Antonino Lupo

ILoveRetro Retrocensione: Tarzan

Che bellezza, gli Anni Novanta. Gli anni della Fabbrica dei Mostri, delle piste di plastica arancione e degli Exogini, sopravvissuti alla fine degli Anni Ottanta e giunti nell’infanzia di chi è troppo giovane per ricordare un Commodore 64. Per noi videogiocatori, gli Anni Novanta sono gli anni della prima PlayStation e del Nintendo 64, gli anni in cui i videogiochi hanno iniziato a raccontare delle storie più complesse per soddisfare il nostro “istinto di narrare“; ma, per un bambino mai cresciuto davvero, sono anche gli anni del cosiddetto Rinascimento Disney, quello che ha portato alla luce classici come Il Re LeoneHerculesTarzan. Quello che ha portato nelle nostre case i Disney Action Game.

 

 

Dopo aver parlato dell’eterno e intramontabile Hercules (e dei suoi eterni e intramontabili problemi), il nostro viaggio nel passato continua con un titolo non troppo amato dal nostro Webmaster ma ricordato con piacere da buona parte della redazione. Il videogioco di Tarzan è uscito quasi in contemporanea con l’omonimo classico Disney del 1999, e si è sparso rapidamente su PCPlayStation, e GameBoy Color, giungendo su Nintendo 64 solo nel 2000 con circa un anno di ritardo.

 

Tarzan PS1

 

Two Worlds
Tarzan è composto da 11 livelli di difficoltà crescente
Analogamente a quanto già visto in Hercules circa un mese fa, Tarzan (conosciuto in America come Tarzan Action Game) ripercorre le vicende della pellicola Disney, concentrandosi su alcuni avvenimenti chiave per costruirci intorno una serie di livelli (11, per la precisione, sebbene decisamente più longevi dei 10 di Hercules). La storia è ben chiara a chiunque abbia visto il film d’animazione: un bambino orfano si ritrova ad essere cresciuto da un branco di gorilla, ma la sua vita cambierà quando un gruppo di umani giungerà nella giungla proprio per osservare e studiare i maestosi e affascinanti animali. E il gioco parte proprio con Tarzan bambino, seguendolo nel suo percorso per “diventare una scimmia”: Welcome to the Jungle (il primo livello) è, analogamente a Hercules, un livello-tutorial in cui il piccolo Tarzan imparerà a correre, saltare, scalare alberi, usare coltelli di pietra e sconfiggere nemici lanciando loro dei coloratissimi frutti in faccia.

 

Tarzan PS1

Bullizzare i rinoceronti con la frutta è meno divertente di quanto si possa pensare.

 

Anche in questo caso, la formula scelta dagli sviluppatori di Eurocom Entertainment Software (gli stessi di Hercules e del successivo Crash Bash, per intenderci) è stata il platform bidimensionale, ma con una svolta leggermente più “complessa” rispetto a quanto realizzato per il gioco di Ercole: se in quel caso si aveva senza ombra di dubbio un platform bidimensionale su più piani paralleli, Tarzan iniziava già a muoversi nella direzione del 3D, con una sorta di “2,5D” che si evolveva in scenari molto più aperti sul finale. Il 2D di Tarzan è un’illusione bella e buona: sebbene gli input da dare al protagonista siano sostanzialmente disposti su un piano orizzontale, l’uomo-scimmia si muoverà fluidamente sui rami e tra i livelli spostandosi più volte tra i vari piani dell’immagine senza troppi problemi. Per l’occasione, infatti, Eurocom abbandonò completamente gli sprite utilizzati – invece – in Hercules, a favore di una modellazione dell’ambiente e dei personaggi interamente in 3D.

 

Son Of Man
Tarzan porta sul piatto un gameplay più complesso rispetto a Hercules… 
Non c’è dubbio che, nella sua Era d’Oro, Eurocom i giochi li sapesse fare eccome. Se Hercules faceva un lavoro eccelso nell’immergere i – potenziali – bambini all’interno delle atmosfere del film d’animazione (vale la pena ridirlo: grazie al suo splendido stile animato), Tarzan aggiunge sul piatto anche un gameplay decisamente più soddisfacente di quanto Hercules, nonostante i suoi indiscutibili punti di forza, non fosse già. Forse perché Tarzan stesso si presta, per la sua agilità, ad uno stile di gioco molto più dinamico: scalare alberi, dondolarsi tra le liane e saltare da un ramo all’altro è sempre divertente, per il piccolo Tarzan, specie perché il gioco è costellato di collezionabili da ritrovare che mantengono sempre vivo lo spirito di esplorazione di chi impugna il controller (sebbene, spesso, sia più utile conoscere già i livelli che esplorarli a fondo, a causa di svariati “punti di non ritorno”): oltre alle lettere del nome Tarzan (che sbloccano un nuovo filmato nella galleria degli extra), il giocatore potrà cercare di raccogliere tutte le monete sparse per i vari livelli (che faranno guadagnare una vita extra ogni 100 unità) e le quattro parti del disegno del famosissimo baby-babbuino del film, che sbloccherà un livello bonus in cui sarà possibile raccogliere monete e guadagnare altre vite extra.

…proponendo una grande varietà all’interno della campagna
Non solo: Tarzan fa costantemente degli sforzi (riusciti) per risultare il più vario possibile agli occhi del giocatore, in modi anche piuttosto originali. Se i primi quattro/cinque livelli permetteranno di controllare Tarzan da bambino ancora lento e fragile, infatti, i successivi vedranno come protagonista un Tarzan adulto molto più sciolto e rapido nei movimenti, con un’incursione isolata di Terk nel livello Trashin’ The Camp e in alcuni bonus stage. La giungla, però, crescerà insieme a Tarzan, che si ritroverà a fronteggiare l’ambiente intero da un’altra prospettiva: gli elefanti e i rinoceronti saranno ormai adulti, e le scimmie saranno molto più piccole e fastidiose che in passato. Eccezion fatta per lo scontro con Sabor, poi, il gioco scorrerà sostanzialmente fluido fino alla battaglia finale con Clayton, con una svolta interessante negli ultimi tre livelli: quello che era stato sostanzialmente un 2D, infatti, si evolverà in un 3D vero e proprio in Rockin’ The BoatTarzan To The Rescue, mentre lo scontro con il cacciatore inglese si svolgerà scalando un albero e ruotandoci intorno a 360°. Questa variazione della formula è stata di certo sfruttata solo fino a un certo punto (Rockin’ The Boat è una mappa piuttosto ridotta, e Tarzan To The Rescue è un livello indubbiamente breve), ma l’evoluzione da 2D a 3D colpisce il giocatore che non si aspetta di poter scorrazzare liberamente sul ponte di una nave o di esplorare le radure della giungla notturna in una semi-libertà (per quanto indiscutibilmente pilotata).

 

Tarzan PS1

 

You’ll Be In My Heart
E la varietà di Tarzan, in ogni caso, molti la ricorderanno specchiarsi anche nel crescente tasso di difficoltà all’interno del gioco: il gioco non perdona errori, soprattutto nelle fasi più avanzate, e non sarà difficile perdere più di una partita semplicemente perché non avremo raccolto un numero abbastanza alto di vite nel corso dei livelli precedenti (cosa non poi così scontata, se consideriamo che l’unico modo per ottenere una vita è raccogliere 100 monete ogni singola volta). Tralasciando Tarzan To The RescueRockin’ The Boat (rispettivamente penultimo e terzultimo livello), Journey To The Treehouse sembra progettato esclusivamente per far scendere le Madonne e tutti i Santi dalla volta celeste, con un gran numero di strade interrotte e percorsi accidentati che trarranno spesso in inganno sia il giocatore attento che quello disattento. E c’è forse bisogno di parlare dell’incredibile difficoltà dello scontro finale con Clayton?

 

 

Rispetto a Hercules (che comunque portava con sé i limiti tecnici della prima era PS1), Tarzan è un platform decisamente più complesso, vario, imprevedibile e divertente, che mischia in sé un gran numero di formule (anche quella della “endless run” durante gli inseguimenti) e propone un level-design complesso e intrigante, in linea con le produzioni dell’epoca; basti pensare che lo splendido Klonoa: Door to Phantomile risale ad appena un anno prima. E tuttavia, pur non raggiungendo il fascino e la bellezza indiscutibile di quest’ultimo, Tarzan è riuscito comunque a immergere centinaia di giocatori (bambini e non) nei panni del ragazzo-scimmia della pellicola Disney, in una produzione che, per quanto possa essere completata in un pomeriggio di gioco intenso, risulta ugualmente in grado di intrattenere in un gran numero di modi diversi e ugualmente apprezzabili.

 

[nggallery id=”3330″]

Tag:

#LiveTheRebellion