È stato definito “Il miglior horror degli ultimi anni”. Non è ancora chiaro di quali anni si stesse parlando.

 

Ci sono due possibilità, quando si tenta di girare un film che fa del bullismo il suo cardine: che sia tremendamente banale e già visto, oppure che racconti effettivamente una storia interessante. Allo stesso modo, ci sono statisticamente due “rischi” anche quando si decide di girare un film horror: che esso sia scritto e diretto abbastanza bene da creare ansia e tensione, oppure che non faccia paura affatto. E, che ci si creda o no, non basta la visualizzazione effettiva della violenza su schermo per rendere “horror” un film; specie quando i tempi della regia sono tutt’altro che azzeccati.

L’Odio Che Uccide – Some Kind Of Hate, film del 2015 diretto da Adam Egypt Mortimer (Holidays), ha questi e altri problemi, e rientra in una delle categorie più insipide che possano esistere per i film horror: quelli che hanno effettivamente un’idea da poter sfruttare, ma che tendono a perdersi in un bicchiere d’acqua. E non c’è nulla di più fastidioso di un film horror dal potenziale sprecato.

 

Ma andiamo con ordine.

 

L’Autolesionismo che non paga
L'Odio Che Uccide locandinaIl film segue la storia di Lincoln (Ronen Rubinstein), un giovane liceale del Texas timido e poco sicuro di sé, che non riesce a imporsi contro la violenza e i soprusi cui è continuamente sottoposto dagli adulti o dai coetanei. Il tentativo di mostrare allo spettatore questo lato del suo carattere si concretizza già nei primi minuti del prologo, quando il protagonista ha un breve confronto prima con un uomo massiccio che è evidentemente lo stereotipo del motociclista ubriaco (il padre? Un coinquilino? Non lo sapremo mai con certezza, ma è l’unico indizio di un’ambientazione texana fino a quel momento) e poi con il bullismo a scuola, in una serie di scene e dialoghi che definire “patetici” e “banali” sembra quasi un eufemismo. E tuttavia, nel secondo caso, qualcosa scatta nel giovane Lincoln, una molla che il ragazzo evidentemente covava in sé da tempo; e il bullo fa finalmente una brutta fine.

Da lì, un “interessante” fermo immagine presenta il titolo del film, che già dai titoli di testa “farfalleggianti” (impossibili da descrivere a chi non li ha visti in prima persona) si preannuncia come uno dei più validi candidati a entrare nel fatidico manuale: “Come non fare un film horror“. Solo più avanti ci ricrederemo un minimo, ma la speranza non durerà poi così tanto.

Grace Phipps è uno dei pochi motivi per guardare L’Odio Che Uccide
Mandato in uno strano riformatorio (“Mind’s Eye Academy“) sperduto nel deserto, Lincoln dovrà scontrarsi con i suoi coetanei (tutt’altro che in fase di correzione del comportamento) e con i dirigenti del posto, che non disdegneranno enormi prediche sul controllare l’istinto e gli impulsi (in un posto in cui ragazzi e ragazze si incontrano regolarmente la notte per “divertirsi assieme”, ma è un’altra storia). Non manca la storia d’amore con l’unica ragazza che sembra avere un briciolo di cervello lì dentro (ma solo in apparenza, non preoccupatevi), Kaitlin, cheerleader autolesionista (…) interpretata da una Grace Phipps che è seriamente uno dei pochi motivi per perdere 83 minuti a guardare un “horror” del genere (e non certo per come recita sul set, purtroppo). Le cose cambieranno quando, a circa quarantacinque minuti dall’inizio del film, Lincoln si rifugerà in un capanno per sfogare la sua rabbia dopo l’ennesimo atto di bullismo da parte di uno dei compagni di riformatorio; lì il giovane incontrerà Moira, interpretata da una giovanissima Sierra McCormick che riesce da sola a dare un minimo di spessore al film intero (ma, come sempre, non sperateci troppo).

Moira (ci verrà spiegato dopo di sfuggita) era/è una ragazza autolesionista, suicidatasi dopo atti di bullismo online da parte dei suoi compagni in quello stesso riformatorio molti anni prima; compagni che, dopo tanto tempo, sono ormai diventati gli stessi dirigenti del posto. Rimasta a infestare il capanno per tutti quegli anni dopo la morte, Moira si innamorerà (?) di Lincoln e si proporrà di aiutarlo a vendicarsi contro i bulli; da quel momento in poi, il film seguirà una parabola fatta di buone idee sfruttate non proprio a dovere, recitazione discutibile, sangue a fiotti e scene che metteranno fin troppa carne al fuoco senza dare il giusto spessore ai personaggi coinvolti (e, anzi, devastandoli definitivamente).

 

“Avevo tanto dolore dentro che spingeva per uscire”
Moira può far del male agli altri personaggi causandosi dolore da sola
Il personaggio di Moira è sul serio uno dei pochi elementi a rendere il film davvero interessante, in mezzo a un concerto di banalità, personaggi insignificanti e monologhi del tutto evitabili e fuori luogo. La ragazzina cova nel suo corpo evanescente una rabbia che non è mai riuscita a sfogare, ed è dotata di un potere a dir poco curioso: incidendosi tagli sul corpo con una lametta e guardando la sua vittima, può trasferire istantaneamente le proprie ferite al malcapitato. Per qualche motivo che non verrà mai spiegato, le basterà poi passare un dito sulla ferita per guarire completamente, ritrovandosi un corpo di nuovo pulito (e dalla carnagione ovviamente cinerea, perché è morta e lo spettatore non deve mai dimenticarlo). Non viene neanche spiegato come la ragazzina sia “risorta” per infestare il capanno, ma, in compenso, il film non manca di propinare allo spettatore un gigantesco spiegone sulla sua morte in una delle scene finali, quando lo spirito deciderà di vendicarsi da solo contro quella che sembra essere stata la peggiore degli aguzzini della sua infanzia.

E, a proposito di questo personaggio (che dirà più di tre frasi in fila soltanto in quella scena lì), vederla recitare porta alla mente tanti e piacevoli ricordi:

 

 

Lodevole il tentativo di dare spessore a Kaitlin in un’intima scena con Lincoln, in cui la ragazza confessa di essere stata una bulla e aver causato la morte della sua migliore amica prima di finire al riformatorio. Peccato che lo spessore di Kaitlin inizi a vacillare quando, dopo aver confessato a Lincoln di averlo utilizzato per “capire cosa volesse dire essere una vittima” (ma dopo qualche giorno insieme lo ama come non ha mai amato nessuno, eh!) ed essere stata lasciata dal protagonista, l’intelligentissima cheerleader vada a cercare proprio Moira, e sarà allora che, senza spiegare realmente come, le due diventeranno amiche per la pelle. Letteralmente: in una scena, Moira si inciderà qualche taglio sulla pelle per provocare dolore/piacere a Kaitlin, depressa per aver perso Lincoln. Dobbiamo ammettere che, dopo aver scritto questa frase, abbiamo metabolizzato la cosa in modo anche peggiore di prima.

E lo spessore di Kaitlin crolla definitivamente quando, sempre per motivi ignoti, la ragazza si alleerà con Moira per aiutarla a vendicarsi contro i suoi aguzzini, salvo poi lamentarsi dell’uccisione di persone innocenti direttamente con Moira stessa. Ben fatto, Kaitlin.

 

“Sei un mostro!” ; “No! Io sono una quercia!”

 

E Lincoln, in tutto questo? Che ruolo ha?

Lincoln si riduce ben presto ad essere un mero strumento della trama, incentrata piuttosto su Moira
C’è da dire che il ragazzo è indubbiamente il protagonista, poiché buona parte della trama sembra ruotare intorno a lui. Dopo l’incontro con Moira, tuttavia, il giovane sarà ridotto dalla stessa trama a un mero strumento per le vendette della ragazzina, con cui avrà un legame che nessun altro essere vivente di quel riformatorio può vantare: presumibilmente a causa dei sentimenti provati da Moira per lui, qualunque ferita provocata da Lincoln sul proprio corpo si rifletterà immediatamente su quello di Moira. Detto ciò, è piuttosto facile intuire in che modo Lincoln e Kaitlin riusciranno a sconfiggere definitivamente la ragazzina, in un acerbo finale che lascia aperte più domande di quante risposte riesca a dare (ammesso che ci sia bisogno di risposte dopo un film del genere).

 

L'Odio Che Uccide

 

 

“Okay. E quindi?”
Il problema principale di L’Odio Che Uccide – Some Kind Of Hate è che è un “horror” con una buona idea di fondo, ma portata avanti da una regia che non sa evidentemente dove andare a parare per proporre un testo di qualità. Anche volendolo definire un “thriller” (che è la categoria immediatamente più vicina a quello che il film potrebbe essere), si tratta comunque di un thriller di pessima fattura, con un utilizzo dei tempi di regia a dir poco discutibile e con un pessimo sfruttamento dei personaggi. L’Odio Che Uccide non fa affatto paura: tutt’al più è in grado di creare un minimo di tensione soltanto nella scena delle stalle, ma il presunto momento di jumpscare viene sfruttato fin troppo male e la scena si conclude con una terribile (nel senso di gusto estetico) immagine di Moira che si incide tagli sul braccio a ripetizione, per fare del male alla sua vittima nel modo più patetico che la sceneggiatura potesse trovare.

 

Some Kind Of Hate è un horror sul bullismo con una buona idea di fondo, portata avanti da una regia scialba e inadeguata.

 

L’unico “vero” jumpscare è del tutto gratuito e non basta affatto a creare paura nello spettatore, che si ritrova invischiato in circa novanta minuti di quasi totale inutilità, personaggi stereotipati e continui buchi di trama. Come se non bastasse, non appare neanche chiaro lo scopo effettivo di un film del genere: è evidente che, in una storia di vendetta senza neanche un “lieto fine”, è difficile vedere una sorta di tentativo di sensibilizzazione contro il bullismo, che in caso contrario avrebbe almeno reso il film un minimo più interessante. È infatti indubbio che i bulli siano bersagliati oltre ogni misura, nel corso del film, e a una prima occhiata sembra quasi che il messaggio sia che “la vendetta è la soluzione”; dando uno sguardo a Moira alla fine della pellicola, tuttavia, è altrettanto chiaro che neanche la vendetta e la rabbia sembrano essere il modo giusto per affrontare un problema del genere, tanto più che il ciclo di azione-conseguenza abbraccia i personaggi dall’inizio alla fine, punendoli in ogni caso qualunque cosa essi facciano.

In questo scenario che difficilmente vorrete ammirare per circa 90 minuti, ci sentiamo in dovere di segnalare un personaggio che è l’emblema delle idee raffazzonate, degli stereotipi, dei buchi di trama e di tutto l’inutile che fa da cornice al film intero:

 

L'Odio Che Uccide Sceriffo

Lo sceriffo. Il classico poliziotto texano con occhiali da sole, baffo da cowboy e ciambelle sullo stomaco.

 

Un personaggio quasi poetico, che sta probabilmente a simboleggiare la precarietà del film intero e la fragilità delle sue strutture interne; una metafora per la membrana sottile e permeabile che separa la realtà dal cinema, e un uomo del tutto innocente che apparirà sullo schermo solo per coprire il posto che avrebbe potuto avere la polizia in un film del genere: arrivare, amministrare giustizia, morire. E la sua morte sarà così insignificante che verrà dimenticata tanto dagli spettatori che dai colleghi poliziotti, poiché la sua sarà l’unica apparizione di un dipartimento di polizia che vedremo da quel momento in poi, forse simbolo di una giustizia assente negli Stati Uniti quando si tratta di ascoltare i giovani.

Poesia.

 

Quando spunta il sangue, non c’è storia
L’Odio Che Uccide – Some Kind Of Hate è un insieme di idee tenute insieme da uno stelo d’erba, così sottile e insignificante che fa crollare tutto su se stesso appena la trama inizia a svolgersi in modo un minimo più interessante. Rivolto probabilmente a un pubblico giovane e di adolescenti, non riesce a soddisfare fino in fondo per via di una struttura narrativa tutt’altro che solida e una serie di pessime scelte di regia; il suo modo di mostrare la violenza, tuttavia, potrebbe anche essere ben gradito al suo pubblico di riferimento, e non escludiamo che qualcuno possa anche apprezzare il modo scelto dal reparto creativo per affrontare il tema dell’autolesionismo. Sfortunatamente, però, è quasi impossibile che quel qualcuno ci trovi d’accordo con le sue idee.

 

  • Formato: Blu-Ray, Edizione limitata, PAL, Schermo panoramico
  • Audio: Italiano (Dolby Digital 2.0)
  • Lingua: Inglese, Italiano
  • Sottotitoli: Italiano
  • Regione: Regione B (Maggiori informazioni su Formati Blu-Ray.)
  • Numero di dischi: 1
  • Studio: Koch Media
  • Data versione DVD: 24 gen. 2017

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