Occhi incollati al televisore. Qualcosa di importante sta per succedere: il bimbo che c’è in noi esce fuori. Le preoccupazioni e i problemi non esistono, e in quel momento un sorriso, il nostro sorriso, ci fa abbandonare tutte le paure del mondo; un sorriso nato senza che ce accorgessimo neanche, un sorriso nato dalla scena che stiamo guardando in quel momento, un sorriso nato da un qualcosa di fantastico e sublime al tempo stesso, che ci esclude dal mondo reale.

 

Questo è ciò che molti videogiocatori vivono guardando gli happy ending o più semplicemente eventi importanti dei loro video game preferiti. Ma questa è anche la scena che molti vivono ancora oggi, guardando – anche per la milionesima volta – un mondo fatato che ci fa tornare bambini e che ci fa talvolta scendere una lacrimuccia: quello dei famosi film d’animazione Disney. Ma talvolta i due mondi, così lontani e al contempo vicini grazie alle emozioni che regalano, si sono fusi tra loro, generando titoli che hanno fatto la storia della propria epoca (in positivo o in negativo) e che hanno saputo lasciare un segno nel cuore di noi videogiocatori.

I videogiochi dedicati ai film Disney sono circa 40

Il binomio Disney-Videogiochi nasce decenni fa, e ha subito, nel corso degli anni, una mutazione particolare. È inutile discutere per stabilire se questo cambiamento sia stato positivo o negativo, in quanto caso puramente soggettivo, ma (oggettivamente) un cambiamento c’è stato eccome. Disney e videogiochi viaggiano oggi su tanti binari, ma di questo si parlerà magari in un’altra occasione; ciò che interessa ora è ripercorrere, con un breve excursus, i titoli videoludici tratti dai famosi film d’animazione Made in Disney, andando a valutare – più che il gameplay – la loro vita e la loro essenza, naturalmente prendendo in considerazione il periodo in cui questi sono stati rilasciati e le console sulle quali essi giravano (o girano ancora). Per parlare di questo fenomeno, però, non possiamo non fare un passo indietro per partire da un connubio diverso, un connubio (giustamente) criticato a più riprese: Film-videogiochi. Senza addentrarci troppo nei particolari, si è spesso notato come questi due mondi non si sono amalgamati per bene se non in qualche rara eccezione; è davvero difficile però trovare il motivo (o i motivi) che spieghino la brutta relazione che viene a generarsi tra i due mondi. Eppure Disney sembra aver utilizzato in alcuni casi la bacchetta magica per creare molti dei suoi capolavori, di cui la nostra redazione parlerà molto presto.

 

 

Ad ogni modo, i videogiochi dedicati ai film Disney (lasciamo momentaneamente fuori la serie Infinity) sono circa 40, se prendiamo in considerazione anche i titoli Pixar e Chi ha incastrato Roger Rabbit, prodotto da Amblin Entertainment (il cui proprietario non è altro che Steven Spielberg) e dalla Touchstone Pictures, ma a cui la Disney ha lavorato sotto mentite spoglie. I vari giochi sono divisi tra 25 diverse console, partendo da Amiga 2600 (Fantasia) fino a PlayStation 3 e Xbox 360 (Cars, Up, Toy Story 3). Non ci resta che prendere la macchina del tempo e dirigerci all’Anno Domini 1983.

I mitici anni ‘80
Gli inizi non sono stati molto incoraggianti. Parliamo di un periodo lontano anni luce da oggi dal punto di vista videoludico e tecnologico, ma la critica ai giochi Disney prodotti e pubblicati nel corso degli anni ’80 stroncò a più riprese i lavori creati. Disney lavorò con diversi sviluppatori, ma di questi solo uno apportò delle novità che furono poi riprese a distanza di 10 anni da videogiochi ben più famosi. Anno 1983: Disney e Atari collaborano alla creazione di uno degli otto episodi che fanno parte del leggendario Fantasia: si concentrarono su L’apprendista Stregone, terzo film d’animazione della casa californiana a vedere la luce dopo Biancaneve e i Sette Nani e Pinocchio.

Inutile dire che si tratta di un esperimento: scordatevi qualunque tipo di trama, e il giocatore, muovendo Topolino, dovrà semplicemente colpire con la sua bacchetta magica delle stelle cadenti e raccogliere quelle che stanno per scendere per ottenere un punteggio più alto, con in sottofondo un motivetto simile a quello originale di Fantasia. Questo rappresenterà però un caso unico, in quanto Disney collaborerà, nel corso della sua vita videoludica, con decine e decine di sviluppatori differenti, come Ubisoft, Nintendo, Capcom, Konami e tanti altri ancora. Nel 1986, per esempio, Disney lavorò con Sierra On-Line (oggi Sierra Entertainment) con cui pubblicò The Black Couldron (Taron e la Pentola Magica) e Winnie the Pooh in the Hundred Acre Wood (Winnie the Pooh nel Bosco dei Cento Acri), rilasciati per Atari ST, Amiga, MS-DOS e Apple II, titoli in ogni modo dedicati ai bambini, ma che presentavano – soprattutto il primo – delle novità interessanti come il finale multiplo o un nuovo sistema di controllo, molto più semplice e immediato. Gli anni ’80 della sperimentazione terminano nel 1989, quando, insieme a Coktel Vision, fu rilasciato Oliver & Company, titolo anch’esso molto semplice, che, oltre a presentare i personaggi apparsi nel famoso film d’animazione, comprendeva missioni talvolta estranee al cartone e comunque troppo semplici per un pubblico adulto.

Sperimentazione Parte #2. Ciak! Azione!
Tra la fine degli anni ’80 e la prima metà degli anni ’90, Disney decide quindi di sperimentare. Dopo aver lavorato con, tra gli altri, Sierra On-Line e Atari, tocca alla giapponese Capcom, che nel 1991 collabora con Disney per la creazione di due titoli. Uno di questi è The Little Mermaid, meglio noto in italiano come La Sirenetta. Nel corso di questi anni, la casa californiana decide inoltre di puntare sulle console Nintendo, tanto che, in poco tempo, vengono rese disponibili decine di titoli, in particolar modo per Game Boy, GBA e GBC.

Le sperimentazioni danno i loro frutti. Tra il 1991 e il 1994 vengono pubblicati due titoli dedicati proprio a La Sirenetta, due a La Bella e la Bestia e due ad Aladdin, titoli destinati a segnare un’epoca. Disney decide di puntare su uno stile semplice, minimale ma efficace, con una grafica in 2D e solitamente un gameplay a scorrimento, dove dovremo affrontare i nemici che si parano dinnanzi al nostro personaggio mentre cercheremo di recuperare più oggetti possibili, caratteristiche che ritroveremo nella cosiddetta “Età Aurea” di cui parleremo a breve. Intanto gli sforzi danno i loro frutti: Aladdin vince il premio come Best Genesis Game del 1993 (oltre a vendere 1.75 milioni di copie), mentre La Sirenetta viene elogiato grazie a un sistema di gioco piacevole ed efficace, in un periodo in cui erano tantissimi i problemi che attanagliavano i titoli ambientati in acqua. Ad ogni modo, cominciano a intravedersi altri passi avanti: parte della colonna sonora dei film è presente nei videogiochi, secondo il formato MIDI.

The Golden Age
Realizzazioni videoludiche di gran lunga superiori
La vera Età Aurea in questo senso è la seconda parte degli anni ’90. Dopo la creazione di assoluti capolavori come Aladdin, Il Re Leone e La Bella e la Bestia, Walt Disney Pictures rilascia nei cinema di tutto il mondo Pocahontas, Il Gobbo di Notre Dame, Hercules, Mulan, Tarzan e Fantasia 2000. Nuovi eroi si aggiungono a quelli precedenti, nuovi villain appaiono più feroci che mai (avremmo voluto scrivere anche simpatici… Ma si sarebbe salvato solo il mitico Ade, non di certo Frollo, Clayton e tutti gli altri), e nuovi amori (più o meno) sbocciano nei cuori degli spettatori di tutto il mondo. Ma questo momento d’oro non si limita soltanto al Cinema: esso sfocia in realizzazioni videoludiche di gran lunga superiori – sotto tutti gli aspetti possibili – a quelle precedenti. I nuovi titoli Disney sono creati essenzialmente per due delle console più in voga di quel periodo: Game Boy e PlayStation 1 – con le dovute eccezioni, PC e SNES su tutte –, mentre nuove case videoludiche si interessano al mondo Disney e decidono di collaborare con la società californiana.

Capitolo Game Boy
Con la console portatile Made in Nintendo, sono molti i titoli (non solo recenti), a fare il loro debutto nel mondo dei videogiochi. In pochi anni, Disney collabora con una mezza dozzina di sviluppatori, tra cui Ubisoft. La casa americana cerca sì di sfruttare i franchise del momento, ma non solo: nasce così l’idea di proporre per la prima volta in ambito videoludico grandi classici, come Pinocchio, Cenerentola e Alice nel Paese delle Meraviglie. È però impossibile raggruppare questi titoli sotto lo stesso paragrafo se prendiamo in considerazione il loro gameplay: spesso si assiste alla nascita di capitoli videoludici atti a sfruttare ancora una volta il brand pur di vendere.

Nasce quindi Little Marmaid II: Pinball Frenzy, titolo dedicato in apparenza alla famosa Ariel, ma che è essenzialmente un flipper contornato di immagini e suoni provenienti dai film de La Sirenetta, o ancora un nuovo capitolo dedicato al famoso film d’animazione Winnie the Pooh, in cui i giocatori dovranno affrontare dei minigiochi per portare il titolo alla conclusione. E lo stesso accade ancora con Pocahontas, rilasciato nel 1996 per Gameboy e Sega Genesis; un altro titolo in cui la trama è sì accennata ma il cui filone narrativo è del tutto differente rispetto al famoso film: mancano come sempre i dialoghi (vi è anzi un tema musicale che si ripete per tutta la durata del gioco), e il gameplay risulta già tedioso dopo pochi minuti (dovremo passare la maggior parte del tempo a salire su delle nuvole), a causa della ripetitività che ci accompagnerà durante le quasi 4 ore utili a portarlo a termine. Di Pocahontas, della vera Pocahontas, non c’è nessuna traccia in questo gioco.

PlayStation 1 – Inizio e fine di un mito
Come si è potuto intuire finora, di veri e propri capolavori videoludici Disney fino all’ultima parte degli anni ’90 non ne furono creati. Nell’incipit però, abbiamo accennato all’incanto che che si accende negli occhi dei bambini e degli adulti quando guardano un film della casa californiana – lo stesso che avviene nei videogiocatori quando possono mettere le mani su un titolo atteso per mesi. Con PlayStation 1 tutto era possibile, anche una clamorosa rinascita nascita dei titoli dedicati ai videogiochi Disney, tanto bistrattati e criticati fino a pochi mesi prima.

Le pellicole sono ora ben presenti nei videogiochi, attraverso scene tratte dai film nei vari livelli, voci originali (e nel caso della lingua italiana erano presenti anche i famosi doppiatori nostrani), una grafica di gran lunga migliore rispetto ai titoli precedenti, e soprattutto un’esperienza vivida e viva, che immerge il giocatore in quel mondo fantastico che aspettava da quel 1983 in cui fu creato Fantasia.

 

Fantasia. La parola giusta è questa. Fantasia.
La “Fantasia” che era sempre mancata ai video game targati Disney. Perché creare un gioco non è difficile, ma farlo vivere lo è eccome, e far vivere un franchise – che è già mattatore nei cinema di tutto il mondo, nei migliori negozi di giocattoli e in tante altre categorie – non è facile.

Eccola, la Fantasia: eccola in Tarzan, in cui ripercorreremo le orme di questo mitico personaggio dalla fanciullezza agli ultimi istanti della vita di Clayton; ecco Hercules, che, dopo duri allenamenti, dovrà salvare città, popolazioni e soprattutto Megara; ecco Simba alla ricerca della sua rivincita contro il malvagio Scar ne Il Re Leone, ecco Buzz Lightyear “cadere con stile” alla ricerca di Woody in Toy Story 2. Ecco quello che aspettavamo: l’incanto di vivere quelle missioni e quelle avventure che in TV potevamo soltanto osservare. Com’è quindi intuibile, Disney riesce finalmente a compiere ciò che i videogiocatori speravano da tempo, e lo fa grazie a nuove idee e soprattutto a una tecnologia che permette di riuscire in tutto ciò. Tutto sembra magnifico (malgrado sia inutile sottolineare che alcuni giochi abbiano qualche problema), ma già dall’intro e dal menu principale si assiste a una creazione accattivante che ci fa scatenare prima ancora di prendere in mano il controller e cominciare le nostre avventure. Senza contare che i titoli appena citati sono solo la punta di un iceberg che conta altri lavori, come Lilo & Stitch, A Bug’s Life, Le Follie dell’Imperatore, Atlantis e altri ancora.

Che sia solo l’inizio di un’epoca d’oro?

 

La fine di un’epoca e l’inizio di una leggenda: Kingdom Hearts
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Purtroppo, l’epoca d’oro del binomio videogioco – film Disney nasce e muore con la prima, unica e inimitabile PlayStation. I film d’animazione successivi non vengono riproposti in maniera del tutto fedele, o comunque sono dedicati a una sola fetta di pubblico: quella dei bambini. Chicken Little, Gli Incredibili e Monsters & Co. sono solo alcuni degli esempi di quell’era in cui Disney decide di focalizzarsi su titoli diversi, titoli originali e neanche tanto banali. La scelta ricade sullo sfruttamento dei famosi franchise creati nel tempo, e tutto ciò dà a lungo termine i suoi frutti. I film d’animazione sono però ben presenti in quello che è considerato uno dei migliori capolavori del mondo videoludico: Kingdom Hearts. Con un mix di personaggi e di storie che si intrecciano, molti film d’animazione ritornano con una trama in parte diversa da quella che tutti noi conosciamo, ma che accettiamo con piacere, perché la Fantasia di cui parlavamo prima ritorna ed è sempre ben accetta e ben visibile.

 


Questa che abbiamo raccontato è solo una piccola, anzi piccolissima parte di un rapporto – quello tra Videogiochi e Disney – che nasce ancor prima del 1983 e che si è evoluto nel corso del tempo. Un connubio questo che attraversa oggi una fase più che positiva, grazie al già citato Kingdom Hearts, ma anche alla serie Infinity. Il team di I Love Videogames tratterà tra non molto questo argomento, cercando di far immergere i lettori in un viaggio ricco di Fantasia e Vero Amore.

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