Antonino Lupo

ILoveRetro Retrocensione – Bugs Bunny: Lost In Time

Quante volte vi è capitato di fermarvi un attimo, solo un attimo, a pensare alle vecchie glorie del passato? Quante volte vi siete sentiti più anziani anche solo del giorno prima, ripensando ad un film o una serie videoludica rilasciata quando eravate ancora nel fiore della vostra infanzia? E quante volte avete decantato le lodi di quelle vecchie glorie, quei giochi semplici ma intensi, quei capolavori dell’epoca che hanno saputo lasciare un segno nel vostro cuore?

Se vi si è formata una piacevole patina umida sugli occhi con il paragrafo introduttivo, allora è probabile che siate degli inguaribili nostalgici come il sottoscritto. Perdersi nel tempo e nei ricordi è facilmente una delle cose che noi nostalgici preferiamo di più in assoluto, e non è un caso che il fenomeno abbia assunto un vero e proprio termine in campo videoludico: la parola “Retrogaming” identifica una sincera passione per i videogiochi del passato, un amore che supera le barriere temporali e consente lunghi viaggi nella storia del videogioco.

E quale miglior modo di inaugurare le “Retrocensioni” – una rubrica di “viaggi mnemonico-temporali” – se non parlando di Bugs Bunny: Lost In Time?

 

Bugs Bunny Lost In Time Retrocensione

“E viaaa… Verso nuove avventure.” – Guido Avitabile, “Gameromancer – Ep. 1“, 2016

 

“Nowhere”
Un tuffo nel passato
Bugs Bunny: Lost In Time è uno di quei titoli che, se giocati almeno una volta nel giusto periodo della propria vita, sono in grado di lasciare un marchio indelebile che costringerà a tornare e ritornare più volte sul gioco, nel tentativo di rivivere quelle stesse emozioni di un tempo o anche soltanto di lasciarsi andare a uno sguardo nostalgico in giro per i livelli.

Per i nati nel ’95 come il sottoscritto, il 1999 era l’Età della Pietra della nostra storia videoludica, un periodo in cui, a soli quattro anni e in un mondo senza tablet, era ancora impossibile approcciarsi al mondo dei videogiochi con facilità, specie mantenendo uno sguardo critico e oggettivo. Ciò non significa, tuttavia, che i titoli di quel periodo fossero di bassa qualità – anzi, è più probabile che venga detto il contrario: Bugs Bunny: Lost In Time è uno di quei videogiochi (s)fortunati che, pur vantando un buon livello complessivo, non sono riusciti a ottenere quel consenso da parte della critica che la storia gli ha poi concesso in tempi più avanzati.

Già dal menù principale, immerso in un tranquillo dialogo tra archi e fiati, il solo tema musicale impiegato da Behaviour Interactive è sufficiente a catturare l’attenzione di chi si ri-approccia al gioco dopo tanto tempo, gettandolo di forza oltre dieci anni indietro e costringendolo (indirettamente) a fischiettare il motivetto che accompagna la comparsa di Bugs Bunny sullo schermo.

 

 

The Stone Age
Come perdersi nel tempo insieme a Bugs Bunny…
Chi conosce Bugs Bunny e i Looney Tunes dovrebbe sapere benissimo che uno dei pallini principali del coniglietto mangia-carote è arrivare in una località turistica di volta in volta diversa (Pismo Beach, in questo caso), per godersi tranquillamente una vacanza in santa pace. Solo che il povero coniglio, dotato di uno scarso senso dell’orientamento, si ritrova sempre a prendere la svolta sbagliata all’incrocio per Albuquerque, ritrovandosi nelle più disparate situazioni nel corso delle sue avventure.

Anche in questo caso, Bugs Bunny si ritrova per errore all’interno di un magazzino top-secret in cui è rinchiusa una segretissima macchina del tempo (che il coniglio scambia per un macchinario che sforna succo di carota), la quale lo catapulterà – sempre per errore a spasso per le epoche storiche più note. Bugs Bunny finisce così in un luogo che viene semplicemente denominato “Da Nessuna Parte” e incontra il mago Merlino, che gli suggerisce di raccogliere i “Simboli Orologio” sparsi per le ere temporali per andare avanti nel tempo fino a raggiungere il presente.

 

Bugs Bunny Lost In Time Retrocensione

“Eeeeeeeheheheheh”

 

… Tra salti, calci ed enigmi
Per chi ha giocato più e più volte il titolo Warner Bros., “Nowhere” si configura probabilmente come uno dei livelli più noiosi di Bugs Bunny: Lost In Time, ma è altrettanto vero che, al suo interno, vengono introdotte tutte le meccaniche principali che il giocatore si ritroverà ad affrontare nel corso dell’avventura. Dalle “tecniche di combattimento” alla camminata silenziosa per non svegliare nemici dormienti, il coniglio dei Looney Tunes avrà a disposizione un gran numero di azioni da poter compiere per risolvere i problemi più disparati, sfruttando ad esempio il lancio di oggetti o la pressione di pulsanti a tempo per risolvere gli enigmi sparsi in giro per le ere.

Ed è anche il carattere fortemente platform di Bugs Bunny: Lost In Time a emergere in prima battuta nel corso del tutorial, durante il quale ci sarà richiesto di raccogliere appetitose carote d’oro e di saltare di piattaforma in piattaforma per risolvere i puzzle (mai troppo complessi) proposti dal gioco.

 

The Medieval Age & The Pirate Years
Un platform artisticamente ispirato
Al di là della semplice formula platform del gioco (un genere particolarmente diffuso sulle console da casa, ai tempi), il punto forte di Bugs Bunny: Lost In Time sta sicuramente nel level-design e in tutte quelle situazioni che i fan dei Looney Tunes non potranno che apprezzare fino in fondo. Quasi paradossalmente, è il gioco stesso a puntare sulla nostalgia e sulle avventure classiche del coniglio Warner per modellare i propri livelli, traendo ispirazione dai cartoni animati più noti e apprezzati con Bugs Bunny come protagonista; il risultato, per chi si approccia a Lost In Time in tempi recenti, è una sorta di “nostalgia nella nostalgia” che accompagna sostanzialmente tutta l’esperienza, dall’inizio alla fine.

Dall’Età della Pietra alla Dimensione X (in cui le sfide si fanno infine più complesse), non c’è un singolo livello che non sia artisticamente ispirato o eccessivamente semplice: spesso, essi si suddividono in due o più macro-aree, ciascuna con le proprie caratteristiche di base, in cui sono l’esplorazione e la risoluzione di enigmi a farla da padrone. E vedere Bugs Bunny che passeggia per le pianure rocciose dell’Età della Pietra alla ricerca di sveglie (o di Taddeo, da prendere rigorosamente a calci in c***) è un’esperienza che colpisce l’occhio anche a distanza di tanti anni, forse più per il coloratissimo – e curatissimo – stile grafico che per un semplice, quasi “banale” fattore nostalgico.

Per quanto riguarda il lato tecnico, dunque, siamo di fronte a una sincera via di mezzo tra nostalgia e raffinatezza artistica, una combinazione che, innegabilmente, spinge spesso il giocatore verso quel malinconico senso di “Wow…” che lo accompagnerà finché terrà il controller in mano.

 

Bugs Bunny Lost In Time Retrocensione

Un’immagine esclusiva del nostro Webmaster mentre porta a casa lo stipendio

 

The 1930s & Dimension X
Lo humor caratteristico dei Looney Tunes fa la sua comparsa anche nel titolo Infogrames
Come non citare, poi, il freschissimo e caratteristico humor dei Looney Tunes cui si è già accennato, che fa la sua ampia comparsa anche in questo “adattamento” videoludico delle avventure di Bugs Bunny? Non è, d’altronde, un caso che praticamente tutti i nemici più grossi siano vulnerabili a un possente calcio direttamente sul fondoschiena (con i nemici minori esposti anche a eventuali salti sulla testa), che si tratti di boss o di semplici nemici comuni. Bugs Bunny si prende continuamente gioco dei suoi avversarsi con il suo classico modo di fare, lasciandosi rincorrere per sfinirli o saltandogli in testa per ridurli a una sorta di “palla” da poter calciare con tranquillità.

 

Bugs Bunny Lost In Time Retrocensione

 

Non mancano piccole chicche che potrebbero far felici anche i giocatori attuali
E parte del fattore nostalgico di Bugs Bunny: Lost In Time sta anche, semplicemente in questo: il poter affrontare i nemici in modi apparentemente banali, sfruttando punti deboli impensabili (come un cappello troppo grande) o talmente esagerati da divenire comici (come Mugsy, lo scagnozzo stupido e ciccione che non capisce di avere in mano la stessa bomba lanciata un attimo prima); il poter godere di una formula di gameplay non troppo complessa (complice l’esclusione delle “Vite” a favore di un numero illimitato di tentativi) ma solo apparentemente adatta ai bambini (alcuni livelli potrebbero risultare troppo complessi per un bambino, e la stessa spinta sul collezionismo per raggiungere il 100% sembra rivolta ad un pubblico più adulto); l’istinto di riprovare più e più volte lo stesso livello per il solo gusto di poter raccogliere tutte le sveglie e le carote d’oro, in un mix di caratteristiche tipiche di quell’epoca che, tuttavia, non appesantiscono il gioco agli occhi di chi cerca un’esperienza divertente e carica di nostalgia al punto giusto.

Come non mancano piccole chicche che potrebbero rendere felici i giocatori che, a distanza di anni, decidono di tornare ad affrontare le avventure di Bugs Bunny: collezionando un numero adeguato di carote d’oro, chi gioca potrà sbloccare alcuni livelli “segreti” che si configurano spesso come minigiochi, inscritti in scenari estranei all’epoca storica in cui ci si trova in quel momento. Dal partecipare alla Corrida (negli Anni Trenta) allo sciare giù per le montagne innevate (nell’Era Medievale), passando per la celebre scena in cui Daffy Duck e Bugs Bunny cercano di aver salva la pelle cambiando i cartelli per la stagione della caccia (nell’Età della Pietra).

 

“Present”
 

Bugs Bunny Lost In Time Retrocensione

 

Un’opera memorabile nonostante il peso degli anni
Il viaggio nel tempo di Bugs Bunny termina nel Presente, con una piccola scena conclusiva strutturata per instillare il dubbio in quel giocatore che ha affrontato l’intera esperienza dall’inizio alla fine. E noi, videogiocatori nel nostro Presente a distanza di oltre quindici anni dall’uscita del gioco, non abbiamo comunque potuto fare a meno di notare alcuni, piccoli elementi che rendono ancora Bugs Bunny: Lost In Time un’opera memorabile, nonostante sia passato davvero parecchio tempo dal rilascio dell’originale su PlayStation.

Bugs Bunny: Lost In Time si inscrive in un contesto storico-ludico in cui il genere platform era uno dei più diffusi in assoluto, da Super Mario 64 (rilasciato nel 1996) al primo Ape Escape e la serie di Pandemonium. Traendo dai suoi “avversari” elementi come controlli sostanzialmente semplici, level-design ispirato e un forte interesse per gli enigmi, il titolo Infogrames è stato uno di quei platform che, insieme a Spyro e Crash, hanno saputo avvicinare i giocatori più piccoli al genere e, chissà, forse anche ai videogiochi in generale.

Dopo tanti anni, è ancora difficile dire che l’avventura a spasso nel tempo di Bugs Bunny sia “invecchiata male”, nonostante la presenza di un’occasionale imprecisione dei controlli (sia con l’analogico che, soprattutto, con la croce direzionale). Persino il backtracking richiesto per completare il gioco al 100% (o anche solo per collezionare le 120 sveglie necessarie a tornare nel Presente) pesa relativamente poco sull’esperienza di gioco, soprattutto perché non è necessario raggiungere l’uscita di un livello affinché il gioco registri i nostri progressi al suo interno: se ci manca una carota d’oro in “Witch Way To Albuquerque?”, in breve, sarà sufficiente trovarla e tornare nell’Hub del Medioevo per poter salvare comunque la partita, ritrovandosi con il livello completato in ogni sua parte.

Un gioco difficile da dimenticare
Bugs Bunny: Lost In Time è dunque uno di quei titoli di cui è difficile dimenticarsi, se si è giocato nell’età giusta e con la giusta esperienza videoludica di base. I livelli coloratissimi e ben studiati, le battute di Bugs Bunny e i possenti calci in c**o a Taddeo sono tutti elementi che entrano nel cuore dei videogiocatori più giovani per non uscirne mai più, soprattutto nel caso dei fan dei Looney Tunes e di Bugs Bunny in generale.

Ovviamente, è indubbio come il titolo di Infogrames presenti anche dei difetti che erano già ben noti all’epoca del suo rilascio. In fondo, però, questa è soltanto una semplice, nostalgicissima “Retrocensione“.

 

Bugs Bunny Lost In Time Retrocensione

 

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