A diciassette anni pensiamo poco, sopraffatti dagli ormoni e dal desiderio di ribellione,  iniziamo a  rispondere male ai nostri genitori incuranti di quello che  da un giorno all’altro potremo perdere.

Buonismi a parte, l’incipit di White Bird (White Bird in a Snowstorm) vede la madre della giovane Kat Connors (Shailene Woodley) interpretata dalla sempre bellissima  (e unica ragione per perdere 90 minuti della propria vita) Eva Green sparire nel nulla, una mattina del 1988, lasciando il marito e la figlia sconvolti nel profondo.
Prima di avventurarci nell’opinione di pancia di cui vive questa rubrica, facciamo mente locale su cosa è White Bird.
Film del 2014, diretto da Gregg Araki (Mysterious Skin) arrivato in Italia solo lo scorso Gennaio (ne avremmo fatto a meno) e uscito in bluray e dvd il 24 dello stesso mese, distribuito da Koch Media, si può recuperare su Amazon ad una decina di Euro. Per quel che offre il film che dal suo lato ci mette un’Eva Green pazza e sopra le righe, circondata da altri attori come Christopher Meloni (True Blood) e Gabourney Sibide (Precious), sembra un prezzo onesto, se non fosse che la pellicola di Araki è un teen-drama raccapricciante.

Sembra thriller ma non è…
White Bird si propone come un thriller incentrato sulla scomparsa della madre di Kat , che attraverso dei flashback rivive momenti familiari cupi e cerca di far chiarezza sul perchè Eva Green ( abbia preso parte a questo obbrobrio) sia sparita senza lasciar traccia. Tra poco scioccanti rivelazioni e colpi di scena mal costruiti, i novanta minuti della pellicola di Araki sembrano infiniti, sebbene non manchi qualche momento più ispirato sempre avente protagonista Eva. Durante i flashback con l’attrice il film cambia completamente tono, riuscendo ad attrarre l’attenzione dello spettatore che si disperde per il resto del tempo. Cercando di essere troppo teen-friendly  White Bird si perde in eccessive volgarità, dialoghi al limite dell’accettabile (un giorno spero che un maschio muschiato mi scopi fino a farmi svenire – ok?) e scambi di sguardi da pesce lesso con l’attore peggiore di tutta la pellicola: Shiloh Fernandez.

Quando cerchi il gatto di tua madre cieca e per puro caso trovi quella gran topa della Green in costume da bagno.

Il povero Shiloh ci prova per tutto il film a dare una parvenza di credibilità al suo personaggio: Phil è il classico giovane stupidotto della porta accanto, se non fosse che ha gli addominali scolpiti, capelli fluenti e occhi da triglia che farebbero bagnare ogni protagonista femminile di teen-movie. E Araki stesso lo presenta come  il giovane sfigato, che però fisicamente sfigato non è, affossando la credibilità di tutto l’incontro con Kat e della loro breve storia d’amore. A dargli il colpo di grazia ci penserà il colpo di scena finale, che per quanto riesca a stupire sul momento, sarà più una sequenza di domande che andranno dal “Ma che davvero?” al ben più giustificato “Ma perchè?” fino ad un “Ah ecco perchè non voleva“.

La cura dei personaggi (non c’è)
Sfortunatamente non è solo la sceneggiatura a fare acqua da tutte le parti e a far accapponare la pelle per la profondità di certe affermazioni (E così in un batter d’occhio la mia verginità sparì, proprio come mia madre) ma  le intere interazioni tra i protagonisti della vicenda. Se l’odio e la tensione tra i genitori di Kat riescono a convincere (grazie alla bravura fisica della Green e di Meloni, non per quello che dicono) l’intera cerchia di relazioni intraprese da Shailene Woodley causa spasmi e fastidi di diverso genere, ma andiamo per ordine.
Abbiamo già parlato di Phil (Shiloh Fernandez) ma il belloccio della porta accanto non è l’unico interesse amoroso della giovane (e spesso nuda) protagonista: tralasciando l’amore del college, che ha il compito di fargli una paternale sul fumo, la giovane Kat si invaghirà del poliziotto incaricato dal padre per  ritrovare la madre perduta. Non ricevendo più attenzioni sessuali da Phil, sotto il consiglio dei suoi due amici (un’afroamericana obesa e un ragazzo gay, giusto per coprire ogni possibile minoranza) Kat si reca a casa del poliziotto (Thomas Jane) per sedurlo. Lui, uomo di legge nella vita di tutti i giorni, ma prima di tutto buon padrone di casa, l’accoglie con questo struggente dialogo “Ti offrirei una birra, ma non hai l’età”  “La prendo comunque” “Allora ok.“, la serata prosegue poi nella direzione desiderata dalla ragazza con un  “Io so perchè sei qui: vuoi sedurmi. Bene ci sei riuscita.” segue sequela di frasi di rito su “Ne sei sicura? Sono vecchio” per poi culminare con l’amplesso. Il giorno successivo raccontando il successo  della serata all’amica, la giovane  strappa  una pagina del manuale di Er Monnezza ed esclama un profondissimo

È così diverso da  Phil, lui è così maschio: cazzo, palle e peli sul petto

Eh sì, veramente uno scambio di battute profondo e che sicuramente porterà avanti la trama della pellicola. Il poliziotto tornerà in scena due anni dopo, con un’altra notte indimenticabile, in cui darà il via agli eventi che porteranno  alla risoluzione del mistero e, finalmente, ai titoli di coda.
Se dal lato sceneggiatura White Bird regala solo perle oscure, qualche momento girato bene c’è: oltre alla già citata scena con Eva Green distesa nella neve, tutti i flashback di Kat riescono a trasmettere, almeno visivamente l’impegno poco presente in tutto il resto della produzione. Musiche e doppiaggio sono allo stesso modo apprezzabili, mentre i contenuti speciali del bluray includono solamente un trailer, che difficilmente  potrebbe interessare dopo aver visto già il film (o avendo aperto il video qui sopra). Purtroppo non è bastata la presenza di Eva Green a rendere il film valido per l’acquisto, facendo passare  White Bird come un mero riempitivo per una serata assonnata, magari in seconda serata su un canale pubblico.

  • Formato: Blu-ray, PAL, Schermo panoramico
  • Audio: Italiano (Dolby Digital 2.0)
  • Lingua: Italiano
  • Sottotitoli: Italiano
  • Regione: Regione B
  • Numero di dischi: 1
  • Studio: Koch Media
  • Contenuti Speciali: Trailer
 

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