fonte di alcune delle scene più riuscite del film, sebbene tale abilità non appaia fin da subito e non abbia, dunque, lo spazio che merita nel corso della pellicola.

 

Wyrmwood: Road Of The Dead Dottore

 

Carburante alternativo ed ecosostenibile
Il genio del film, tuttavia, si manifesta soprattutto in quell’idea attorno cui ruota l’intera trama: l’inefficacia dei carburanti tradizionali. Dopo aver scoperto che benzina e altri liquidi infiammabili non sono più infiammabili (e, di conseguenza, tutte le auto sono ormai inutili), i protagonisti riuniti in un capanno si renderanno conto che il sangue degli zombie sembra aver “assorbito” (non si sa come, né perché) le capacità dei liquidi infiammabili, e che gli zombie stessi emettono un misterioso gas verde in grado di prendere fuoco. È facile intuire cosa succederà poco dopo: i nostri eroi si corazzeranno (utilizzando pezzi di metallo saldati tra loro, presenti per qualche motivo in quel capanno in quantità industriali), corazzeranno la propria auto e costruiranno un sistema in grado di trasferire il fiato degli zombie direttamente al motore, alimentando sia l’auto sia l’eventuale turbo per fughe estreme. Una volta prosciugata l’energia di uno zombie, basta “fare benzina” e catturarne un altro.

 

“Questo furgone va a zombie!”

 

Wyrmwood non ha la pretesa di essere un capolavoro del cinema
E Wyrmwood: Road Of The Dead è tutto lì. È seriamente poco altro rispetto a quanto raccontato finora, se si escludono una regia estremamente dinamica (e così ravvicinata da risultare claustrofobica senza reale motivo, a volte) e diverse scene ad alto tasso di ignoranza nel corso dei circa 90 minuti di film. Il montaggio è indubbiamente frenetico, e non disdegna l’uso di numerose micro-ellissi per accorciare i tempi di una scena (plausibilmente per risparmiare sul minutaggio); la violenza a schermo è veramente tanta, abbastanza da rasentare lo splatter, e i dialoghi sono estremamente leggeri e studiati semplicemente per intrattenere lo spettatore che sa di non avere davanti uno dei film dell’anno.

Perché Wyrmwood, in fondo, non ha tali pretese, e il regista doveva saperlo benissimo. Non c’è un solo momento, eccezion fatta per alcune linee di dialogo di Frank, in cui il film raggiunge uno spessore culturale più alto o delle pretese maggiori. Ellissi narrative, presupposizioni, non-detto e buchi di trama troneggiano su tutta la pellicola, che utilizza la propria storia esclusivamente per portare su schermo scene divertenti, leggere e ai limiti dell’assurdo. Anche il finale, piuttosto deludente a dir la verità, è diluito da una scena in larga parte evitabile, che tuttavia si risolve in maniera ben studiata.

In conclusione, Wyrmwood: Road Of The Dead non è certo un capolavoro del cinema, e non pretende di esserlo in nessun modo, preferendo piuttosto intrattenere lo spettatore con una buona dose di ignoranza, sangue e volgarità. Un buon esempio di film trash, anche se non certo il migliore; se siete disposti ad accettare tale premessa, allora potreste anche trovare piacevole la fatica di Roache-Turner. In caso contrario, sappiate che vi troverete di fronte a un film mediocre, dalla scrittura banale e con pochi sprazzi di originalità (geniale, in tal senso, la “scena delle birre”), con qualche idea talmente ignorante da risultare persino divertente, anche se soltanto fino a un certo limite. E, per un amante del trash, può anche andare benissimo così.

 

  • Formato: Blu-ray, Edizione limitata, PAL
  • Audio: Italiano, Inglese
  • Lingua: Italiano, Inglese
  • Sottotitoli: Italiano
  • Regione: Regione B (Maggiori informazioni su Formati Blu-ray.)
  • Numero di dischi: 1
  • Studio: Koch Media
  • Data versione DVD: 23 feb. 2017

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