5. God Of War
 

God Of War

 

Donne, Dèi e violenza. No, non è l’ultima stagione del Trono di Spade.

Sarò sincero, aspetto un film ben fatto sulla serie di God Of War da quando ero piccolo così *fa gesti che il lettore non può vedere*. Mitologia Greca, rabbia, vendetta, mostri e sangue: il sogno di ogni bambino, no?

Ambientazioni mozzafiato, sapienza artistica e mitologia sul grande schermo
Scherzi a parte, è innegabile come le ambientazioni dell’intera serie siano qualcosa di incredibilmente spettacolare e ben fatto, e le battaglie coi vari boss monumentali non sono certo da meno: per quanto sia meno tecnico di un Devil May Cry qualsiasi (dovrei smettere di leccare *i piedi* al nostro webmaster), God Of War ha il pregio di saper dimostrare una sapienza artistica che non è certo facile da riscontrare in buona parte dei videogiochi moderni (sì: lo so che esiste Bloodborne), sia nel design dei mostri che dei livelli stessi. Una trasposizione dell’intera serie numerata su schermo farebbe gola a più di un appassionato di film d’azione e di mitologia, e il sottoscritto sarebbe certamente in prima fila per il biglietto d’ingresso. Magari non al Day One, perché sono povero.

Trovare un regista che possa trasportare efficacemente un’epopea come God Of War sul grande schermo è impresa piuttosto complessa, ma se si cercasse di non darla in mano a Zack Snyder (regista di 300) si eviterebbero già un paio di montaggi in slow-motion non esattamente azzeccati. Dubitiamo che Disney voglia fare un film di animazione su God Of War ricalcando il successo del suo Hercules del ’97, ma affidare l’adattamento a Jonathan Liebesman e sperare che gli effetti speciali compensino le magagne potrebbe persino rivelarsi una strategia vincente, a patto che Hugh Jackman (Wolverine nella trilogia di X-Men) decida di rasarsi per interpretare Kratos.

 

In alternativa c’è sempre Sir Ridley Scott, responsabile (tra le altre cose) de Il GladiatoreAlien, che potrebbe però rimuovere tutta l’ignoranza da una serie come God Of War per fornire una propria visione personale del personaggio di Kratos.

 

4. Hotline Miami
 

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Hotline Miami è una sfida anche fuori dal contesto ludico
Una trasposizione cinematografica di Hotline Miami è, senza dubbio, una sfida non semplice: dati i contenuti fortemente espliciti, lo stile a tratti surreale e psichedelico e una narrazione frammentata, non semplice da seguire e nemmeno da comprendere appieno (si fatica spesso a capire se quello che sta succedendo è reale o se invece dipende da allucinazioni del protagonista) scadere nel trash o comunque non riuscire a far emergere una buona pellicola da un materiale di origine così ostico ma d’altra parte dannatamente affascinante è un rischio più che concreto. Il candidato ideale quindi deve essere, per forza di cose, un personaggio fuori dagli schemi, capace di non farsi schiacciare dalla carica del titolo Dennation Games ma di assecondarne la corsa, spingendo forte (come ovvio) l’acceleratore quando si parla di violenza e brutalità da portare sullo schermo.

 

L’accoppiamento è forse banale, ma ci è sembrato uno dei pochi (se non l’unico) a poter funzionare sul serio: sulla sedia del regista in questo caso vorremmo far sedere Quentin Tarantino, perché oltre a corrispondere all’identikit dato poco sopra potrebbe, con il suo citazionismo cinefilo portato all’estremo, arricchire ulteriormente un sottobosco già rigoglioso come quello di Hotline Miami. E poi diciamocelo, è l’unico regista al mondo che può permettersi di essere così splatter da trascendere tutte le conoscenze umane sull’anatomia senza che poi si parli di vilipendio, e quando decidi di fare un film su Hotline Miami le esplosioni di sangue servono come le esplosioni normali in un film di Michael Bay.

 

3. Metal Gear Solid
 

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Metal Gear è un po’ come i lego: ci si può fare di tutto
Non poteva mancare, in un articolo su questo tema, qualche riferimento ad Hideo Kojima (per quanto Konami possa provarci, è impossibile non associare questa Proprietà Intellettuale al giapponese), che della cinematografia ha fatto uno dei suoi marchi di fabbrica. Sul grande schermo Metal Gear potrebbe essere un vero e proprio camaleonte: una spy story moderna ed “impegnata” come quella messa in scena dal primo Metal Gear Solid oppure un vero e proprio capitolo di James Bond se si guarda dalle parti di Snake Eater, con già in rampa di lancio la Bond Girl d’occasione ed il tema musicale (Snake Eater, appunto), che potrebbe essere tranquillamente scambiato per una “Bond Track” sulla falsariga di Skyfall.

Si potrebbe anche azzardare la pellicola di denuncia sull’influenza dei mass media (utilizzando uno dei media più di massa, in perfetto stile Kojima) dal retrogusto vagamente complottista, attingendo dal Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty, o ancora andare indietro fino ai due capitoli bidimensionali della serie ed utilizzare l’eroe decaduto Big Boss come antagonista principale.

 

Tantissime possibilità insomma, che rendono difficile scegliere univocamente un nome a cui affidare la regia: farlo vorrebbe dire inevitabilmente “spingere” la scelta sul come trasporre a schermo la serie in una direzione o nell’altra, penalizzando le altre idee. Questa volta quindi decidiamo di barare e proporre, piuttosto che un regista, una candidatura per la sceneggiatura, andando a pescare un nome legato a doppia mandata a Metal Gear: David Hayter (che si, tecnicamente è anche un regista, ma tecnicamente è anche meglio che facciamo finta di no). Oltre a conoscere come probabilmente nessun altro candidato la serie, avendola vissuta fino in pratica a Ground Zeroes “dall’interno” prestando la sua voce a Snake, Hayter è l’unica persona al mondo che è riuscita a scrivere una sceneggiatura per l’adattamento cinematografico di una novel di Alan Moore ricevendo l’apprezzamento di Moore stesso, notoriamente il primo critico di operazioni del genere che riguardano le sue opere.

 

2. To The Moon
 

To The Moon

 

Giusto per ricordare che i titoli Tripla-A non sono per forza gli unici che potrebbero essere trasportati sul grande schermo, Freebird Games ha realizzato un racconto interattivo che funziona proprio perché di videogioco tradizionale ha ben poco. Con To The Moon il confine tra Cinema e Videogioco si assottiglia fino a quasi svanire, e il gioco stesso non è che un continuo susseguirsi di flashback che trasportano il giocatore nel passato di Johnny. Accompagnato da una colonna sonora straordinaria, chi gioca scoprirà pezzo dopo pezzo il segreto dietro il viscerale desiderio di Johnny di andare sulla luna, un segreto che ha radici nelle parti più profonde e inaccessibili della sua memoria e che è di una purezza quasi infantile.

To The Moon sarebbe un film per chi vuole piangere
Un film come To The Moon lancerebbe in una valle di lacrime un gran mucchio di giocatori o anche semplici amanti del cinema, se ben fatto, e non è difficile capire il perché. La storia gioca sui desideri d’infanzia, sulla nostalgia e sull’amore, stimolando le corde più sensibili dell’animo di ciascuno di noi. Si tratta sicuramente di uno dei titoli che figurerebbero meglio sul grande schermo, principalmente perché il Cinema, come tutte le Arti, nasce per insegnare qualcosa; e To The Moon insegna fin troppe cose a chi ha il cuore per saperle ascoltare.

La scelta del regista, per un progetto così impegnativo, è sicuramente complessa e affatto semplice da compiere così su due piedi. La maestria nel montaggio di Christopher Nolan (noto per quel capolavoro di montaggio che è Memento) farebbe pensare che possa essere proprio lui l’uomo più adatto ad interpretare una storia del genere, forse perché il buon Christopher ha già avuto modo di lavorare con trame parecchio intrecciate (The Prestige), flashback continui (Inception) e il significato dell’amore (Interstellar). Senza dubbio, prima o poi, To The Moon meriterebbe di giungere nelle sale e di far commuovere anche chi non si è mai approcciato al mondo dei videogiochi.

Ma siamo soltanto alla posizione numero 2, e la lista non è certo finita; c’è ancora un ultimo titolo che merita di figurare in questa Top 10, raggiungendo il primo posto a pieni voti per le sue grandi potenzialità cinematografiche e visive.

 

1. Uncharted
 

uncharted

 

Non a caso, l’immagine scelta ritrae uno dei momenti più cinematografici dell’intera serie targata Naughty Dog. Con un protagonista incredibilmente carismatico, personaggi ben costruiti ed efficaci, ambientazioni mozzafiato e situazioni adrenaliniche da far paura, la serie di Uncharted è quanto di più vicino ci possa essere al cinema contemporaneo dei film d’azione, forse grazie alla costante presenza della “bella attrice non protagonista”, del classico “anti-eroe” e di un banalissimo (seppur funzionale) tesoro da ritrovare. Per quanto ricalchi fortemente la strada già intrapresa da Steven Spielberg con Indiana JonesUncharted è un racconto moderno che non ha mai paura di osare troppo, grazie a una sceneggiatura magistrale e a una gestione delle riprese al limite del miracoloso.

 

Protagonista carismatico, belle bionde e tesori. Cosa volere di più da un film?
Dialoghi ben scritti, storie (quasi sempre) coinvolgenti e uno squisito gusto per i colpi di scena finali fanno di Uncharted una delle serie videoludiche più apprezzate dei nostri tempi, che non sarebbe potuta esistere senza la grandiosa presenza scenica di Nathan Drake. Inutile dire come Nathan Fillion (noto per il ruolo di Richard Castle nell’omonima serie TV) o Bradley Cooper (American Sniper, Una Notte da Leoni) possano essere tra gli attori più indicati per il ruolo di Nate, ma a chi affidare la regia di un adattamento della serie?

Depennato il già citato Steven Spielberg (che mi deve ancora un’esplosione nucleare che possa incenerire un frigorifero, come sarebbe naturale), non resta molta scelta su chi possa potenzialmente dirigere un film dedicato alla serie di Naughty Dog. George Miller (Mad Max: Fury Road), magari? In fondo, inseguimenti in auto e situazioni adrenaliniche sono il suo pane quotidiano; chi dice che non riuscirebbe a gestire anche una trilogia su Uncharted?

 

Sfortunatamente, al momento non sembrano esserci troppi registi di film d’azione che, a parte Steven Spielberg, possono dire di aver avuto a che fare con tesori nascosti e situazioni al limite dell’assurdo. Stephen Sommers (La Mummia) potrebbe essere una buona alternativa, magari in collaborazione con lo stesso Miller; attualmente, tuttavia, tali analisi non restano che pure presupposizioni di un paio di poveri disperati che amerebbero vedere al cinema le proprie serie preferite.

 


 

Che tripudio di nomi, attori e registi, eh? Roba da far gola a qualunque appassionato di Cinema contemporaneo. Il mondo dei Videogiochi presenta molte più sorprese di quante non ci si aspetti, e chi lo segue da diversi anni lo sa bene: fermarsi alla sola definizione di “passatempo” è ormai limitante e limitato, sia da parte dei giocatori che degli sviluppatori stessi. La distanza tra Cinema e Videogiochi è destinata ad assottigliarsi sempre più, portando l’una nell’altra Arte e viceversa; e basti pensare a quanto ciò potesse sembrare impossibile anche solo una decina di anni fa, per rendersi conto dei passi da gigante compiuti dall’industria dei videogiochi attuale.

 

Non c’è dubbio che le due Arti si sfiorino già, ma la loro relazione non è certamente destinata a terminare così: col passare del tempo il Cinema sarà sempre più videoludico, e i Videogiochi sempre più cinematografici. E non è da escludere che alcune delle serie qui citate possano effettivamente essere trasportate nel Cinema, un giorno (basti pensare a Metal Gear Solid Philanthropyil progetto low-budget di un gruppo di cinefili italiani); fino ad allora, tuttavia, quelle qui rappresentate saranno soltanto delle sentite e speranzose analisi di un paio di Videogiocatori al Cinema.

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