POSTAL – Apologia dell’Uomo Comune
L’Apoteosi del Cinema d’Autore
Cosa fareste se foste un esistenzialista francese con lo smisurato bisogno di esprimere il vostro senso artistico interiore, e vi capitasse tra le mani lo script per un film su POSTAL? Immaginate uno scenario in cui il copione di un film di serie C-retrocessione viene affidato a un ambizioso regista del cinema d’autore, che inizia a cogliere significati nascosti in ogni singolo aspetto della sceneggiatura. In un mondo oppresso dalle convenzioni sociali e dalla monotona tirannia della vita quotidiana, un solo uomo può essere simbolo dell’individualismo tipico della società post-moderna (perché un buon esistenzialista non può non ingoiare un dizionario intero prima di articolare il proprio pensiero): rinchiuso all’interno di limiti opprimenti e rigide regole imposte dalla società, il protagonista del film (un uomo anonimo cui ci si riferisce soltanto con “The POSTAL Dude”, a simboleggiare l’importanza dell’uomo comune) si ritrova a combattere contro le oppressioni sociali e le normali regole del vivere in società, nel disperato tentativo di mostrare al mondo la propria identità. Nel film del nostro ipotetico Jean-Claude Louis De l’Arbre, tirar fuori il proprio membro per urinare sulla gente diventa niente più che un simbolo del desiderio di libertà insito nell’animo umano, che, come l’urina, spinge inesorabilmente per poter fuggire dalla sua prigione di carne.

L’utilizzo di un gatto-silenziatore, poi, simboleggia il bisogno di contravvenire alle convenzioni sociali universalmente date e riconosciute, dando all’anima modo di manifestare il proprio desiderio di espressione in un mondo che tenta continuamente di ingabbiarla all’interno di schemi pre-costituiti.

Alla ricerca della Libertà Individuale

E la libertà individuale, tanto agognata dal protagonista e ostacolata da “poliziotti” fastidiosi ma mai troppo autoritari? Man mano che la trama prosegue, il protagonista si rende conto di trovare la massima realizzazione del suo essere nella distruzione totale e casuale di tutto ciò che lo circonda, culminando in un’esplosione atomica che distruggerà l’intera città (la quale, in questo caso, diventa metafora per la prigione dell’animo, squarciata dal suo desiderio di libertà).

Se in questo momento sentite un gigantesco punto interrogativo sulla vostra testa, non preoccupatevi: è soltanto l’inizio. E poi, un esistenzialista si sente pienamente realizzato solo quando riesce a complicare anche l’immagine di un uomo alla fermata dell’autobus. Rockstar Games lo aveva già capito qualche anno fa.

Octodad – I Polpi Vivono
In pratica, un film sul cuoco di Octodad
Conducete un’esistenza tranquilla. Lavoro di ufficio, stipendio sicuro, una famiglia che vi aspetta a casa tutte le sere e qualche hobby qua e la ad opporsi di tanto in tanto a questa routine. Per quanto stiate naufragando in un mare monotono si può dire che questa calma piatta vi renda moderatamente felici, perché in fondo non avete mai veramente capito l’ossessione di chi desidera di più. Un bel giorno però tutto questo si interrompe in modo brusco e stranamente maldestro: a poco a poco tutte le vostre conoscenze vengono sostituite. Non in modo subdolo, con cloni creati in chissà quale laboratorio per qualche motivo, ma da polpi che cercano di imitare con scarso successo il comportamento dei vostri vicini. Ma la cosa più strana è che sembra che siate gli unici ad essersi accorti della sostituzione, gli unici a trovarla veramente importante: arrivate a dubitare delle vostre percezioni e lentamente si insinua nella vostra testa l’idea di non essere, come chi sta scrivendo questo articolo, tanto apposto con la testa, mentre il quadretto banale ma tranquillo in cui vivevate qualche giorno prima inizia ad assomigliare sempre di più ad una tela impressionista.

Kingdom Hearts – Campione di inc***i
Il titolo parla già da solo
Se questo articolo, tra sole, attentati e pellicole angoscianti ancora non vi ha fatto passare la voglia di andare al cinema, ci penserà, in un modo molto più subdolo e graduale, la trasposizione per il grande schermo di Kingdom Hearts. Da una parte droga, dall’altra veleno; capitolo dopo capitolo non ne potete fare a meno, anche se la casa madre continua a cambiare senza un’apparente motivo dietro (a parte il sadismo) il supporto con cui rilascia i film: i primi due arrivano comodamente al cinema, ma il capitolo che li collega esce solo in home video. Aspetti il terzo capitolo? Nell’attesa goditi uno qualsiasi dei tanti spin off (che spin off non sono) usciti uno su UMD, l’altro su Betamax, qualcuno dato in esclusiva a Netflix e qualche altro passato un paio di volte ad orari improponibili solo su Sky. Sperando che nel frattempo qualcuno non inventi qualche altro formato. E la casa madre prende tempo beatamente grazie alle dichiarazioni esauste e un po’ disilluse dei fan, che ad ogni nuovo annuncio esclamano: “Che sarà mai un altro spin-off-che-spin-off-non-è? Abbiamo aspettato tanto!

 

kingdom hearts 2.8

elirpA’d ecseP .otagerf aneppa otats ies III straeH modgniK id otisoporp a otsocsan oiggassem ehclauq odnacrec ivats es

 

EyePet – 1984: Animal Farm
Pucciosità e Grande Fratello
Quando il futuro SocIng in Oceania si sarà reso conto che il Grande Fratello non è abbastanza per tenere al giogo il popolo, una nuova, potentissima arma di controllo delle masse farà la sua apparizione nella vita dei cittadini, che ignari la accetteranno all’interno della propria quotidianità come si accetterebbe di badare per un pomeriggio al cane della nostra friendzonatrice. In un avvenire remoto ma non troppo in cui i gatti avranno già conquistato un mondo pieno di Giapponesi, le vite degli uomini saranno invase dalla pucciosissima figura di EyePet, un meraviglioso animaletto-scimmia che sembra aver adottato il principio dei cari, vecchi Tamagotchi: non importa quanto spesso, non importa per cosa, basta che io ti rompa i co****ni. Per qualche motivo, però, l’umanità annoiata e succube della pucciosità non riesce proprio a dire di no al simpatico animaletto, i cui versi hanno conquistato un’intera generazione (compresi eventuali nipoti non ancora nati). A metà pellicola però poi ecco il colpo di scena che non ti aspetti. In un attacco di meta-dispotismo lo spettatore scopre suo malgrado di essere vittima e protagonista di un esperimento: non è lui che sta guardando il film, ma è anzi il film che sta guardando lui, e quello che credeva essere una forma di intrattenimento ad uso e consumo della razza umana è in realtà il contrario: alla fine gli EyePet hanno reso l’umanità un vero e proprio Tamagotchi umano collettivo.

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